Parte il Piano straordinario per il lavoro, Vendola: combattiamo la precarietà
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Si tratta di un Piano straordinario per il lavoro, secondo Vendola, “che vuole spezzare questa dicotomia tra politiche di sviluppo e politiche del lavoro. Abbiamo messo insieme diversi salvadanai e sperimentato nuove forme di azioni che possano generare sviluppo e occupazione. Gli interventi riguardano gli assi decisivi: le politiche per i giovani e le politiche per le donne. Sono loro quelli che pagano più di tutti gli effetti di questa pesante crisi”.
{affiliatetextads 2,,_plugin}Trecentoquaranta milioni di risorse, divise in 6 linee di intervento, che si declinano a loro volta in 43 interventi rivolti a 52.035 potenziali destinatari. Sono questi i numeri del più grande piano progettato da una Regione italiana per risollevare l’occupazione. Il governo regionale ha voluto fornire così una risposta immediata ad una situazione sempre più difficile e insostenibile che colpisce con particolare durezza i giovani e le donne. Infatti, mentre crescono in Puglia le esportazioni e il numero delle imprese, non appaiono altrettanto positivi i dati sull’occupazione. Nel terzo trimestre del 2010 il tasso di disoccupazione regionale, secondo la rilevazione Istat, è del 12,2%, sale al 14% per le donne. Ancora più gravi i recenti dati forniti dall’Istat per la disoccupazione giovanile in Italia salita a novembre al 28,9%, il dato più elevato dal 2004. Di fronte ad una situazione che fa della precarietà la regola e dell’occupazione regolare l’eccezione, la Regione Puglia ha deciso di reagire ricorrendo alle risorse e agli strumenti operativi che ricadono nella propria sfera di competenza e responsabilità. Certo, risultati più efficaci potrebbero essere raggiunti se a livello nazionale fosse possibile rivedere le normative sul lavoro e costruire un nuovo sistema di welfare che superi la precarietà e riconsegni diritti e prospettive di futuro alle nuove generazioni. In attesa, tuttavia, la Regione Puglia lotta con i propri strumenti ponendosi due obiettivi: da un lato migliorare l’occupabilità dei giovani e delle donne, dall’altro sostenere i livelli occupazionali esistenti.
E affronta la sfida alla quale è chiamata dalla strategia di Lisbona, da Europa 2020 e dalla Decisione del Consiglio Europeo del 21 ottobre 2010 sulle politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione: promuovere anche in Puglia una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
È importante sottolineare che il piano appena elaborato vuole essere una proposta organica di intervento che la Regione Puglia sottopone all’attenzione delle forze sociali, del parternariato socioeconomico ed istituzionale e delle sei Amministrazioni provinciali per moltiplicare le iniziative di collaborazione. I 43 interventi infatti avranno una priorità temporale che sarà decisa con il parternariato. La settimana prossima è previsto il primo incontro per affrontare il tema della tempistica nell’ attuazione agli interventi. L’obiettivo è farli partire per i primi sei mesi dell’anno secondo l’ordine deciso appunto in sede partenariale.
“Vorrei ricordare – ha aggiunto Vendola – a tutti quelli che parlano, peraltro con una discreta confusione, di stabilizzazione dei precari della Regione Puglia, che quando sono arrivato qui ho trovato precari in ogni angolo, contrattualizzati nei modi più diversi (stagisti, collaboratori, etc..) senza nessuna base giuridica certa e connotati da una assoluta dequalificazione dei profili professionali. Con pazienza abbiamo ricostruito il quadro frammentato che avevamo davanti e abbiamo dato a molti giovani la possibilità di avere dei contratti a tempo determinato. Oggi questo processo è in crisi non per responsabilità della Giunta Vendola, ma per colpa delle scelte di Tremonti e del Governo nazionale. Resta fermo il mio impegno a concludere positivamente questa vicenda, perché noi intendiamo dare futuro e stabilità anche a quanti lavorano all’interno della Regione Puglia”.
Il Piano
Il Piano straordinario per il lavoro in Puglia si muove secondo due obiettivi: nuova occupazione e salvaguardia dell’occupazione. Nel primo caso si propone di innalzare i livelli occupazionali di quella parte di forza lavoro che presenta prospettive di occupazione più basse come i giovani, le donne e i soggetti espulsi o a rischio di espulsione dai processi produttivi, nel secondo di valorizzare il capitale umano inteso come strumento per migliorare la competitività delle imprese. Alla nuova occupazione sono destinati 269,8 milioni di euro per un numero di destinatari potenziali pari a 38.335 persone, per la salvaguardia dell’occupazione, invece, i milioni di euro impiegati sono 70,9 e i destinatari potenziali 13.700. I destinatari dell’intero piano sono lavoratori in cassa integrazione, occupati, lavoratori atipici, imprese, disoccupati, donne disoccupate, donne inprenditrici, donne occupate, giovani disoccupati, apprendisti, persone disabili disoccupate, immigrati e richiedenti asilo, ultracinquantenni, lavoratori socialmente utili (LSU), giovani laureati, ricercatori, manager e imprenditori. Per loro i 340milioni del piano, che vale da solo lo 0,6% del Pil regionale 2009. Sei le linee di intervento: Il lavoro dei giovani; Il lavoro delle donne; Il lavoro per l’inclusione sociale; Il lavoro per la qualità della vita; il lavoro per lo sviluppo e l’innovazione; Più qualità al lavoro. Eccole nel dettaglio.
Al lavoro dei giovani è destinato il pacchetto più ampio di risorse: 122,6 milioni di euro che saranno spesi per formazione, lavoro e impresa. Sono divisi in 8 interventi, rivolti a 15.400 destinatari. Si tratta di Ritorno al futuro 2011 (20 milioni di euro), Diritti a scuola (30 milioni), Formazione integrata, tirocini e aiuti all’occupazione per i giovani diplomati (14 milioni), Alta formazione per l’apprendistato (10 milioni), Apprendistato professionalizzante (10 milioni), Verso un sistema integrato di alta formazione interregionale (3 milioni), Reddito di continuità per i lavoratori atipici (5,6 milioni), Microcredito (30 milioni).
{affiliatetextads 1,,_plugin}Sei gli interventi per il lavoro delle donne finalizzati ad aumentare i posti di lavoro e a garantire migliori condizioni a 10.800 donne, potenziali destinatarie di 32,9 milioni di interventi. Eccoli nel dettaglio: Sviluppo dell’imprenditoria femminile (6,35 milioni di euro), Piccoli sussidi per l’inserimento lavorativo delle migranti (1 milione), Formazione delle donne ed incentivi all’assunzione (10 milioni), Servizi di conciliazione vita-lavoro (12 milioni), Strumenti di flessibilità del lavoro per le donne (1,5 milioni), Part-time e conciliazione (1 milione).
Il lavoro per l’inclusione sociale è una linea che conta 7 interventi per 47 milioni di euro totali destinati a sostenere, contrastando le povertà e promuovendo l’inclusione, almeno 11.600 persone in difficoltà. Queste le azioni: Percorsi integrati per l’assunzione di persone disabili (2 milioni di euro), Sostegno alle persone in condizioni di povertà (10 milioni), Inserimento lavorativo di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo (2 milioni), Reimpiego e autoimpiego dei cassaintegrati (10 milioni), Sostegno ai cassaintegrati nei distretti produttivi (10 milioni), Formazione per cassaintegrati e lavoratori in mobilità (10 milioni), Utilizzo temporaneo dei cassaintegrati presso la Pubblica Amministrazione (3 milioni).
Altrettanti gli interventi destinati al lavoro per la qualità della vita. Con 32,9 milioni di euro totali e un popolo di potenziali destinatari pari a 5.150 persone, la linea si propone di promuovere il lavoro per uno sviluppo equo e sostenibile. Lo fa con 7 azioni: Nuove figure professionali nel settore del lavoro di cura domiciliare (Progetto R.O.S.A) (4 milioni di euro), Nuove figure professionali nel settore del lavoro di cura domiciliare assistenti per l’infanzia (1 milione), Formazione interregionale per l’occupazione legata alla valorizzazione e recupero degli antichi mestieri (2,27 milioni), Interventi nell’ambito del turismo (10 milioni), Impiego dei lavoratori socialmente utili nella pulizia delle spiagge (0,6 milioni), Aiuti per l’occupazione in ambito portuale (5 milioni), Interventi per l’occupazione rivolta all’incremento della raccolta differenziata (10 milioni).
Al lavoro per lo sviluppo e l’innovazione, che destina posti ad alta intensità di conoscenza per i giovani e i ricercatori pugliesi, è riservato il pacchetto di risorse secondo solo a quello per il lavoro dei giovani: 70,5 milioni per 3.385 destinatari. Ben nove gli interventi: Formazione di manager ed imprenditori (5 milioni), Investimenti in attività di ricerca industriale e formazione (25 milioni), Parternariati regionali per l’Innovazione (10 milioni), Dottorati di ricerca (7 milioni), Borse di ricerca (3 milioni), Aiuti alle piccole imprese innovative di nuova costituzione (5 milioni), Aiuti alle piccole imprese innovative operative (10 milioni), Impresa e ricerca (3 milioni), Innovazione per l’occupabilità (2,5 milioni).
{affiliatetextads 4,,_plugin}Più qualità al lavoro è la linea che investe nelle legalità, nella sicurezza del lavoro e nell’emersione del lavoro nero. Sei gli interventi per un monte risorse di 34,9 milioni di euro, divise tra 5.700 potenziali fruitori. Questi destinatari avranno a propria disposizione azioni quali Formazione continua per dipendenti, apprendisti e atipici (10 milioni), Aiuti alla diffusione delle tecnologie dell’informazione nelle reti di Piccole e medie imprese (10 milioni), Servizi di consulenza in materia di innovazione (10 milioni), Emersione del sommerso in agricoltura (2,5 milioni), Campagna straordinaria di formazione, di diffusione delle azioni di prevenzione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (1,359 milioni) e Formazione dei rappresentanti territoriali per la sicurezza (1 milione).
I Responsabili
Responsabile del coordinamento politico del Piano è il Presidente della Regione Puglia con l’ausilio politico di una Cabina di Regia interassessorile. Sotto il profilo amministrativo invece, la responsabilità è della Direzione dell’Area Politiche per lo Sviluppo economico, il Lavoro e l’Innovazione che curerà l’avanzamento procedurale e finanziario del Piano. Sul versante esterno la definizione del Piano coinvolgerà il parternariato economico e sociale attribuendogli un ruolo particolarmente attivo. Il parternariato sarà infatti chiamato a contribuire alla definizione del dettaglio delle azioni, alla valutazione degli effetti ed anche all’eventuale revisione delle linee di intervento.