Il tentativo, seppur con toni aspri e polemici, di voler offrire un contributo partecipativo alla nascita della nuova amministrazione del 2011, guardando idealmente alla politica delle tematiche da affrontare, mettendo al centro della discussione le persone, il loro valore, la loro domanda di senso;  la ferma volontà di liberare le mille energie bloccate, affinché idee, speranze, passioni civiche, esperienze nuove e vecchie, possano incidere nei cambiamenti necessari e non più rinviabili in una città allo stremo delle forze;  l' attivismo etico, politico, culturale di chi intende fermamente combattere  le vecchie e deleterie pratiche oligarchiche, le gerarchie autoreferenziali, le deleghe dall’alto, le cooptazioni dei “signori feudali”, che utilizzano la politica per imporre partite personali e di potere fine a sé stesso, viene vissuto dal mondo politico, imprenditoriale e culturale della città col silenzio.

Il silenzio di chi preferisce tacere, e lavorare nell'ombra ai danni della città, perché è sempre più complicato e impegnativo, avvolte arduo, rispondere a chi offre una soluzione semplice, naturale, scontatamente chiara ai problemi, non avendo scheletri nell’armadio e interessi personali da difendere.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Il silenzio, tipica risposta di una vecchia classe dirigente, malata di conservatorismo, ormai logora, dannosa, che inquinata la vita sociale e culturale, mal sopporta il protagonismo del nuovo che potrebbe proporsi, avanzare, mettere in dubbio consolidate logiche di potere marcito e infettato dalle mille clientele e dai centomila ricatti.

E’ così che il bilancio già infelice degli ultimi 20 anni di amministrazione rischia di farsi disastroso, annichilendo le identità, annientando i saperi, allontanando le intelligenze. Il governo della città che dovrebbe  includere le diverse anime, mediante un accordo politico-culturale condiviso, continua ad escludere e a dividere, ad allontanare e respingere chi vede la politica come la vera essenza del vivere civile, quella di favorire gli interessi pubblici del territorio mettendo il freno ai troppi interessi privati, disgreganti e disarmonici.

E il silenzio è anche dei giovani. I sedicenti giovani attualmente al governo, in maggioranza e all'opposizione, apparsi non a caso già "vecchi" dopo pochi mesi, visti ora come i “dinosauri” della politica locale e che continuano, senza progetto e senza idee, a generare sfiducia, malessere, distacco, qualunquismo e … a proporsi in maniera indecente e indecorosa.

Dove sono i nuovi dirigenti che quattro anni fa dovevano vincere “la casta”?

I partiti, ormai ridotti ad un gruppo di amici inesperti, possessori di pacchetti di tessere , maestri del nulla e predicatori dell’effimero, hanno escluso i portatori di politica autentica, esclusi dalla reale partecipazione, impossibilitati a portare avanti la propria proposta, sfiancati da lunghe e accese discussioni senza senso, ospiti mal sopportati, vox clamantis in deserto, che vanamente hanno lamentato la disattenzione totale verso la difesa e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale materiale ed immateriale, tacito assenso alle infauste logiche dello sviluppo mancato attraverso la cementificazione.

Le dinamiche e le logiche della filiera del cemento, come spiegato da celebri economisti e da illuminati garganici, oltre ad essere il filo conduttore di un certo modo di governare con la criminalità d’ alto bordo, è quanto di più deleterio possa accadere ad un territorio come il nostro, che ha assolutamente bisogno di realizzare uno sviluppo sostenibile nel rispetto dei suoi beni materiali e immateriali per poter allungare la stagione delle attività lavorative nel campo turistico ed ancorare la nuova generazione di giovani, altrimenti già pronta e confezionata per l’ennesima corrente migratoria.

Ma per tanti, troppi, il silenzio è ancora la migliore delle dichiarazioni , perché per tanti, sempre troppi, è la maniera di caratterizzare la propria inazione politica. Un silenzio rotto, qua e là, da timide dichiarazioni di candidatura a sindaco, che non dicono niente, che non aggiungono altro e che non danno le risposte alla cittadinanza attiva che vive la politica con passione, fuori dai palazzi.

Michele Eugenio Di Carlo