Ha rotto gli indugi Silvio Berlusconi, e ieri notte ha deciso che incontrerà già oggi, e non la settimana prossima Gianfranco Fini per un chiarimento: bisogna passare ai fatti, subito. Portando immediatamente in Parlamento la legge sulle intercettazioni, sulla quale il capo dello Stato aveva chiesto cautela e condivisio­ne. Passando una volta per tutte alla separa­zione delle carriere, e alla riforma del proces­so penale. Partendo dall’esame del Senato, do­ve si spera in un percorso meno accidentato di quello della Camera. E ricorrendo, se neces­sario, anche a «strumenti d’urgenza» come i decreti legislativi, non per fare riforme costi­tuzionali (che non possono essere varate dal governo ma solo dal Parlamento) ma per mo­dificare le norme che disciplinano il proces­so, a partire dai tempi di prescrizione. Silvio Berlusconi quello che pretende dalla sua maggioranza l’ha detto in maniera chiaris­sima nei giorni scorsi a chi gli ha parlato, e anche ieri quando ha ricevuto a Palazzo Gra­zioli il guardasigilli Alfano nel pomeriggio e soprattutto Umberto Bossi a cena, per tre ore assieme a Tremonti, al suo avvocato Ghedini e a Calderoli, che al termine dell’incontro ha assicurato che «come con Fini, anche stasera c’è stata grande sintonia tra Bossi e Berlusco­ni su tutte le maggiori tematiche: siamo uniti, il fatto che i leader tornino a vedersi conta moltissimo».

Insomma, il premier ha deciso che è que­sto il momento di capire chi sta con lui, ed è pronto a seguirlo nella sua linea di attacco sul­le riforme della giustizia come istituzionali, e chi no. Perché su Fini qualche sospetto resta, visto che anche ieri le parole del presidente della Camera hanno colpito il premier. Ma se non dovessero arrivare le risposte che si attende, e che Sandro Bondi ha ripetuto due giorni fa («Bisogna essere falchi in que­sto momento, dobbiamo essere più cattivi»), il premier è pronto a ricorrere all’estrema ar­ma: le elezioni anticipate, che vengono evoca­te in questi giorni come via d’uscita estrema se non si dovesse ottenere l’okay sul percorso delineato. Intanto però si discute anche del prossimo futuro, di Regionali in primo luogo. Ieri Berlu­sconi ha incontrato il presidente del Veneto Galan, per sondare il terreno sulla sua dispo­nibilità a un passo indietro. La Lega pretende la presidenza della Regione, e si capisce che sul piatto della trat­tativa con Bossi questa è una moneta che vale molto. Ma il go­vernatore non avrebbe ceduto, tanto che il colloquio è stato de­finito interlocutorio. Anche di questo si è discusso ieri sera a Palazzo Grazioli, e l’intesa secon­do i leghisti è possibile, mentre con l’ex An c’è da risolvere la questione Lazio, dove Fini ve­drebbe bene Renata Polverini ma la candidata che avrebbe più chance risulta Giorgia Meloni, e nell’ex FI c’è chi continua a spon­sorizzare l’imprenditrice Luisa Todini. Ma a cena, la coda ha riservato forse il mo­mento più importante della serata: Berlusco­ni e Tremonti infatti sono rimasti soli, a tu per tu, per oltre un’ora, e se si siano chiariti sulle recenti frizioni o se resti il malumore, so­no solo in due a saperlo.

Paola Di Caro - Corriere della Sera