Regione, Vendola si affida a Errani per "salvare" i precari della sanità
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La settimana scorsa però aveva sostanzialmente considerato come un ricatto ogni richiesta che esulasse dagli aspetti tecnico-contabili nella redazione del piano di rientro. Ed è chiaro che il governo regionale considera come politica e non contabile la richiesta del blocco delle internalizzazioni.
{affiliatetextads 1,,_plugin}I precari. Al processo di internalizzazione sono interessati potenzialmente 8000 lavoratori dei servizi di guardiania, pulizia e vigilanza che ora lavorano per conto di cooperative e di aziende private e che sperano di poter essere assunti da società controllare dalle Asl secondo quanto previsto da una norma di una legge approvata dal Consiglio regionale il 10 febbraio 2010. «Il piano di rientro dal punto di vista tecnico è stato pienamente accettato e condiviso: così abbiamo escluso nuove tasse ai pugliesi», ha detto ieri l'assessore al Bilancio, Michele Pelillo. «Quello che abbiamo offerto al tavolo nazionale dopo le prescrizioni che ci erano state date è stato pienamente accettato e per noi è motivo di soddisfazione perché la Puglia continuerà ad essere una delle quattro regioni italiane che non avrà bisogno di aumentare l’addizionali Irpef e l’accisa sulla benzina», ha aggiunto. «Poi, nelle ultime ore della trattativa tecnica sul piano di rientro, è stata presentata una richiesta di natura politica, cioè il blocco delle internalizzazioni. Davvero non è una condizione facile né gradevole quella di chi sta chiudendo un accordo tecnico e si ritrova a dover subire una condizione politica. Noi ovviamente continuiamo e sperare nel confronto e ad auspicare che possa prevalere il buon senso in modo che il governo escluda il blocco delle internalizzazioni dal patto di rientro», ha spiegato l’assessore al Bilancio.
Pelillo ha sottolineato che la giunta Vendola «ha scommesso molto sulla lotta al precariato ed è complicato rinunciare ad una scelta di fondo. Adesso, comunque siamo concentrati sul passaggio della manovra di bilancio, che è una condizione per il piano di rientro. Cerchiamo con il concorso di tutti, anche dell'opposizione, di chiudere al meglio questo punto per poi sederci al tavolo romano e trovare la soluzione migliore», ha concluso.
Il piano da 450 milioni di euro è stato costruito attraverso tagli (2.200 posti letto in meno), chiusure di piccoli ospedali (18 in Puglia, di cui 7 nel Grande Salento), introduzione del ticket di un euro su ogni ricetta farmaceutica (si prevede un incasso di 80 milioni di euro in tre anni), blocco totale del turn over dei lavoratori che andranno in pensione sino al 2012. Ai risparmi sulla spesa la Regione ha dovuto aggiungere 105 milioni di euro prelevati dal bilancio ordinario (l’assenso al trasferimento è di competenza del Consiglio regionale che in queste ore sta discutendo la manovra di assestamento e di prima variazione di bilancio) per evitare l’aumento dell’Irpef e dell’imposta regionale sulla benzina.
I 105 milioni sono stati reperiti attraverso emendamenti del governo regionale al disegno di legge di variazione. Quarantacinque milioni erano stati destinati a finanziare un fondo di svalutazione dei crediti, 60 facevano parte di una posta di 120 milioni che la Regione voleva destinare come anticipazione al finanziamento del Par-Fas (Fondo per le aree sottoutilizzate) ora bloccato. La firma del piano di rientro dovrà avvenire entro domani 29 luglio. Si tratta di una scelta indifferibile per la Puglia. Che, nel caso non firmasse perderebbe 500 milioni di euro del fondo sanitario.
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