DOC E DOCG, AVANTI - La Puglia vitivinicola ha visto, tra l’altro, aumentare i quantitativi di vini Doc e Docg (+7,2%) e Igt (+14%), registrando anche in questo caso risultati diversi da quelli ottenuti soprattutto dalle regioni vitivinicole storiche del Centro-Nord. «Il vino regionale oggi testimonia un processo di rigenerazione realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo - dice Antonio De Concilio, direttore della Coldiretti di Puglia - di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, del paesaggio, delle testimonianze artistiche e naturali . Di questo nuovo modello di sviluppo, che dispone di capacità innovativa e di risorse imprenditoriali e che ha un legame inscindibile con un territorio dotato di straordinarie risorse, l’agricoltura pugliese si è fatta interprete con il divieto alla coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm), la leadership nel biologico e nei prodotti a denominazione di origine». 

{affiliatetextads 1,,_plugin}LE QUESTIONI APERTE - La Coldiretti ritiene che - sia come Paese Italia che come Regione Puglia - «restino aperte le questioni legate alla definizione e al rispetto delle regole, alla tutela mondiale delle indicazioni geografiche e dei marchi, alla determinazione di un giusto rapporto qualità-prezzo per tutte le fasce di prodotto, alla definizione e conoscenza dei dati produttivi e di mercato, alla migliore utilizzazione dei risultati della ricerca e alla necessità di promuovere su scala internazionale le nostre produzioni in modo meno frammentario ed episodico». 

GIOCHI POCO LIMPIDI - A ventilare l’ipotesi che alcune cantine che oggi hanno dichiarato giacenza zero, non si ritrovino poco prima della vendemmia, quasi per miracolo con le cisterne piene, con ricadute negative sui prezzi, è Donato Petruzzi, vice presidente della Cia di Puglia. «Spero che ciò non avvenga: la Regione Puglia, mi auguro che a partire dal prossimo anno compia, già dalla fine di maggio, una ricognizione precisa delle giacenze in cantina ». 

IL NODO PAGAMENTI - Il problema delle condizioni di pagamento degli acquirenti di vino viene denunciato da Tommaso Battista, presidente della Copagri di Puglia. «Questi ultimi - spiega - costringono le cantine cooperative ad accettare pagamenti a 150 giorni: ciò significa che gli agricoltori che vendono l’uva fino a novembre, non riuscirebbero a incassare il prezzo prima del giugno successivo. È evidente - afferma - che per molti si tratta di tempi non proponibili». «A tutto questo - aggiunge - bisogna aggiungere il problema della mancata proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali. Pertanto, oggi le aziende stanno assumendo manodopera con lo spettro di ritrovarsi, fra qualche mese, a pagare le giornate lavorative a 24 euro, cosa che sarebbe deva stante». 

TEMPI E PREZZI - «Nella Bat - conclude il presidente della Copagri di Puglia - è già cominciata la vendemmia del Sangiovese in attesa di quella del Montepulciano. Come al solito, nonostante la qualità e l’inesistente giacenza nelle cantine, il prezzo dell’uva è mediocre. Infatti, i prezzi sono di 14 euro al quintale, a differenza dei 18 che rappresenterebbero il livello medio. Nella provincia di Bari il prezzo è circa di 18 euro al quintale». A Taranto, invece, la vendemmia è prevista dal 10 settembre: la previsione dei prezzi dell’uva qui è più rosea.

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Marco Mangano