Nube di fumi su Taranto: chieste due condanne
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Alcuni operai stavano travasando acido solforico e acido acetico contenuto in alcuni fusti. La reazione chimica delle sostanze tossiche comportò un aumento di pressione all’interno di un’autocisterna, al punto che la parte posteriore del serbatoio esplose, danneggiando anche alcune strutture. L’autista del mezzo ed un altro operaio rimasero feriti, mentre un’impiegata della stessa ditta e due operatori del 118 intervenuti a prestare soccorso riportarono una lieve intossicazione.
Secondo il dottor Argentino, i due imputati non avrebbero vigilato affinchè gli operai effettuassero i lavori in condizioni di assoluta sicurezza e di conoscenza dei pericoli derivanti dal trattamento di rifiuti liquidi. Secondo l’accusa, il capannone era sprovvisto di pavimentazione isolante e dispositivi di protezione da infortuni. A un dipendente fu affidato il compito di caricare su un’autocisterna i fusti contenenti varie specie di acido (solforico, nitrico, acetico, fosforico, citrico e fluoridrico) per trasportarli e scaricarli presso l’impianto di trattamento.
«Nel corso delle operazioni di travaso - si legge nel capo d’imputazione - il contatto tra l’acqua di lavaggio e le soluzioni acide immesse determinava un enorme e rapido aumento della pressione nella cisterl’avvocato Massimiliano Del Vecch io, che in una nota sottolinea come il provvedimento del gup «conferma la persistente pericolosità dell'ambiente di lavoro insistente nel complesso industriale tarantino a cagione delle innumerevoli sostanze cancerogene che si sprigionano nei processi produttivi». na e lo scoppio della stessa».
{affiliatetextads 1,,_plugin}Rimasero feriti l’autista dell’autocisterna e l’operaio che stava caricando i fusti, mentre un’altra dipendente riportò una lieve intossicazione. L’esplosione danneggiò parti del capannone e la recinzione degli impianti, mentre la dispersione di vapori acidi provocò, si sottolinea nell’imputazione, «l’irrespirabilità dell’aria». Il portellone dell’autocisterna fu sbalzato a decine di metri di distanza e tracce di «liquidi infiammati» furono rinvenute nei pressi della raffineria Agip. Inoltre, la linea ferroviaria fu interrotta per alcune ore.
Costantino e Pappagallo rispondono anche di stoccaggio abusivo di rifiuti liquidi pericolosi in quanto avrebbero esercitato l’attività in assenza di autorizzazione. Il Comune di Taranto si è costituito parte civile tramite l’avvocato Rosario Orlando che ha chiesto un risarcimento danni di non meno di 100mila euro. La sentenza è attesa per il prossimo 12 aprile.
di MIMMO MAZZA - lagazzettadelmezzogiorno.it