Pentamerone ovvero Favole e Musica pe’ granni e piccirilli è un libero adattamento dall’opera di Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti (1634), il più antico libro di favole europee. La sua lingua, un coltissimo, fantasioso, teatrale, spregiudicato campano, risponde all'esigenza dell'autore di offrire un sommario di stili che vanno dal napoletano popolare al repertorio dei comici dell'Arte, fino all'aulico stile di corte. Il risultato è un vero e proprio delirio barocco; ma anche un arcaico narrare intorno al fuoco, perché il Pentamerone, è un insieme di racconti di nonna de chille appunto che sòleno dire le vecchie pe' trattenimento de peccerielle. La sua destinazione era la lettura nelle piccole corti napoletane, dopopranzo, quando le tavole venivano sparecchiate. Allora tra facezie, musiche, balli, giochi, piccole azioni teatrali, il Pentamerone veniva recitato per intrattenere gli ascoltatori. 

Per ricreare questa festosa atmosfera, lo spettacolo si avvale della collaborazione di un ensamble musicale, specializzato in musica antica, che propone all’interno dello spettacolo alcuni brani e canzoni celebri nel primo '600 e citati dallo stesso Basile nei suoi racconti. Tali riferimenti rivelano non solo le scelte di uno specifico ambito lessicale ma, anche, il bisogno di esprimere echi e sensazioni sonore e dare concretezza fonica alle pagine dell’opera. 
 
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