Vive a Ostuni da due mesi, ma è come ci vivesse da anni. «Il 16 maggio— racconta lo psicologo Mario Liso, coordinatore di Sinistra Ecologia e Libertà— assieme a lui abbiamo preparato un messaggio di solidarietà per la Freedom Flotilla. Joe nelle settimane precedenti aveva scritto una bellissima lettera a Nichi Vendola, chiedendogli di designare un ambasciatore della Regione Puglia da inviare a Gaza con la missione pacifista. Non è stato possibile perché erano i giorni dell’insediamento della nuova giunta e del nuovo consiglio».

È stato proprio Mario Liso a presentare Joe Fallisi a Vendola, il giorno del comizio di chiusura della campagna elettorale a Brindisi. «Non lo aveva mai sentito parlare — racconta Liso— e ne è rimasto subito affascinato e profondamente colpito. Lui è un anarchico di base, e di Sel gli piace la possibilità di cambiare le regole dal basso. Tempo fa mi ha detto: «Sento una sensazione positiva. Mi devo fermare in questa terra. Qui c’è un grande cambiamento democratico». Così il tenore nato in Toscana e cresciuto a Milano è diventato ostunese. Ieri sera i suoi amici insieme ai movimenti brindisini filo-palestinesi si sono riuniti davanti alla Prefettura di Brindisi per chiedere la sua liberazione. Fallisi in Palestina c’era stato altre volte. Lui è un inviato di InfoPal.it, una associazione italiana che si batte per la causa dei Territori. Questa volta, imbarcato sul mercantile «8000», aveva in tasca una lettera ufficiale dell’amministrazione comunale di Villa Castelli, piccolo centro della collina brindisina che ha deliberato una richiesta di gemellaggio con Gaza. Gli avranno sequestrato anche quella. «Siamo tutti angosciati, in queste ore — spiega ancora Mario Liso— e ci rassicura solo il fatto che l’inviato dell’autorità diplomatica italiana abbia trovato Joe e gli altri cinque connazionali in buone condizioni».

{affiliatetextads 1,,_plugin}Il tenore si era esibito nel teatro Shawa di Gaza il 1˚ novembre 2008, cantando arie e ballate da lui composte sulle vicissitudini dei Territori. Pochi giorni dopo scriveva alla sua associazione, quasi colto da una premonizione: «Sì, stiamo tornando a Larnaca, ma torneremo anche a Gaza. Appena arrivati, Dignity andrà a riposare a Limassol per qualche giorno, poi sarà di nuovo pronta, il 7 novembre, a riprendere il suo viaggio con altri passeggeri verso le coste palestinesi. È cominciato un movimento libertario, nato dalla società civile, che nessuno fermerà e che saprà manifestarsi anche in modi imprevedibili. Si tenteranno tutte le vie, non solo quella marina... l’assedio verrà a sua volta assediato e infine distrutto».

Poche settimane fa, alla fine di aprile, aveva tentato di rientrare via terra con la «Gaza Freedom March» ma era stato bloccato dalle autorità egiziane e aveva cominciato a rifiutare il cibo. «Carissimi, oggi è il nono giorno di sciopero della fame. Quel che sto facendo— scriveva— per la libertà di movimento mia, ma soprattutto dei martiri palestinesi di Gaza, non è niente rispetto a quel che subiscono loro. Circondati ormai da due muri, tra poco non potranno più scegliere di non mangiare... saranno costretti a farlo... come lo furono i contadini in Ucraina e nel Kuban nel 1932-33 da altri tiranni maledetti. È una situazione, quella che vive la Striscia, che grida vendetta al mondo intero. E ora non si può più dire che non si sapeva. Nella società dello spettacolo-degli spettri tutto è sotto gli occhi di tutti. Ma le pupille sono vuote». A Ostuni Joe Fallisi non ha preso casa in campagna come molti altri uomini di cultura o di spettacolo, abita nei pressi della villa comunale. Gli piace stare assieme alla gente, ai nuovi amici. Ma il richiamo delle sue missioni è molto forte. Chi gli sta vicino lo ha già capito. Forse dopo questa tragica vicenda si fermerà più a lungo? «Non è da lui», dicono al bar Schipa, un po’ rassegnati. Poi tornano ai notiziari.

Marcello Orlandini - Corriere del MEzzogiorno