Per questo «ho chiesto alla Procura di Monza di essere sentito, al fine di chiarire l’assoluta infondatezza della pur generica contestazione ». Quanto ai 220 mila euro, secondo la difesa, «si tratterebbe di anticipi versati per l’acquisto di alcuni immobili». Nell’indagine sarebbe coinvolto anche il geometra Rosario Perri, molto legato a Ponzoni, già dipendente dell’ufficio tecnico di Desio, voluto dalla Regione come commissario, poi presidente del Parco delle Groane, oggi assessore al Personale e alle Partecipate nella neonata Provincia di Monza e Brianza. Ponzoni non è nuovo alle cronache giudiziarie: dopo un paio di vicende di abusi edilizi, pochi giorni dopo essere stato eletto, nell’aprile scorso, era stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta per la società «Pellicano», della quale faceva parte insieme alla moglie e al cognato. «Ma si tratta di questioni personali, legate alla mia precedente professione », fa rilevare Ponzoni.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Questo, invece, è un episodio che pare chiamare in causa anche il ruolo politico di Ponzoni: «Ed è per questo che sono assolutamente sorpreso », insiste l’indagato. Il resto è il terremoto politico. Il Pdl sceglie la strada del silenzio: tace il presidente della Regione Roberto Formigoni, che pure aveva chiesto di inserire Ponzoni in lista nel momento in cui su questo nome circolavano già voci di probabili coinvolgimenti in vicende giudiziarie. Ma il Governatore aveva insistito sul fatto che non si poteva escludere dalla competizione elettorale chi di avvisi non ne aveva ricevuti. Piuttosto, Formigoni aveva chiesto a Ponzoni di rinunciare al posto in giunta, visto che nel frattempo i rumors si facevano sempre più insistenti e, pochi giorni dopo la nomina, l’avviso di garanzia (per la vicenda Pellicano) era effettivamente arrivato.

Tace anche il coordinatore lombardo del Pdl, Guido Podestà e tace il ministro Mariastella Gelmini, legata da lunga amicizia con Ponzoni. Dalla Regione, il capogruppo del Pdl Paolo Valentini si dice «molto dispiaciuto, ma siamo fiduciosi nell' operato della magistratura e sul fatto che Ponzoni possa provare la sua estraneità ai fatti». Il presidente del consiglio regionale, il leghista Davide Boni, prende le distanze: «Abbiamo appreso la notizia dai giornali. Ma il presidente del Consiglio non è un giudice e non è nelle mie facoltà scegliermi i vicepresidenti e i consiglieri- segretari». Più severo il commento dell’europarlamentare del Carroccio, Matteo Salvini, che auspica «almeno un passo indietro di Ponzoni dall’incarico politico che ricopre (è coordinatore del Pdl nella provincia di Monza e Brianza, ndr) in un territorio nel quale ci sono molte partite aperte da definire nei prossimi mesi».

L’opposizione va all’attacco. Il consigliere Idv Giulio Cavalli, taglia corto: «Fermo restando che Ponzoni è innocente fino alla sentenza definitiva, chiediamo che si dimetta immediatamente per potersi difendere dalle gravi accuse di corruzione per cui è indagato». Anche Luca Gaffuri, capogruppo Pd, sollecita un passo indietro, pur scegliendo toni più pacati: «Per la sua serenità e, dall'altra parte, per l'istituzione che rappresenta rassegni le sue dimissioni da segretario dell'Ufficio di presidenza. In attesa che si accertino le responsabilità è bene che lasci». Sulle dimissioni, il capogruppo Valentini resta vago: «È una questione personale, solo lui può decidere». Chiara Cremonesi (Sinistra ecologia e Libertà) incalza: «Chiediamo che Ponzoni e il Pdl facciano subito chiarezza, assumendosi la responsabilità politica della situazione, perché far parte di un organo di garanzia come l'Ufficio di Presidenza e avere pendenze giudiziarie di tale peso appare, agli occhi di chiunque, del tutto incompatibile».

fonte: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_maggio_26/soglio-indagato-ponzoni-1703085262770.shtml