“La mia costituzione in giudizio contro gli otto ricorrenti – ha detto Marmo - è un atto dovuto anche e soprattutto in considerazione della mancata costituzione della Regione, attraverso la quale Vendola ha fatto prevalere i suoi interessi personali politici. Il giudizio politico nei confronti di Vendola è pesante per due motivi: primo perché non rispetta quelle che sono le procedure e secondo utilizza l’istituzione secondo fini personali. Cinque anni fa Vendola si è costituito in giudizio – ha sottolineato il consigliere del Pdl - per il ricorso di alcuni consiglieri che chiesero al Consiglio regionale la verifica delle schede e dei verbali di quella elezione, e dalla segretaria generale del Consiglio fu apposto un diniego. A sostegno di quel diniego Vendola si costituì, mentre oggi non si costituisce in giudizio a difesa della Regione, del suo Statuto e della sua legge regionale”.

I ricorrenti chiedono che venga applicato il premio di maggioranza ulteriore, previsto dal Tatarellum che prevedeva, dal ’95 in poi, che il premio di maggioranza è da applicarsi in modo tale da mantenere sempre il rapporto 60/40%, attribuendo un premio di seggi fino al mantenimento di questo rapporto.


“Noi ricordiamo che lo Statuto della nostra Regione – ha proseguito Marmo - prevede che i consiglieri siano 70 compreso il presidente eletto e non altre attribuzioni e a questo soccorre la legge regionale del 2005 che recepisce il principio del Tatarellum, che raccomanda il mantenimento di questo equilibrio e la legge del 2005 lo cristallizza in una formula 56 consiglierieletti in maniera proporzionale tra i candidati di tutte le coalizioni che hanno superato il 5% (e, all’interno delle coalizioni, solo alle liste che hanno superato il 4%) e altri 13 che costituiscono il premio di maggioranza, e sono stati assegnati, su base provinciale tra i candidati della coalizione che ha sostenuto il presidente vincitore (aricolo 9, comma3)”.


{affiliatetextads 1,,_plugin}“Sono contro interessato – ha concluso Marmo - perché 78 consiglieri farebbero sballare i conti e il bilancio del Consiglio regionale, e Vendola dovrebbe essere il primo interessato, a meno che, abituato come è a splafonare i conti della sanità e della Regione, non vorrebbe anche attribuirsi la responsabilità di uno sconvolgimento del bilancio regionale”.
L’ex capogruppo di An-Pdl nonché estensore di tale costituzione in giudizio, Roberto Ruocco, ha voluto denunciare che il ricorso degli 8 ricorrenti non è stato notificato ai consiglieri regionali ma solo alla Regione. “Vogliamo far arrivare al TAR – ha detto Ruocco - la voce di quanti nell’ambito di questo Consiglio regionale ritengono che non sia possibile arrivare a 78 e riteniamo inapplicabile il Tatarellum, nonostante le voci che ricorrono nei confronti della Regione Lazio che ha aumentano da 70 a 73 il numero dei consiglieri. Con l’approvazione dello Statuto e poi della legge elettorale regionale noi abbiamo previsto – ha proseguito l’avvocato Ruocco - il tetto di 70 consiglieri: 56 su base proporzionale e 13, più il presidente, su base maggioritaria. Abbiamo espressamente regolato il procedimento e, quindi, non c’è più il recepimento della legge nazionale. Le leggi elettorali devono agevolare la formazione di stabili maggioranze e questo non significa garantire a tavolino delle bulgare maggioranze. È strano che i partiti di maggioranza - ha concluso Ruocco - di cui sono espressione gli 8 ricorrenti non dicano una parola su questa vicenda e sul comportamento omissivo di Vendola”.

E non si è fatta attendere la risposta dell'attuale maggioranza a via Capruzzi. Michele Losappio ha infatti tenuto a sottolineare come “Con incredibile faccia tosta, alcuni dei responsabili del pasticciaccio di una legge elettorale non collimante con lo Statuto e che gli stessi hanno imposto al Consiglio nel 2005, a colpi di maggioranza, protestano contro la Regione e il suo attuale Presidente in un procedimento avviato da singoli candidati che ritengono legittimo difendere davanti al TAR quello che, per gli stessi, è il riconoscimento dei propri diritti”.

Per il consigliere regionale e capogruppo di Sel, Michele Losappio, commentando l’iniziativa del vicepresidente, Nino Marmo, di costituirsi in giudizio contro l’aumento del numero dei consiglieri regionali, ha proseguito sottolineando come “In questo contenzioso il Governo regionale non è parte in causa, eppure i due esponenti del PdL lo aggrediscono come se fosse coinvolto”.

“E’ doveroso allora ricordare - prosegue Losappio - che l’unica responsabilità politica che si può riscontrare è quella della Giunta Fitto che vedeva la presenza dei due Consiglieri in qualità di assessori e della sua maggioranza. E’ allora, nel 2005, che si è creato un vulnus fra legge elettorale nazionale, quella regionale e lo Statuto”.

“Quanto alla strumentalità delle loro argomentazioni, basta considerare che, nel Lazio, il Governo della Polverini, avendo usufruito dell’allargamento della propria maggioranza con la crescita del Consiglio da 70 a 73, si infervora contro le proteste del centrosinistra”.
“Qui in Puglia, invece, il Pdl gesticola per le ragioni opposte. In tutto questo - conclude Losappio - la democrazia e il costo della politica sono solo argomenti usati per coprire malamente il tentativo di indebolire la maggioranza di centrosinistra e la sua azione di governo. I pugliesi lo capiscono e non abboccano”.

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