Il Nord in crisi in barba a tutte le informazioni tranquillizzanti impartite dal regime
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Per la verità non ci voleva un laureato in economia con master a Oxford per capire che settembre sarebbe stato il mese peggiore benchè Berlusconi ci assicurava il contrario. Come chiunque abbia mai preso in mano una fattura sa che, da Febbraio-Marzo (culmine della crisi finanziaria e quindi culmine della mancanza di liquidità) i pagamenti delle aziende verso i loro creditori sono stati rimandanti a 30-60-90 giorni. Arriva l'estate, l'economia galleggia grazie alle blande attività stagionali per poi ripiombare nel caos a Settembre. I 90 giorni sono scaduti, i pagamenti non arrivano, le attività stagionali chiudono.
Il grande bluff berlusconiano è arrivato. Operai salgono sui tetti per rivendicare i propri diritti, alcuni gladiatori addirittura vanno sul colosseo per non essere licenziati. Da Febbraio ad ora nel totale silenzio dei mass media almeno 5 o 6 imprenditori si suicidano pur di non affrontare la chiusura della propria ditta e il licenziamento dei dipendenti. Per non parlare dei lavoratori. Ma ora la crisi tocca il ghota dell'impero mass - mediatico: Milano.
Proprio ieri la Lavagnini dell'hinterland milanese spiegava che non riusciva a far fronte ai propri debiti visto l'impossibilità di ottenere finanziamenti dalle banche, oggi una concessionaria della pubblicità milanese afferma che ha un milione di crediti che non riesce a riscuotere motivo per il quale o le banche si muovono o rischia la chiusura. Inutile dire che le banche hanno anche a quest'ultima negato ogni fido. Con una curiosità in più, a quanto ha spiegato l'imprenditore a Repubblica, lui con il Comune di Milano aveva vinto la gara per la concessione della pubblicità che gli avrebbe dato un po di respiro, solo che quest'ultima è stata annullata con una nuova gara la quale è finita niente di meno che, con la vittoria di Marco dell'Utri figlio del famoso dell'Ultri condannato in via definitiva e co-fondatore assieme al Berlusconi di Forza Italia.
Ora spunta la notizia di Prato, in Toscana dove la destra ha vinto le elezioni comunali cavalcando la crisi, bestemmiando politicamente contro i cinesi e il Comune allora governato dal centro sinistra reo di favorire la crisi economica nel Comune. Il nuovo sindaco di destra, proprietario della fabbrica di abbigliamento Sash che produceva, ironia della sorte già il 99% della produzione in Cina annuncia (e questo lascia tutto intendere sul personaggio e sulla destra in generale) che chiuderà la linea produttiva di Prato che manteneva quell'1% di produzione italiana.
Dall'azienda spiegano che si tratta di una "razionalizzazione del ciclo produttivo". Ma il loro cervello invece quando si razionalizzerà una volta per tutte?
Antonio F.