Una storia semplice, piccola, come il titolo del film di Alessandro di Robilant presentato nella sezione 'Alice' del Festival del Film di Roma: "Marpiccolo". Manca l'aria, nella Taranto serva dell'Ilva, 'l'industria dei tumori, e anche il mare è una piccola vittima del veleno che viene somministrato lentamente ad una città che sembra accettare tutto, rassegnata al suo destino.

{affiliatetextads 1, category, _plugin}E' con questo inizio e su questo sfondo che di Robilant presenta allo spettatore Tiziano, un ragazzo forte, deluso da una realtà opprimente, che cerca nelle pagine di 'Cuore di tenebra' la luce, la via di fuga. Tiziano paga il suo debito con la città che ama e odia e riscatta il suo desiderio di libertà da una grigia oppressione.

Interpretato da un emergente e bravissimo Giulio Beranek, Tiziano rappresenta la speranza per un Sud ancora una volta protagonista di una pellicola che ha ricevuto il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali come Film di Interesse Culturale Nazionale. La fotografia è asciutta, essenziale, l'obiettivo penetra nella realtà senza enfatizzare, senza dare giudizi, solo osservando, rapido e forte, proprio come il protagonista.

Bello, "Marpiccolo". Intenso e, con tutti i suoi nei, vero, come la recitazione dei suoi attori principali (tra cui una espressiva Anna Ferruzzo e un sempreverde Giorgio Colangeli). Un film che non implora carità o giustizia, un film sulla disperazione che a volte può redimere, su una realtà in cui è facile assuefarsi alle tossine che si disperdono nel vento. Un film che racconta e descrive, semplicemente, chiaramente, senza scorciatoie, senza mete altre da raggiungere. Cosa rara, soprattutto in questa quarta edizione del Festival.

Florence Ursino