Nella manovra finanziaria appena firmata dal presidente Berlusconi e ora all’esame del Quirinale, la Fondazione barese è l’unico dei 14 enti lirici italiani a rientrare nell’allegato di quegli «enti, istituti, fondazioni e altri organismi» per il finanziamento dei quali lo Stato «cessa di concorrere» dalla data di entrata in vigore del decreto legge. Accanto al Petruzzelli alcuni prestigiosi istituti, come le fondazioni intitolate a Gramsci, a De Gasperi, a Einaudi, a Craxi. La biblioteca Benedetto Croce di Napoli, la fondazione che gestisce il Festival di Spoleto. Ma nessun ente lirico. Anche l’Arena di Verona, che figura nell’elenco dei «cassati», non sarebbe la fondazione che produce gli spettacoli, ma quella che organizza eventi culturali. Rassicurazioni in questo senso sarebbero arrivate quando già la rivolta degli amministratori veneti era partita.

A Bari, invece, rassicurazioni ufficiali non ci sono. E il coro del dissenso è unanime. Ma una voce si alza a tentare di tranquillizzare tutti. «Ho chiesto notizie al ministero del Tesoro - dice il vicepresidente della Provincia, Nuccio Altieri - mi è stato garantito che il Petruzzelli figura tra gli enti definanziati soltanto perché, com’è noto, perde i fondi del gioco del Lotto e ottiene da quest’anno quelli del Fondo unico dello spettacolo. Non cambia nulla». Eppure i primi a far suonare l’allarme sono stati i dirigenti del ministero dei Beni culturali, sorpresi, pare, dall’elenco degli enti privati dei fondi.

Immediata e compatta la reazione di tutti i consiglieri di amministrazione della fondazione, senza distinzione di colore politico. «Il taglio dei contributi è talmente demenziale da far pensare a un refuso - inizia il suo ragionamento il presidente Michele Emiliano - o forse a un’intimidazione a mano armata: una minaccia mirata a frantumare l’opposizione. Quando quella minaccia sarà ritirata, la circostanza farà passare sotto silenzio i tagli notevolissimi che resteranno. E’ una strategia». Mario Carrieri, che nel cda rappresenta il ministero, non è meno deciso. «Sicuramente si tratta di un errore tecnico, sarà corretto». Silvia Godelli, tra gli amministratori del Petruzzelli per la Regione, che professa «sconcerto e indignazione», articola così il suo commento. «Una decisione contro ogni logica giuridica, politica, culturale. Un atto di arbitrio. Procederemo per pretendere dal governo che i diritti della fondazione, del pubblico e dell’intera Puglia siano ripristinati».

{affiliatetextads 1,,_plugin}Comprensibile che i più preoccupati siano i lavoratori e i loro rappresentanti. Nel Petruzzelli sono impiegati 22 dipendenti a tempo indeterminato e almeno 148, tra musicisti, tecnici e amministrativi. I loro stipendi dipendono in larga misura dai contributi statali, nonostante nell’anno in corso il botteghino abbia incassato già un milione e mezzo di euro. Una cifra largamente insufficiente a mantenere gli organici e a produrre gli spettacoli. «E’ un provvedimento indecente - attacca il coordinatore regionale del settore spettacolo della Cgil, Antonio Fuiano -. Siamo stanchi di essere attaccati in questa maniera indecente. Prima il decreto Bondi, oggi la manovra. Di fatto si sta annullando l’esistenza stessa del teatro».

Il decreto sulle fondazioni liriche, di qualche settimana fa,bloccando le assunzioni aveva gettato già nello sconforto i lavoratori: appena il 13 per cento dei 171 in pianta organcia, ha un contratto stabile. «Reagiremo con forza e determinazione per respingere questi inaccettabili attacchi - conclude Fuiano - e ci aspettiamo che, così come avvenuto per il decreto Bondi, i rappresentanti di tutte le forze politiche e istituzionali di centrosinistra e centrodestra si battano per cancellare questo insulto al Petruzzelli. E ai lavoratori».

Adriana Logroscino
31 maggio 2010

Corriere del Mezzogiorno