Dal 2001 ad oggi, tranne alcune parentesi, le conversazioni dell’imprenditore della malasanità Gianpi Tarantini sono state tutte intercettate dagli organi di polizia giudiziaria. E lo spaccato che emerge è quello una consuetudine di Tarantini ad appoggiarsi ai politici per trarre vantaggi economici. Il regno dei fratelli Tarantini è durato quasi un decennio, in Puglia. C’è una informativa finale dei carabinieri, datata 25 giugno 2009, 165 pagine, nella quali si ricostruisce la «Dinasty Tarantini» dal 2002 al 2006 e cita diversi nomi di politici: dal ministro Raffaele Fitto al senatore Mazzaracchio, da Alberto Tedesco a Guido Viceconte, ex sottosegretario alle Infrastrutture.

Era stato l’allora pm antimafia Michele Emiliano, oggi sindaco di Bari, a disporre nel novembre 2001 l’intercettazione di una utenza telefonica della «Tecno Hospital», la società dei fratelli Tarantini, attiva nel settore delle forniture di protesi sanitarie ad Asl ed ospedali. C’è un primario ortopedico di Barletta, Alessandro Canfora, che pone a Claudio Tarantini, fratello di Gianpi, il problema di agganciare l’assessore Mazzaracchio e il consigliere regionale d’opposizione Alberto Tedesco, che diventerà poi assessore alla Sanità e oggi senatore Pd, «per mettere argine definitivo alle continue ingerenze manifestate dal capo dipartimento ortopedico e dal direttore sanitario di Barletta»: «Deve intervenire Mazzaracchio... cioè li bisogna intervenire pesantemente. Domani dovrò dire vedetevela con Tedesco e Mazzaracchio, Tedesco per (le protesi, ndr)...per il ginocchio.. con Mazzaracchio per l’anca». Scrivono i carabinieri nell’informativa: «Il riferimento a Tedesco non è casuale poiché i fratelli Tarantini tra l’altro commercializzano protesi di ginocchio di cui il distributore regionale in esclusiva è Giuseppe Tedesco, figlio di Alberto». C’era una spartizione del mercato delle protesi: da una parte Tedesco, dall’altra Tarantini. Ma Gianpi ha rotto l’accordo: vuole tutto il business per se.

Nel febbraio 2003, Alberto Tedesco chiede aiuto a Tato Greco, allora consigliere regionale, perché i Tarantini avevano appunto stracciato l’accordo di spartizione: «Stanno rompendo le p... sui clienti, hanno fatto scherzetti con alcuni listini... e poi stanno facendo muovere in maniera scomposta l’entourage di Mazzaracchio...». Ci sa fare, Gianpi Tarantini. Al suo amico primario Alessandro Canfora, confida: «Voglio costituire un’altra società dove non compare il nome mio... con un indirizzo tutto nuovo... alle cui spalle deve comparire sempre Mazzaracchio...». I carabinieri rilevano che effettivamente sta per nascere la «Global System Hospital» (GSH). Passano alcuni giorni. La fidanzata di Claudio, Noemi, chiede al compagno di conoscere i nomi dei soci. E lui le parla di «Tato», ovvero Salvatore Greco, figlio di un ex senatore, consigliere regionale, ex Udc oggi Pdl, promotore della lista «La Puglia prima di tutto», che al comune di Bari ha candidato Patrizia D’Addario. Per Tarantini Tato «è comunque un personaggio». Non farà nulla nella società, «figura solamente...», e avrà una percentuale pari a un terzo. Noemi: «Quindi non ce l’ha Fitto un terzo...». Claudio: «Ha un appartamento in fitto... maledetta a te...». Conferma Gianpi Tarantini a una sua collaboratrice: «Abbiamo fatto questa società io, Claudio e un prestanome di Fitto, la società è di Fitto». Annotano i carabinieri nell’ottobre 2006 che «le aspettative riposte dai Tarantini nell’operato di Greco sono state ampiamente ripagate, avendo lo stesso diretto una regia occulta rivelatasi in grado di garantire una sempre più significativa presenza e penetrazione nel mercato in parola». Nel 2004, invece, Gianpi all’amico primario Rossano Cornacchio rivela: «Io sto appoggiando il sindaco di Bari, di Forza Italia, Lo Buono, e domani sera fanno una cena con Fitto e i direttori generali (sanitari, ndr) di Forza Italia. Sono tutti di Forza Italia tranne Bari 1 che è di An. Ci saranno Fitto, Viceconte, che è un amico...».

(C) Lastampa.it - Guido Ruotolo