Non è forse questo il racconto al quale fa costantemente riferimento Nichi Vendola?

{affiliatetextads 1,,_plugin}Il fatto di avere spostato la data del congresso ci aveva portato a sperare che si sarebbe seguita questa strada. In fondo, presentarsi come un partito nuovo non deve significare che si stabilisce una discontinuità con il vecchiume di forze politiche che hanno provocato delusioni e amarezze, che hanno spento entusiasmi e voglia di fare? Dove pensiamo di poter arrivare se non riusciamo a condividere con tanti il progetto di una società nuova, radicalmente diversa nell’organizzazione, nello spirito, nella cultura, nelle relazioni umane e sociali da quella che, oggi, invece, si ritrova chiusa in un recinto sempre più ristretto di spazi democratici e sempre più caratterizzato da forti tensioni sociali?.

Come fa il lavoratore di Pomigliano (da noi a lungo dimenticato), padre di due figli e con un altro in arrivo, a dire no al ricatto della Fiat, a non barattare la sua dignità di lavoratore con il suo bisogno (diritto) di lavoro, se non c’è nel Paese una solidarietà diffusa, un sostegno ideale e culturale di massa? Mentre la politica che c’è gli dice, anzi, di sentirsi fortunato, di cogliere l’opportunità!

La politica, appunto.

E’ schiava della famosa globalizzazione. Non guida, anzi subisce, i processi di una rivoluzione scientifica e tecnologica che è governata da un capitalismo che impone le sue regole e che sa rigenerarsi da crisi mondiali, delle quali è responsabile,  più forte che mai.

E la politica è piegata al suo volere, ne asseconda la  brutalità, arranca dietro in modo affannoso.

Il welfare, per noi,  non deve essere il correttivo dei guasti e delle profonde ingiustizie prodotte dal mercato, bensì il supporto di scelte politiche che indirizzano l’economia verso il solo, vero, grande obiettivo che deve avere:l’uomo, i suoi bisogni, i suoi diritti, la sua dignità, le sue aspirazioni, l’ambiente nel quale vive.

E’ incredibile che neanche noi abbiamo voluto parlare al Paese.

Le prese di posizione di oggi sono indebolite dai silenzi del passato. Dobbiamo fare il tesseramento, se no come ci arriviamo al congresso? Come facciamo ad eleggere i delegati? Come si stabilisce il peso delle singole componenti, ancora e sempre in lotta tra loro, sorde alle pressanti richieste di tanti di noi di un loro superamento.(In qualche stanza c’è ancora l’eco delle discussioni atroci e laceranti sulle candidature per le elezioni regionali). Solo per questo il congresso è stato rimandato a dopo l’estate.(Sarei curioso di sapere chi tenterà di fare la tessera a quel lavoratore di Pomigliano).

Queste sono le nostre considerazioni di sempre. Le abbiamo scritte sul nostro sito, allegando una bozza di Manifesto di intenti e di valori. Così, tanto per passare un po’ di tempo.

redazione     www.sezionelasinistra.net