Gli studenti hanno diffuso un comunicato stampa nel quale sono contenute le richieste indirizzate al Rettore , che vanno dal ritiro dell'aumento delle tasse alla convocazione di una conferenza d'ateneo per trovare nuove soluzioni alla pesante situazione finanziaria dell'Università, passando per una posizione più dura sulla Riforma Gelmini e sui tagli del Governo al Fondo per il Finanziamento Ordinario dell'università pubblica. Questo il comunicato inviato dagli occupanti alla stampa: "Nella giornata di mobilitazione nazionale indetta dal mondo universitario, mentre in tutt'Italia vengono occupati i rettorati, in un contesto così complesso per il sistema universitario italiano, caratterizzato da una profonda crisi, noi studenti dell’Università degli studi di Bari abbiamo deciso di compiere un gesto forte come l'occupazione del Palazzo Ateneo. Lo abbiamo deciso dopo mesi di mobilitazione, dopo 20 giorni di occupazione di Scienze Politiche, dopo 13 giorni di occupazione di Matematica, a seguito dei quali da parte del Rettore non sono ancora giunte risposte concrete. Fin'ora non abbiamo bloccato la didattica e i servizi, e siamo sempre stati propositivi e disposti al confronto. Ma dall'altra parte solo lunghi silenzi e un imbarazzante temporeggiare.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Crediamo che l’attuale sistema universitario, oggetto di continui tagli ad opera di governi nazionali e di continue futili riforme, necessiti di una profonda riflessione e di forti cambiamenti. Lanciamo un forte grido di protesta nei confronti di chi, con la legge 133/08 e quindi mediante un continuo sotto finanziamento, ha attaccato le basi economiche del sistema universitario pubblico, ed in particolare delle università del Mezzogiorno. Siamo fortemente convinti che non debbano essere gli studenti e l’intera comunità accademica a pagare le conseguenze di queste scelte, le quali incidono in particolar modo sulle politiche di diritto allo studio.Intendiamo inoltre affermare il nostro netto dissenso nei confronti del DDL Gelmini, attualmente al vaglio della VII Commissione Istruzione del Senato, che smantella l’impianto pubblico dell’Università italiana e che raccoglie il disappunto di tutte le componenti della comunità accademica.Nell’esprimere il pieno sostegno alla protesta dei ricercatori, crediamo estremamente necessario avviare un dibattito pubblico fra università e istituzioni, sinora mancato, sul futuro delle università pugliesi e in particolare di quella di Bari. "Pertanto chiediamo al Magnifico Rettore,agli organi di governo dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, alle istituzioni locali e nazionali che oggi si riuniscono nell'Aula A. Moro del Palazzo di Giurisprudenza:

1.L'Università degli Studi di Bari versa in una situazione disastrosa sul piano economico-finanziario. A tal proposito chiediamo:la convocazione di una Conferenza di Ateneo con il compito di mettere a sistema i suggerimenti, consigli, proposte di tutte le componenti della comunità accademica per definire una strategia che non sia meramente ragionieristica ma che permetta all'Università degli studi di Bari di potersi rilanciare. In questo momento così difficile per il risanamento dei conti della nostra Università, le scelte sul futuro del nostro Ateneo e del nostro territorio vengono prese all'interno di una commissione che “non comunica con l'esterno”. Crediamo estremamente necessario che vi sia una maggiore forma di partecipazione e condivisione, così da evitare meccanismi di auto-referenzialità o di scelte non condivise. Crediamo che l'Università, fucina di conoscenze e competenze, possa tracciare la via per investimenti strategici e ripartire con una nuova idea di Università.Il ritiro degli aumenti previsti con la delibera del 2004. Riteniamo che la presenza di tale delibera pregiudichi ogni forma di confronto con le componenti studentesche creando uno stato di ricatto perpetuo. Abbiamo già dimostrato un forte senso di responsabilità e di propositività nell'elaborazione di soluzioni alternative e di proposte concrete, ma l'iter avviato dall'Amministrazione dimostra la mancanza di volontà per una soluzione che possa essere seriamente condivisa e che possa evitare un aumento vertiginoso delle tasse portando all'abbandono degli studi di molti studenti. Una discussione su un tema così delicato deve essere affrontata in un clima di serenità e coinvolgimento, lungi da tentativi di aumento aprioristici (vedi delibera del 2004). Tale serenità viene resa impossibile dall'assenza di dialogo da parte dell'Amministrazione. Chiediamo al Magnifico Rettore di inserire – come punto all'odg del prossimo Consiglio di Amministrazione – la discussione sul ritiro della delibera del 2004, così da eliminare ogni forma di preclusione al dialogo e confronto. Chiediamo, altresì, la necessaria convocazione di un tavolo di lavoro che valuti seriamente l'altra proposta e giunga ad una soluzione condivisa

2.il rispetto del tetto del 20% gettito/FFO

3. La convocazione di una pubblica conferenza regionale con le università pugliesi per raggiungere una posizione netta e univoca rispetto ai tagli previsti dalla legge 133/08, presieduta e gestita dagli studenti. La partecipazione dovrà essere aperta a tutte le componenti accademiche e non limitata alle sole rappresentanze. Crediamo fortemente necessario che tutti i parlamentari pugliesi e le istituzioni locali prendano una posizione politica pubblica e netta contro i continui tagli al sistema universitario.

4.La convocazione di un dibattito pubblico, che sia coordinato dagli studenti dell’Università di Bari, riguardo il DDL Gelmini e il grave attacco che essa porta alle fondamenta di un sistema universitario pubblico e garantito dalla Carta Costituzionale del nostro Paese. Questo dibattito avrà la finalità di produrre un documento che esprima una posizione univoca e condivisa da tutte le componenti accademiche in opposizione alla suddetta riforma. Tale documento dovrà essere portato all’attenzione degli organi competenti e delle istituzioni a livello locale e nazionale dal Magnifico Rettore in qualità di massimo rappresentante della comunità accademica barese.Chiediamo al Presidente della Regione Puglia ed all'assessore al Diritto allo Studio:un impegno affinché si giunga alla copertura totale delle borse di studio ADISU;l 'assunzione di una posizione politica netta e chiara da parte della Regione Puglia nei confronti delle politiche del Governo che smantellano il sistema universitario pubblico e che impongono alla Regione un “dovere morale” di interventoun intervento sistematico e strutturale per investimenti strategici per garantire il diritto allo studio ed il miglioramento dei servizi per gli studenti. Riteniamo più che positivo il contributo regionale dell'ottobre scorso, per la sensibilità dimostrata, ma tale intervento è stato vanificato dai successivi provvedimenti di taglio ai servizi per gli studenti, avvenuti nell'ambito del cosiddetto “piano di risanamento”.Finora non abbiamo bloccato la didattica e i servizi, e siamo sempre stati propositivi e disposti al confronto.

Ma dall'altra parte solo lunghi silenzi e un imbarazzante temporeggiare. Crediamo che l’attuale sistema universitario, oggetto di continui tagli ad opera di governi nazionali e di continue futili riforme, necessiti di una profonda riflessione e di forti cambiamenti. Lanciamo un forte grido di protesta nei confronti di chi, con la legge 133/08 e quindi mediante un continuo sotto finanziamento, ha attaccato le basi economiche del sistema universitario pubblico, ed in particolare delle università del Mezzogiorno. Siamo fortemente convinti che non debbano essere gli studenti e l’intera comunità accademica a pagare le conseguenze di queste scelte, le quali incidono in particolar modo sulle politiche di diritto allo studio. Intendiamo inoltre affermare il nostro netto dissenso nei confronti del DDL Gelmini, attualmente al vaglio della VII Commissione Istruzione del Senato, che smantella l’impianto pubblico dell’Università italiana e che raccoglie il disappunto di tutte le componenti della comunità accademica. Nell’esprimere il pieno sostegno alla protesta dei ricercatori, crediamo estremamente necessario avviare un dibattito pubblico fra università e istituzioni, sinora mancato, sul futuro delle università pugliesi e in particolare di quella di Bari.