Foggia, bando per utilizzo beni confiscati alla criminalità organizzata
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GLI INTERVENTI DELLA UE – Come anticipato nella conferenza sulle “Esperienze e le progettualità sui beni confiscati – Contributo dell’ Unione europea“, l’Ue investira’ 64 milioni di euro, nel periodo 2007-2013, per aiutare ad utilizzare i beni sequestrati ai mafiosi. Il finanziamento dell’attuale programmazione Ue dei fondi segue un progetto pilota gia’ attuato che ha consentito di investire 11 mln di fondi europei per convertire 50 ex proprieta’ della mafia in attivita’ di natura economica e sociale. Per il progetto Libera, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Foggia, Nicola Lo Muzio, raccolse l’invito rivolto dalla prima assemblea provinciale di “Libera” all’Amministrazione del capoluogo tramite l’acquisizione al patrimonio del Comune di Foggia di due beni immobili confiscati in applicazione della Legge Rognoni-La Torre. Il sindaco Mongelli e la Giunta decisero in seguito di destinare a fini sociali i due immobili in questione.
IL CORSO – Si ricorda che “Simboli e risorse libere. Contesti e pratiche per l’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata in Provincia di Foggia’ è il titolo del corso di formazione organizzato da Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie – Coordinamento Provinciale di Foggia e la Provincia di Foggia – assessorato alla Solidarietà e alle Politiche Sociali, in collaborazione con il Ce.Se.Vo.Ca. (Centro Servizi per il Volontariato di Capitanata). Il corso, programmato per orientare sui temi connessi alla legge n. 109/96 (’Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati’) ed alle pratiche d’uso sociale dei beni confiscati si propone di illustrare le opportunità di sviluppo sociale ed economico che l’uso dei beni confiscati può generare, insieme alla dimensione etica e simbolica; illustrare le modalità d’applicazione e gli strumenti di attuazione della legge sull’uso sociale dei patrimoni recuperati alla criminalità organizzata, in particolare a vantaggio delle organizzazioni di volontariato.
{affiliatetextads 1,,_plugin}LA VENDITA SIMBOLICA DEI BENI – Lo scorso venerdì 27 novembre del 2009 Libera mise simbolicamente “in vendita” i beni confiscati alla criminalità organizzata: un’asta provocatoria organizzata da don Ciotti nella bottega della Legalità intitolata a Pio La Torre per lanciare un segnale alla politica, al Governo e al Parlamento contro l’emendamento alla legge finanziaria approvato in Senato che prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro 3 o 6 mesi. Uno stock di 15 beni, case e terreni appartenenti a clan e mafiosi che il battitore Enrico Fontana ha assegnato ai “finti” compratori che hanno esibito altrettanti soldi finti. Tra i beni in vendita anche i terreni ed il fabbricato confiscato a Monte San Giovanni (Fr) al cassiere della banda della Magliana, Enrico Nicoletti (oltre ad uno di Manfredonia di cui si riporta in basso )
LA CONSEGNA DEI BENI DAL DEMANIO AI COMUNI, CON IL GRAVAME DELLE IPOTECHE: Va ancora ricordato che spesso i beni confiscati vengono destinati all’Agenzia del Demanio e consegnati ai Comuni con tutte le loro criticità amministrative – Spesso le stesse amministrazioni non sono in grado di fare fronte, da soli, al pagamento delle pretese dei terzi, cioè delle Banche o società specializzate che hanno acquistato il credito. Il dato accertato dall’indagine del Commissario sul mancato utilizzo dei beni consegnati ai Comuni (ben 51%) rimanda spesso a questa causa. In molti casi, poi, i Comuni rifiutano i beni confiscati proprio perché ipotecati o con altre criticità obiettive. L’accertamento giudiziale della buona fede della banca creditrice al momento della concessione del mutuo ha tempi lunghissimi. Si tratta di accertamenti giudiziali che allungano oltremodo i tempi della destinazione. E quando non siano stati avviati o sia riconosciuta la buona fede, accade spesso che nelle procedure esecutive civili il bene confiscato, pignorato prima del sequestro, venga venduto all’asta con il pericolo che torni nella disponibilità dei mafiosi. Tutto questo deriva anche dalla mancanza di chiare disposizioni normative in tema di tutela dei diritti di dei terzi che consentano di risolvere le questioni nel corso del procedimento di prevenzione, così da far giungere a confisca definitiva beni liberi da criticità.Una soluzione in tempi ragionevoli richiede che il soggetto cui è affidata la responsabilità del comparto dei beni confiscati possa disporre delle risorse necessarie per definire in via transattiva i procedimenti con i creditori di buona fede. La soluzione potrebbe trovarsi in appositi stanziamenti del bilancio dello Stato ma i problemi di finanza pubblica e la difficoltà di reperire la copertura non rendono oggi facilmente praticabile questa ipotesi. L’obiettivo di svincolare i beni dalle ipoteche e promuoverne lo sviluppo potrebbe utilmente perseguirsi consentendo alla struttura cui è affidata la responsabilità del settore di utilizzare le risorse dello stesso comparto dei beni confiscati e, in particolare i proventi della gestione o della vendita dei beni, nelle migliori condizioni di sicurezza. Una ipotesi che richiede un adeguamento delle recenti disposizioni in tema di fondo unico giustizia. L’urgenza del problema ha determinato il Commissario ad interventi finalizzati alla salvaguardia del bene e della sua destinazione sociale, promuovendo, con l’ausilio dei Prefetti, incontri e tavoli per la individuazione di soluzioni transattive per casi specifici di particolare importanza, anche simbolica Iniziative specifiche e mirate a casi emblematici, sono in corso in diverse parti del Paese per talune situazioni di crisi dello stesso tipo (ad esempio a Brindisi, per un immobile confiscato pignorato dalla Banca Popolare Pugliese). Nella ricerca di soluzioni “di sistema”, il Commissario ha avviato contatti con l’associazione delle fondazioni bancarie (ACRI) per l’individuazione di soluzioni dirette alla rimozione degli impedimenti alla destinazione ed utilizzo dei beni per la presenza di vincoli ipotecari a favore di istituti di credito. L’idea era quella di un fondo finanziato dalle fondazioni al quale accedere, di volta in volta, previa valutazione della meritevolezza della soluzione transattiva concordata con l’Avvocatura dello Stato, per purgare le ipoteche iscritte in favore di istituti bancari o terzi di buona fede e consentire l’uso sociale e pubblico dei beni. Le fondazioni bancarie sono attualmente disciplinate, in via generale, dal D.L.vo 17.05.1999, n. 153.
LE IPOTECHE ISCRITTE SUI BENI CONFISCATI – Secondo i dati dell’Agenzia del Demanio, le ipoteche iscritte sui beni confiscati riguardano un valore capitale complessivo di euro 203.174,74 milioni, suddiviso fra 76% di ipoteche volontarie, 20% di ipoteche giudiziali e 4% di ipoteche legali, a fronte di debiti residui per un valore complessivo di euro 73.375,65, riguardante per il 99% ipoteche volontarie. L’impegno finanziario complessivo dovrebbe pertanto ritenersi limitato a tale ultimo importo (73,3 milioni circa), che corrisponde ad una percentuale delle risorse complessivamente erogate dalle fondazioni nel 2005 pari 0,5%. In Puglia sono 86 le aziende e 722 i beni confiscati ad organizzazioni criminali. Di queste unità immobiliari, se si analizza la provincia di Foggia: a Carapelle 2 beni sono stati dati in gestione al Demanio; a Cerignola 18 in gestione al Demanio, 5 destinati ma non consegnati, 9 consegnati; a Foggia 8 in gestione al Demanio, 2 non consegnati, 10 consegnati; a Lesina 2 in gestione al Demanio, a Lucera 1 in gestione al Demanio, 6 non consegnati, 7 consegnati, a Manfredonia 5 dati in gestione al Demanio, a Peschici 12 dati in gestione al Demanio, a San Severo 6 dati in gestione al Demanio. Per un totale in provincia di Foggia di 42 beni dati in gestione al Demanio, 13 non consegnati, 21 consegnati, per un totale di 76 beni. In Puglia: 219 al Demanio, 86 non consegnati, 400 consegnati, per un totale di 705 unità immobiliari. L’asta simbolica di Libera indetta a Roma, per quanto riguarda Manfredonia, ha riguardato la villa confiscata all’esponente criminale Francesco Trisciuoglio (in località Siponto), un terreno ed una villa sono stati invece venduti simbolicamente, da beni di Francesco Compierchio di Cerignola. Da dati di Repubblica nazionale: su 8933 immobili confiscati alla criminalità organizzata (in gran parte in Sicilia, Puglia, Campania) poco più del 50% (5407 per un valore di 725 milioni di euro) è stato assegnato dal 1996 ad oggi ai comuni o allo Stato, e dunque trasformati in un bene “utile” per la società. Della restante parte (3526 unità immobiliari) il 75% resta per anni bloccata al Demanio con un costo enorme la collettività, in primis, come detto per criticità come: occupazioni abusive, ipoteche, pignoramenti e cause giudiziarie (intentate da proprietari mafiosi e dai loro prestanome).
http://www.statoquotidiano.it/10/03/2010/foggia-bando-per-utilizzo-beni-confiscati-alla-criminalita-organizzata/18982/