La carcassa è stata conferita presso l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata a Foggia per le analisi necroscopiche mentre campioni di tessuto saranno inviati all’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica) per analisi genetiche. Il rinvenimento è stato altresì comunicato alla Regione Puglia, Ente provvisorio del neo Parco Regionale dell’Ofanto, al Ministero Ambiente e all’Osservatorio Faunistico dell’Ufficio Caccia della Provincia di Foggia nonché ad esperti deputati a gestire il database nazionale di tali segnalazioni in Italia nell’ambito del citato protocollo.

{affiliatetextads 1,,_plugin}La presenza della specie nel comprensorio Ofantino non meraviglia, infatti la distribuzione della pur esigua popolazione era stata già conclamata in passato da varie ricerche. Già tra il 1998 e il 2001, proprio la LIPU con una articolata indagine sul bacino dell’Ofanto, finalizzata alla verifica e tutela delle specie faunistiche di maggior interesse, ne aveva verificato la distribuzione e le principali minacce, continuando ad interessarsi del comprensorio fino ai giorni nostri per tutelarlo da usi “impropri” e sostenendo la nascita del Parco Regionale dell’Ofanto. Ma evidentemente l’istituzione di un’area protetta non è sufficiente di per sé a garantire la tutela della biodiversità (e del paesaggio) se poi viene assediata dalla proliferazione di ragnatele stradali, opere idrauliche, recinzioni, centrali fotovoltaiche o eoliche, sottostazioni elettriche e ogni sorta di trasformazione insostenibile.

In altri termini il “consumo” sempre più esasperato di territorio causato da una sua disordinata antropizzazione e artificializzazione non fa che frammentarne l’integrità, compromettendo la mobilità e il rifugio della fauna selvatica sempre più confinata in ambiti circoscritti.

 Già nel 2000 la LIPU, anche sulla scorta di analoghe deduzioni di esperti nazionali per simili aree, teorizzava la possibilità che localmente la specie potesse interagire con altri bacini idrici confinanti e colonizzarli, a patto che questa dinamica non venisse sempre più compromessa da interventi urbanistici aggressivi.

Oggi questa triste testimonianza sembra confermare ancor più l’esigenza di una corretta gestione del territorio che salvaguardi le reti ecologiche e le sue interconnessioni. La Lontra è stata rinvenuta fra il torrente Carapelle, oggetto di recente frequentazione della specie, e il citato fiume Ofanto, all’altezza di un affluente fossile probabilmente utilizzato in questi giorni di pioggia come traccia per un improbabile corridoio ecologico, rivelatosi drammaticamente sbarrato da una superstrada.