L’idea di proporre Gesù come “ il pane di vita”, mettendo in parallelo, per tutto l’itinerario della visita al presepe, il ciclo del pane con le scene più salienti della Natività, è un modo per coniugare al Natale l’antico sapere della cultura popolare altamurana, ricca di valori straordanariamente ancora attuali, attraverso l’arte di fare il pane, con momenti pratici legati alla preparazione del lievito, alla lavorazione dell’impasto, al timbro e alla cottura del pane con le scene più salienti della Natività (l’annuncizione dell’angelo a Maria, la visita di Maria alla cugina Elisabetta, ‘l’editto di Cesare Augusto fino alla Nascita di Gesù).

La location del presepe rimane la zona del giardino dell’ex ricovero dei Cappuccini, un luogo suggestivo, ricco di angoli caratteristici che ben si prestano all’allestimento minuzioso di particolari realizzato dalla tenacia dei volontari della Fortis Murgia e firmato dallo scenografo costumista Franco Damiano, con addirittura un mulino a pietra per fare la farina necessaria alla panificazione e un forno per la cottura che impegnerà i panificatori altamurani nella produzione di pane da distribuire, come gesto di solidarietà, ai centri di bisogno.

Tra le novità, la distribuzione di cibo fatto con il pane di Altamura ai visitatori, una pietanza diversa per ogni serata, (la cialda, il pancotto, panetto svuotato con i legumi (o verdure) all’interno ecc.. seguendo le nostre più antiche abitudini contadine. Dunque, non sarà solo pane da spezzare che ci mette in comunione con il corpo di Cristo, ma sarà anche pane da mangiare. Del resto il 2018 è l’anno del cibo promosso dal MiBact, nato per esaltare le peculiarità enogastronomiche italiane, e allora cosa c’è di meglio di un coinvolgimento diretto all’interno di un presepe da vivere con emozione insieme a centinaia di figuranti e scene suggestive, di un cibo tutto da gustare.