Nell'indifferenza generale si sta spegnendo un eroe che ha controbuito a regalare a Bari la medaglia d'oro conferita due anni fa dal presidente Giorgio Napolitano.

L'appello è a tutti i cittadini e le cittadine di buona volontà, le Associazioni, i partiti e i movimenti che oggi possono godere della democrazia anche grazie a gesti come quelli di Michele Romito.

Michele Romito è l’eroe di Bari, il ragazzino che difese con i suoi coetanei la città vecchia e il porto dalla rabbia dell’esercito tedesco dopo l’armistizio. Scugnizzo barese che ha avuto un ruolo determinante, insieme alle decine di morti di Piazza Umberto a Bari uccisi da fascisti e militari mentre inneggiavano alla fine del fascismo, nel riconoscimento e nella consegna della medaglia d’oro al valor civile alla Città di Bari da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’intervista rilasciata in dialetto barese da Michele Romito dopo essersi recato a votare per le liste dei comunisti italiani: circoscrizionali, comunali , provinciali e europee 2009– tradizione comunista a cui è legato da decenni di vita lavorativa con i portuali di Bari e per tradizione famigliare - rievoca gli avvenimenti di quei giorni. Riteniamo questo video particolarmente importante per quel recupero della Memoria indispensabile per la costruzione di un grande partito dei lavoratori e dei subalterni. Il testo che accludiamo qui di seguito è un’intervista di Michele Romito che traduce in italiano l’intervista in barese che abbiamo raccolto divisa in due principali video, una relativa all’episodio che vede protagonista Michele, l’altra è una video –biografia del nostro eroico concittadino.

"Eravamo in tanti ragazzini, allora, a lavorare nel porto. Praticamente tutti i ragazzi di Bari vecchia. Gli adulti erano al fronte, anche i miei fratelli maggiori, così toccava a noi. Caricavamo e scaricavamo le navi, pure quelle dei tedeschi, che fino all'8 settembre erano nostri alleati", ricorda. Finché quegli adolescenti barivecchiani dovettero dare l'assalto agli ex alleati. "Ricordo che la sera dell'8 settembre, dopo aver ascoltato alla radio il messaggio di Badoglio che annunciava l'armistizio, avevamo festeggiato fino a tardi. Per tutti noi era la fine della guerra. O, almeno, così speravamo. La mattina del 9 ci presentammo come al solito al lavoro, nel porto... Arrivarono i tedeschi. Spararono, minacciarono tutti, fecero saltare alcune navi, uccisero quelli che avrebbero voluto impedirglielo. E noi non sapevamo cosa fare, eravamo rimasti intrappolati... Nel caos, riuscimmo infine a raggiungere le mura di Bari vecchia". Via di corsa verso le proprie case, in cerca di rifugio?


Macché. "Si sparava, c'era fumo ovunque. Andammo di corsa dietro l'Ospedale consorziale (demolito dopo la guerra, ndr), in piazza San Pietro". Ed ecco l'incontro. "C'era il generale Bellomo con altri soldati. Era leggermente ferito. Ci guardò e ci disse: "Dovete difendere le vostre case, la vostra città". Ci fece vedere, davanti all'Ospizio, alcune casse piene di bombe a mano". Prosegue Michele Romito: "Erano bombe Balilla, quelle rosse. Tutti noi ne prendemmo alcune. Io ne presi sei: due in mano e quattro infilate nella maglietta. Lungo le mura corsi verso il ponte di San Nicola... Mi nascosi dietro le colonne, allora la balaustra non c'era. In quel momento stavano arrivando due camion blindati tedeschi, armati con una torretta da cui spuntava una mitragliatrice. Volevano entrare a Bari vecchia, dove c'erano le nostre case, le nostre famiglie. "O noi o loro", pensavamo tutti.

Il primo camion fece in tempo ad entrare ma fu fermato davanti al santuario di San Nicola. Il secondo stava passando... Io tirai una prima bomba a mano dall'alto. Esplose proprio sulla torretta. Lanciai anche la seconda e fu un inferno... Quell'affare prese fuoco completamente. Così l'ingresso dei bastioni restò bloccato, e io corsi verso piazza San Pietro". Michele si unì ad altri ragazzi e ad alcuni militari: lanciarono altre bombe a mano sulle truppe germaniche, che premevano sull'altro lato dell'ospedale consorziale. Poco dopo i tedeschi si arresero, dopo aver raggiunto un accordo con i militari italiani. "Quando ormai era tutto finito, in piazza arrivarono alcune decine di bersaglieri in bicicletta. Ma avevamo già fatto tutto noi. I tedeschi si erano arresi". Così quel ragazzino - che, come i suoi amici, non aveva mai visto prima una bomba a mano o un'arma - si ritrovò di punto in bianco in prima linea. "I tedeschi che assieme agli altri avevamo catturato purtroppo furono liberati, per ordine del comando italiano...

Purtroppo, perché risalirono fino a Barletta, a Trani e in altre città pugliesi, dove fecero stragi e sparsero molto sangue. Fu un errore, di cui nessuno si è mai pentito abbastanza….

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