L'acqua in Puglia torna bene pubblico.
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{affiliatetextads 1, category, _plugin}E poi, addio alla società per azioni Acquedotto pugliese, che deve invece diventare soggetto giuridico di diritto pubblico ben prima della fatidica data (2018) entro la quale si concluderà per legge la concessione della gestione del servizio idrico, aprendo di fatto ai privati il settore. In pratica, il governo guidato da Vendola si appresta a licenziare un disegno di legge che punta a tramutare l'Aqp da società per azioni (attuale configurazione, con capitale in mano alla Regione) in "soggetto giuridico di diritto pubblico". Il proposito è contenuto in una delibera di indirizzo, presentata dall'assessore Fabiano Amati, e approvata a conclusione di una lunga discussione, in cui si sancisce il principio che l'acqua è "un bene comune dell'umanità".
Una decisione che apre un ampio fronte politico con il governo e, prevedibilmente, con una parte della stessa maggioranza di centrosinistra: tornare al soggetto pubblico confligge infatti con il proposito di "privatizzazione dolce" che la componente ex diessina del Pd ha sostenuto strenuamente fino a giungere a polemiche pubbliche contro Vendola e l'attuale management di Aqp fedele al governatore. Non a caso nel parlamento regionale l'unica voce discorde è arrivata dall'ex ds Mario Loizzo.
Anche se il Centrodestra pugliese si è espresso a favore (il consigliere regionale Donato Salinari, infatti, sottolinea "la leggerezza con la quale l'Aqp ha proceduto ad innalzare il costo dell'acqua in Puglia: l'acqua, in quanto bene primario, non può essere utilizzata per rastrellare denaro con cui ripianare il buco di bilancio), chiaro e incontrovertibile sarà il contrasto col governo nazionale. Per due ragioni: per l'inversione a 360 gradi sull'Aqp (trasferito con legge alla Regione perché lo privatizzasse) e perché la stessa delibera propone di ricorrere alla Corte costituzionale contro il governo. La Regione, infatti, ritiene che "il servizio idrico integrato è un servizio pubblico essenziale, privo di rilevanza economica e come tale non soggetto alla disciplina della concorrenza". "Per questa ragione - dichiara Amati - rientra nelle competenze della Regione e non dello Stato".
Con la delibera inoltre viene istituito un gruppo di lavoro che entro il 31 dicembre 2009 dovrà proporre alla giunta regionale un disegno di legge "con il quale introdurre il principio dell'acqua bene comune dell'umanità, il riconoscimento del Servizio idrico integrato quale servizio pubblico essenziale, di interesse generale e privo di rilevanza economica, il tutto nell'ambito del concreto riorientamento del sistema di tariffazione in base alle condizioni reddituali, pur nell'assicurazione di una dotazione minima pari per tutti i cittadini". Il punto di vista della Regione è chiaro: la competenza sull'acqua è della Regione e solo un Aqp che sia soggetto pubblico potrebbe consentire una gestione del servizio idrico orientato "a criteri di equità e solidarietà", con tariffazione che tenga conto delle esigenze delle fasce meno abbienti.
La Puglia si candida anche quale sede Onu per l'organizzazione di una "conferenza internazionale per la formalizzazione del riconoscimento del diritto universale all'acqua per tutti". Principio, questo, che andrebbe inserito nello Statuto regionale e per il quale si è mobilitato un ampio movimento di cittadini e associazioni: solo in Puglia in 30mila (sui 400mila complessivi) hanno firmato a favore di una proposta di legge di iniziativa popolare a favore della ripubblicizzazione dell'acqua.
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