Non ti danno la possibilità di poter incidere nel processo di formazione delle leggi. Anche se fai qualche proposta di legge, non viene presa in considerazione. Acquistiamo importanza solo quando dobbiamo schiacciare il bottone per votare quello che ti chiede la coalizione o la forza politica a cui appartieni. Pertanto io mi chiamo fuori da questa situazione e torno a fare solo l'avvocato».

Quando ha cominciato a fare politica però l'esponente della Lega non pensava che il ruolo del parlamentare fosse così mortificante. «Quando sono entrato in Parlamento - racconta - speravo di poter dare il mio contributo. Faccio l'avvocato da una vita e pensavo di poter mettere a disposizione il mio bagaglio di conoscenze per poter migliorare le cose, per arrivare a mettere a punto delle riforme, per partecipare al processo legislativo dando anch'io una mano. Piano piano, invece, mi sono reso conto che tutto questo non sarebbe mai potuto accadere. Le vere riforme della giustizia tanto auspicate dal centrodestra non sono state fatte. Solo annunci, ma nessun fatto concreto».

{affiliatetextads 1,,_plugin}«Tutto insomma - prosegue - si limita solo a prendere visione di provvedimenti scritti dagli uffici legislativi del governo o dei partiti e ad approvarli qualora te lo chiedano. Punto». Sinceramente «un po' poco», osserva Brigandì «per chi pensava di dover fare il "legislatore". E così me ne vado - sottolinea - io, il notaio del "Palazzo accanto" non lo voglio più fare. Rinuncio a questa vita e torno alla mia, in provincia, dove almeno ho la libertà di decidere e di poter dire la mia».

«Speravo venissero fatte le riforme della giustizia che stiamo annunciando da anni. E invece niente. Ma è su tutta la politica giudiziaria che non si riesce a decidere nulla davvero e a far fronte comune. Un pò di tempo fa, ad esempio, ho presentato un'interrogazione per chiedere a quanto ammontasse lo stipendio di Palamara, il presidente dell'Anm. L'avevo chiesto chiaramente in tono polemico perchè volevo denunciare il fatto che questo magistrato, che vive praticamente tra televisione e radio, non lavora mai. E sapete come mi ha risposto il sottosegretario? Che l'attività della Procura va benissimo e che anche gli stipendi sono quelli previsti per la funzione di magistrato. Ma che c'entra?».

«Ovviamente la risposta che ho ricevuto non riguarda in alcun modo la mia decisione di dimettermi - precisa Brigandì - però mi ha fatto capire tante cose». «Insomma - conclude l'esponente del Carroccio - io non voglio più fare lo 'schiacciabottonì di nessuno. E vorrei che il Parlamento tornasse ad essere il luogo dove veramente risiede la sovranità del popolo. Tutto qui. È vero, ho ricevuto in questi giorni la solidarietà di tanti colleghi, ma non appena sapranno il vero motivo della mia decisione (sinora sono stato zitto perchè si doveva andare a votare) probabilmente diranno 'sì alle mie dimissioni».

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=28401&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=