Chi, però, più di tutti è rimasto colpito da quello che può essere definito “tradimento” è l’Udc, che per mesi aveva sponsorizzato il numero uno di Confindustria Puglia, come proprio nome da proporre prima al tavolo del laboratorio pugliese, messo in piedi da D’Alema e Casini (ma spazzato via dal voto popolare delle primarie), poi come candidato tecnico del Terzo Polo, e anche come la carta da giocarsi nell’ultimo disperato tentativo di accordo con il Pdl di Fitto. De Bartolomeo, insomma, è stato in poco tempo nelle ipotesi e nelle contrattazioni il candidato di tutti gli schieramenti in campo, ma con un’unica costante: essere sostenuto da Casini.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Questa svolta pro centrodestra, se non può essere assimilabile ad un “cambio di casacca”, in quanto De Bartolomeo non ha mutato partito, certamente per lo scudo crociato rappresenta comunque un tradimento ideale. Il presidente di Confindustria formalizzerà le proprie dimissioni nel direttivo di martedì, a quasi un anno dalla scadenza naturale del suo mandato. Palese, dal canto suo, si dice convinto che l’asse con De Bartolomeo sarà “fondamentale per poter rialzare la regione e farla tornare leader del Mezzogiorno”.

Ma i giudizi interni a Confindustria Puglia non sembrano troppo favorevoli alla scelta di De Bartolomeo, soprattutto nella componente barese del mondo dell’imprenditoria. Alessandro Laterza di Confindustria Bari ha sottolineato come nessuno sia stato informato né dell’intenzione di De Bartolomeo di scendere in campo col centrodestra, né di ufficializzare il tutto in così breve tempo. L’avvertimento è chiaro: Confindustria non assicura l’appoggio a nessuno, soprattutto quando le scelte arrivano in maniera tutt’altro che condivisa.

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