11 Gennaio 2012, a Castellana Grotte 61 Falò arderanno per ricordare la peste del 1691
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I riti dei falò nei vari paesi della Puglia oggi hanno perso il loro carattere magico, ma restano, comunque, forme di divertimento popolare e di aggregazione collettiva, da cui traspare un forte legame con le radici, la vocazione a una vita più sana e attenta ai richiami del nostro antico passato. A Castellana le fanove invece persistono da oltre tre secoli.
Da 315 anni infatti la città delle grotte ricorda con le gigantesche cataste di legna il miracolo del 1691.
Era il 1691 quando a peste avanzava a Castellana e si contavano numerose vittime. Due sacerdoti, mentre pregavano nella notte tra l’11 e il 12 gennaio, ebbero simultaneamente una visione: la Madonna della Vetrana avrebbe liberato Castellana dalla peste. Il 12 gennaio il miracolo: si vide la peste scomparire e molte persone guarire. L’evento prodigioso della preservazione del popolo castellanese dal morbo, fu attribuito all’olio della lampada votiva che ardeva davanti all’immagine sacra della Vergine. Questa statua si troiva in un’antica chiesetta nelle adiacenze dell’attuale Santuario Maria SS. della Vetrana (il termine è la corruzione di “veterana”, a testimonianza di un antico culto preesistente).
Per evitare l’incedere del contagio, si dette fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo. Secondo diversi studiosi i riti dei falò sarebbero da mettere in relazione con ancestrali riti di fertilità, riconducibili a culti pagani; un tempo si ballava, tutti in cerchio attorno al falò, si cantava, si beveva vino in abbondanza e si mangiavano i dolci; e i più coraggiosi saltavano attraverso le fiamme. Invece a Castellana i falò assolvono una duplice funzione: rievocano le suppellettili bruciate in occasione della liberazione dalla peste, e bruciare in segno di festa. Intorno a ogni fanova a Castellana si improvviseranno musiche e danze popolari. Numerosi turisti accorrono in questi giorni nellacittadina, per ammirare la “diana”: un folto gruppo di cittadini e devoti, accompagnati dalla banda che esegue una marcia lenta (detta appunto Diana), compie qualche notte prima dell’11 gennaio il giro per i frantoi oleari per rievocare la raccolta dell’olio utile ad alimentare la lampada benedetta.