{affiliatetextads 1,,_plugin}È evidente che tale dato non soddisfa il requisito di un terzo delle popolazioni interessate, non solo se si vuole raggiungere il terzo degli abitanti di tutta la Puglia (la soglia sarebbe allora di circa 1.300.000 abitanti), ma anche se consideriamo – come erroneamente fa il Comitato – solo un terzo degli abitanti delle tre province, che corrisponde, infatti, a circa 599.000 abitanti.
Il rocambolesco errore nasce dal fatto che molte delle 59 delibere presentate all’Ufficio Centrale presso la Corte di Cassazione mancavano di un requisito essenziale di legittimità, cioè le designazione dei delegati al deposito delle delibere stesse a corredo della richiesta. Il che rende le delibere consiliari inammissibili, tanto più se, come in qualche caso, si è tentato di rettificarle con una successiva delibera di Giunta, compiendo così una evidente violazione di legge. Non serve essere professori universitari, infatti, per sapere che, in virtù di un espresso riparto di competenze tra i due organi, è impossibile rettificare, modificare o sanare le deliberazioni del Consiglio con una deliberazione di Giunta!

Ciò che più mi stupisce, dunque, è il dilettantismo con cui è stata gestita l’intera procedura. I proclami entusiastici con cui Paolo Pagliaro invocava la democrazia e il rispetto della volontà popolare sono quanto di più lontano dalla realtà dei fatti e, soprattutto, sono stati strumentalizzati per una battaglia anti-storica e senza solide fondamenta tecnico-giuridiche, che ha poco a che fare con i veri interessi dei salentini”.