Ieri mattina, nell’aula del Consiglio, Stefàno ha annunciato questa iniziativa e l’ordine del giorno presentato dal consigliere Mario Laruccia (Riformisti) proprio per sollecitare l’assemblea a chiedere a Riva l’indennizzo è subito apparso superfluo e superato dall’iniziativa legale dell’amministrazione.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Dalla maggioranza (Voccoli, Pugliese, Basile) è giunto l’invito a ritirare la proposta, ma la discussione s’è attorcigliata sul punto principale: dal momento che il Comune, come parte civile, si ritirò dal processo a Riva può adesso chiedere un risarcimento? Il Comune è sicuro che possa farlo e questa posizione trova conforto anche nel parere del comitato dei garanti sul referendum proposto da Taranto Futura. I professori Uricchio e Triggiani e il giudice Acquaviva hanno dichiarato «ammissibile nella sua interezza il quesito numero tre, cioè la richiesta di risarcimento dei danni per inquinamento ambientale. Trova fondamento oltre che sull’articolo 2043 del codice civile anche nelle specifiche previsioni normative contenute nell’articolo 18 della legge 249 del 1986 che legittimano all’azione risarcitoria per danno ambientale anche gli enti territoriali sui quali incidono i beni oggetto del fatto lesivo».

Al termine del dibattito il consiglio all’unanimità ha approvato un documento che «impegna l’amministrazione ad iniziare entro i termini di prescrizione l’azione civile tesa ad ottenere il risarcimento del danno patrimoniale da parte dell’Ilva, quanto meno sotto l’aspetto della violazione degli obblighi assunti nei confronti del Comune di Taranto con gli atti d’intesa sottoscritti, e comunque ad iniziare entro dieci giorni da oggi (ieri, ndr) un atto interruttivo dei termini di prescrizione». L’amministrazione comunale, quindi, lega l’azione risarcitoria al mancato rispetto degli atti d’intesa da parte dell’Ilva. In assenza della certezza legale, che pur dovrebbe esserci in questa materia, sulla fondatezza giuridica della richiesta risarcitoria il Comune ha agganciato la propria azione alle inadempienze di Riva. E’ prevalsa la tesi che sostiene: è vero, il Comune ritirò la costituzione di parte civile nel processo ma solo perché l’Ilva garantì che avrebbe attuato le migliori tecnologie possibili per abbattere l’inquinamento. Poiché non lo ha fatto adesso i tarantini chiedono un indennizzo.

Cesare Bechis - Corriere del Mezzogiorno