Il crollo del Triglio che, la memoria collettiva ha ribattezzato attraverso gli anni “ Acquedotto Romano ”, ha interessato la parte centrale della struttura che è strutturata ad archi a tutto sesto. L'antico acquedotto scorre vicino al perimetro dello stabilimento Ilva. Parte dell'acquedotto, era stata restaurata anni addietro.

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ph. Mino Lo Re 

Stando ai primi sopralluoghi, causa scatenante potrebbe essere stata l’incuria del posto associata all’enorme mole di acqua piovana provocata dal maltempo. L'acquedotto è composto per circa otto chilometri da gallerie sotterranee che, fin dai tempi di edificazione romana, convogliavano le acque raccolte da numerose sorgenti, per farla tambureggiare sugli archi a tutto sesto verso Taranto. E' una delle più imponenti opere di ingegneria idraulica di epoca romana presente nel territorio tarantino, tanto da percorrere il territorio di tre comuni: Statte, Crispiano per finire a Taranto. A livello architettonico, si sviluppa in parte sotterranea e in parte in elevata, con una serie di archi canale che un tempo trasportavano acqua alla città di Taranto. Da valutazioni archeologiche e storiche basate sulle tecniche idrauliche e di scavo delle gallerie, si ritiene che il primo tratto, che va dalle sorgenti fino a Statte, sia stato costruito per uso privato delle ville suburbane, nell'anno 123 a.C., al tempo dei Gracchi, quando giunse a Taranto la colonia Neptunia o Maritima

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ph. Max Perrini

 

Stando ad alcune fonti atiche, redatte per ricordare la gloriosa storia dell’impianto idrico medesimo, l'acquedotto, attualmente ancora funzionante, è alimentato dalle sorgenti che scaturiscono dal Monte Crispiano, confluendo nella Vallata del Triglio, da qui il nome. A quanto pare, secondo altre fonti storiche, sarebbe stato edificato tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. per l'approvviggionamento dell'acqua da parte delle  flotte romane che, durante le guerre civili di fine I sec. a. C. stazionarono spesso a Taranto.Le gallerie sono alimentate da sei sorgenti, alcune delle quali sono fossili. Le acque raccolte, proseguono le fonti bibliografiche, vengono drenate mediante l’utilizzo di raccordi e vengono convogliate in una galleria principale che passa sotto la Collina Montetermiti, attraversa Statte in Via Delle Sorgenti, passa nei pressi dell'attuale Casa Comunale, quindi raggiunge la Fontana Vecchia di Statte e prosegue in direzione di Taranto, incanalata sugli archi fino alla città dove nel suo ultimo periodo di lavoro, alimentava la fontana di Piazza Fontana nella città vecchia di Taranto. Gli archi attuali sono un rifacimento di quelli originali. L'ultima ricostruzione si deve ad un progetto dell'ingegnere tarantino Marco Orlando alla fine dell'Ottocento. Taranto vede sgretolarsi uno dei suoi simboli, uno degli emblemi della sua storia millenaria.

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ph. Max Perrini 

 

Anni addietro furono spesi ingenti somme di denaro per ristrutturare ed illuminare alcune arcate dell'acquedotto, anziche' operare una seria manutenzione di tutta la struttura, almeno quella spettante a Taranto. Non tutti sanno che la competenza su questa preziosa struttura è divisa tra i comuni di Taranto e di Statte. È anche tappa della Green Road. Da una dichiarazione rilasciata dal Sindaco di Statte, Franco Andrioli, si evince che: « Si tratta di un danno rilevante. L'effetto combinato tra il maltempo di questi giorni e lo stato generale dell'acquedotto potrebbero aver causato il crollo parziale anche se accertamenti specifici devono ancora essere compiuti. La parte crollata non riguarda la competenza del Comune di Statte ma solo quella di Taranto. Tutta la parte ad archi dell'acquedotto romano ricade nel territorio di Taranto, la competenza territoriale di Statte viene molto dopo ». Ha precisato il sindaco Andrioli.

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ph. Max Perrini 

 

Prosegue la dichiarazione: « La parte crollata si trova di fronte all'ex stabilimento Belleli venendo da Statte. Non si tratta della parte che il Comune di Taranto, anni addietro, aveva fatto restaurare e che è più vicina alla fine del quartiere Tamburi. Intervenne, credo, l'allora sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, sul finire del primo mandato. Certo, ora che a Taranto il sindaco è dimissionario - specifica Andrioli - è un po' problematico avere una risposta dal Comune, penso che la questione della manutenzione dell'acquedotto del Triglio debba essere portata subito all'attenzione della Soprintendenza ai monumenti, della Provincia di Taranto e della Regione Puglia, visto che quest'ultima ha competenza sui beni culturali »

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ph. Max Perrini - restauro di un tratto dell'Acquedotto del Triglio  

Osserva ancora il Sindaco di Statte: « oltre al ripristino della parte crollata, è venuto il momento di pensare ad un progetto di tutela e di cura dell'acquedotto romano. Penso ad una copertura che lo protegga efficacemente non solo dalle avversità meteo ma anche dall'inquinamento e dalle polveri minerali del vicinissimo stabilimento Ilva ». Conclude Franco Andrioli: « Oggi se osserviamo le arcate dell'acquedotto, notiamo subito che sono tutte di colore rosso ruggine. Il colore tipico delle polveri minerali. Quello che è tutto deposito proveniente da Ilva. Ecco perché bisogna studiare e predisporre una migliore protezione perchè le arcate dell'acquedotto sono di colore chiaro, non certo del colore in cui purtroppo sono oggi ».

ph. Francesco Manfuso

ph. Francesco Manfuso 

Sul posto si sono recate alcune pattuglie dei carabinieri e mezzi dei vigili del fuoco. La circolazione stradale sempre intensa, ha subìto forti rallentamenti. Si tratta ora di capire, con l’ausilio degli esperti della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto la causa del crollo e l’entità del danno. Sono già intervenuti gli esperti, i quali hanno messo in sicurezza gli ingenti reperti archeologici. Non si registrano danni a persone.