“La Betissa”, scritta tra Santa Cesarea e Castro, sulla co­sta salentina, tra l’agosto e l’ottobre del 1986, rappresenta per molti aspetti il lavoro poetico più maturo e compiuto di Antonio Verri.  Pubblicata per la prima volta qualche mese dopo, nell’anno successivo, è una disperata favola a tinte fosche, un allucinato viaggio nell’inconscio e nel linguaggio che rappresenta una svolta decisiva nella ricerca espressiva di Verri, ora concentrata a indagare ossessivamente le relazioni che intercorrono fra le parole e le cose, fra il mondo e il libro che tenta di ricrearlo, in uno sforzo costante di trascrizione di quella varietà cosmica e disarmonica in un’opera chiusa, conclusiva e allo stesso tempo sempre in progress, aperta, sfuggente. I personaggi che fondano l’intera vicenda sono l’Uomo dei Curli e la Grassa Signora. Il curlo è la trottola, gioco tra i più antichi presente in tutta l’area del Mediterraneo, mentre la grassa signora è la Betissa, che sapientemente nei disegni di Lucio Conversano assume questa connotazione di bestialità e di mantide religiosa. E qui Verri, da sempre, inoltre, incuriosito dal Teatro, si addentra in un terreno tanto affascinante quanto insostenibile.

Lo spettacolo fa parte della rassegna Teatri a Sud, ideata da Astragali Teatro, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Puglia, e con la collaborazione del Comune di San Cesario di Lecce. Ingresso libero.

Info: Tel. 389.2105991     mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.www.astragali.itwww.distilleriadegiorgi.eu