Nella sua relazione il prof. Di Cuonzo ha ripercorso la storia della mostra “Dinieghi e Diritti. Dalle leggi razziali alla Dichiarazione dei diritti umani”, allestita nella Galleria del Teatro Curci, e ha mostrato al pubblico il resoconto audio video dei mezzi di informazione su “Un fuori … sacco di silenzio”, la marcia silenziosa degli studenti delle scuole barlettane nel Giorno della Memoria, terminata con l’accensione della Menorah all’interno del Castello Svevo. Ripercorrendo velocemente le misure amministrative intraprese dai nazisti contro la popolazione ebraica, una «scaricata di diritti scippati», Di Cuonzo ha sottolineato l’estrema importanza dell’insegnamento alla memoria, e della comune volontà di fare di Barletta un centro propulsivo per «la  riflessione ed educazione alla memoria della Shoah da introdurre nell’organizzazione quotidiana della didattica».

Sia Tarantino che Di Cuonzo hanno lodato i ragazzi, «sensibili se c’è qualcuno che li emoziona», nei cui occhi «composti ma sereni» si è scorto il significato profondo delle commemorazioni.Al termine della serata il prof.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Di Cuonzo ha gentilmente rilasciato l’intervista che si riporta qui di seguito.

D. Allora Prof. Di Cuonzo, come ritiene il bilancio delle iniziative di quest’anno per la commemorazione del Giorno della Memoria?

R. Estremamente positive per la partecipazione massiccia da parte di quasi tutte le scuole di Barletta, soprattutto nel laboratorio di approfondimento storico che abbiamo tenuto dal 28 sino al 12, sulle restrizioni degli Ebrei attuate da Hitler ma che sostanzialmente sono la negazione dei diritti umani, personali, civili, sociali che credo siano un insieme di istituzioni così fondamentali per le persone, che possono ripetersi, questo è il rischio più grave per cui abbiamo approfondito le tematiche storiche ma con un’ottica didattica molto molto seria

D. A parte la partecipazione dei ragazzi, diciamo quasi obbligata data la didattica della Shoah nelle scuole, come ritiene invece sia stata la partecipazione della cittadinanza “adulta”?

R. La cittadinanza partecipa con la curiosità di sapere che cosa state facendo, qui in effetti durante questa mostra, quando era aperta la gente entrava, restava emotivamente colpita dall’esposizione. C’è un atteggiamento, diciamo, di accettazione delle cerimonie, delle celebrazioni che si realizzano.

D. Una piccola nota polemica, mi è sembrato che la manifestazione avvenuta qualche giorno fa per la premiazione del nostro concittadino pasticcere, campione del mondo juniores di pasticceria, abbia visto, proporzionalmente, la partecipazione di più pubblico in una sola serata rispetto alle tre settimane della mostra “Dinieghi e diritti”. Lei cosa ne pensa?

R. Quando si mangia il popolo gode e non riflette. È una mia opinione. Io c’ero e ho visto quante persone sono entrate. Festa, farina e forca (le tre F con cui Ferdinando II di Borbone riteneva di poter governare il popolo, ndr) era un modo di tenere a bada nel passato ma oggi credo che, anche il giusto riconoscimento a chi si esprime al meglio della propria professione sia sacrosanto. Gli atteggiamenti sono quelli che sono. Io non conto le persone che partecipano alle manifestazioni, conto invece su quello che rimane. Come dire, una degustazione, una mangiata lascia il tempo che trova, una sferzata allo stomaco con queste cose può darsi che ti faccia uscire da questa sala con un certo disturbo però ti impone di riflettere.

Pasquale Diroma