E’ la retorica del comunista nemico delle imprese? Guardi, nella mia regione, agli imprenditori ho detto: amici miei, c’e’ bisogno di affrontare la globalizzazione, non abbiate paura, non fatevi incantare dalle sirene che invocano dazi. Ho fatto una legge sui finanziamenti per i distretti industriali di filiera che hanno consentito ai diversi attori di cicli produttivi omogenei di mettersi in rete accompagnando processi internazionalizzazione. E creato distretti tecnologici messi al servizio di apparati produttivi. Sono fattori su cui ho costruito non una politica anti-imprenditoriale ma una nuova politica industriale che porti a un processo di responsabilizzazione del sistema produttivo.

{affiliatetextads 1,,_plugin}La scarsa competitivita’ di cui parla Marchionne e’ un dato, come si affronta? L’Italia e’ in affanno perchè ci sono dei furbi a Pomigliano? O perchè, per esempio, la Fiat ha investito pochissimo ed e’ stata indotta pochissimo a investire in innovazione. I problemi di cui parla Marchionne sono in molti casi oggettivi ma la causa va cercata altrove. Nella fuga dei pubblici poteri dalle responsabilita’ che non sono, pero’, quelli di ficcare il naso nel recinto delle imprese.

Ma la sinistra non teorizzava la presenza dello Stato in economia? Lo Stato non deve diventare imprenditore ma e’ il punto di vista dell’interesse globale e su questo indirizzare i finanziamenti alle attivita’ produttive. Non possiamo avere il 90% di microaziende che come lillipuziani faticano a competere con il Gulliver della globalizazione.

E allora cosa propone alle imprese? Finanziamenti che incentivino la crescita dimensionale, la crescita qualitativa e l’ambientalizzazione degli apparati produttivi, la formazione permanente. Questi sono fattori competitivi nella mia visione: mettere insieme sapere e lavoro, cercare un compromesso avanzato tra economia ed ecologia. E invece qual è la politica del Governo?

Ha finanziato gli ammortizzatori, per lei non ha valore? Ma qual e’ stata la politica industriale? Non c’e’ stato per lungo tempo nemmeno un ministro. Quello che è accaduto meritava da parte di Confindustria una reazione ben piu’ forte rispetto a quella timidissima che c’e’ stata. Per non parlare del ruolo che ha avuto nelle relazioni sociali: il Governo da arbitro si e’ trasformato in parte avversa a una squadra. Mai l’Italia ha avuto un ministro come Sacconi che e’ entrato nel gioco drogandolo e truccandolo.

Perche’ si schiera con una parte minoritaria, quella che ha detto no a Pomigliano, no all’aumento di salari a fronte di incrementi di produttivita’? Perche’ e’ una frottola, una costruzione ideologica. E’ dire stiamo investendo al Sud e invece chiude Termini Imerese. Oggi Marchionne ha quote impressionanti di cassa integrazione e lavoratori in uscita. Le sue formule assomigliano a un depistaggio. Il salario si conquista con la lotta non con una generosita’ unidirezionale. E con la produttivita’. Perche’ qui e’ piu’ bassa che ovunque? Perche’ sono asini quelli che non hanno investito in innovazione. Non si poteva pensare che Cina e India avrebbero continuato a produrre mutande e calzini. Lo sa che il gioco piu’ importante dei bambini indiani sono le olimpiadi di matematica? La Cina sforna mezzo milione di ingegneri all’anno e l’India 200mila invece la maggior parte dei ragazzi italiani di terza media non ha cognizione precisa delle quattro operazioni. Siamo all’analfabetismo di ritorno e Tremonti taglia 8,5 miliardi alla scuola e 1,4 miliardi all’universita’ mentre la competizione sui bassi costi e le scarse tutele sta finendo.

{affiliatetextads 2,,_plugin}Vuole essere l’espressione politica della Cgil? Non ho messo in piedi il partito della Cgil. Non voglio un partito malato di neo-collateralismo e penso che i sindacati abbiano sbagliato sempre quando l’hanno fatto. Ma il sindacato non puo’ mai essere filogovernativo. Sono grato alla Fiom che a Pomigliano o Melfi non ha fatto una battaglia minoritaria e ha continuato a chiedere negoziato ma mettere in discussione il diritto alla salute o allo sciopero con l’alibi dell’assenteismo e’ insopportabile. Marchionne ha investito mentre mancano i capitali esteri, l’altola’ Fiom rischia di allontanarli definitivamente? Torno da Parigi dove milioni di lavoratori sono in piazza insieme a tutti i sindacati e a tutti i partiti di opposizione. Mi sembra che la conflittualita’ non sia il problema italiano. Piuttosto il sito del ministero dello Sviluppo fa sapere che in Italia per fare un’opera dai 100 milioni di euro in su ci vogliono dai 12 ai 20 anni. Cosa risponde Berlusconi che, con brevi pause, governa dal ’94?

E lei cosa risponde a un mondo del lavoro che vi ha puniti alle elezioni lasciandovi fuori dal Parlamento? La sinistra ha due limiti: una cultura compatibilista subalterna che, d’istinto, tra Marchionne e gli operai pensa di dover stare con Marchionne. Quella si e’ suicidata. L’altra sinistra e’ invece innamorata del minoritarismo, dell’estetica della sconfitta, della sociologia del dolore. Queste due sinistre, una riformista e una radicale hanno determinato una globale sconfitta culturale.

E il velleitarismo? Quelle promesse che non fanno i conti con il debito pubblico e segnalano che abbiamo vissuto sopra i nostri mezzi? Questa e’ una rappresentazione semplificata e fiabesca. Noi siamo in una condizione disastrosa a causa di politiche liberiste. Artefice del disastro e’ Giulio Tremonti, con qualche corresponsabilita’ di Padoa Schioppa. Siamo un Paese in cui la politica di contenimento del debito e’ stata fatta come fuga dalla crescita. Siamo di fronte al paradosso che Tremonti taglia la spesa sociale come mai mentre cresce la spesa pubblica come mai: miracoli della finanza post-creativa! Questo e’ un Paese socialmente ridisegnato dalla destra per cui il 10% possiede il 50% della ricchezza. E’ un Paese in cui la rendita si e’ mangiata la ricchezza prodotta dal lavoro. Lì bisogna andare a bussare.

C’e’ ancora il rischio Unione per il centro-sinistra? Il rischio e’ un altro. Che ci si innamori dell’idea di una fase di stabilizzazione attraverso un governo di transizione che congelera’ tutto fino alla scadenza naturale della legislatura. Un governo che mettesse insieme centro-sinistra e parti del centro-destra per fare le riforme economiche sarebbe un colpo alla democrazia. Parla come Berlusconi. Ma le ragioni sono opposte. Un tale governo sarebbe contro il lavoro perche’ sposerebbe il paradigma liberista. E offenderebbe le regole elementari della democrazia. Sarebbe un atto di assoluto degrado della vita politica.

E la “santa alleanza” per il voto fino a Casini e oltre? La santita’ poco si addice alla politica. C’e’ la necessita’ di una larga alleanza tra culture riformatrici. E per metterla in piedi servono le primarie e una discussione pubblica sulle parole chiave che possano schiudere le porte a un futuro in cui vinca l’Italia migliore.