Siamo in un mappamondo nuovo e minaccioso dove la scorciatoia per non affogare sembra il riparo nelle “piccole patrie”, nei leghismi, nell’identita’ auto-referenziale ed escludente, nell’esodo veloce e incattivito da qualsivoglia idea di solidarieta’, di “civitas” allargata e plurale, persino dalla modernita’ dello Stato di diritto troppo spesso ferita dal regresso allo “ius loci”, cioe’ al medioevo dei diritti della stirpe e della tribu’, della terra e del sangue”. “Siamo dentro una svolta e non sappiamo quale sia il tragitto ne’ quale sia la meta di un movimento planetario che ci travolge. Dobbiamo, ciascuno con le sue proprie forze, provare a far valere un orientamento etico, a mettere a fuoco un punto di riferimento, un ideale irrinunciabile, un comandamento: per me si tratta di segnare come prescrittiva - in questa oscura transizione - una certa idea della dignita’ umana, collocare la persona (ciascuna persona) in un possibile cammino di senso e di salvezza.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Ma anche preservare e custodire le cose piu’ importanti del passato, i racconti e i valori che ci portiamo dalla temperie del Novecento, perche’ questo ignoto futuro non ci appaia come una caduta e un buco nero. Ci sono parole che premono alla porta della nostra politica, di tutta la nostra politica, perche’ sono andate smarrite, si sono confuse, ci chiedono di riorganizzare i codici della comunicazione sociale”.(AGI) Red