Confindustria, no alla sede autonoma nella Provincia Barletta-Andria-Trani
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E’ stato lo stesso presidente degli industriali baresi, Alessandro Laterza, ieri a spiegare perché, almeno nell’immediato, non ci sarà una Confindustria di Barletta- Andria-Trani. Anche se il riconoscimento alla nuova provincia e alle sue industrie c’è, eccome, dal momento che ora l’associazione degli industriali baresi è diventata «Confindustria di Bari e Barletta-Andria-Trani». E a sancirlo, da ieri, all’ingresso della sede della delegazione di Barletta, nella zona industriale di via Trani, c’è anche una targa con scritto: «Confindustria di Bari e Barletta- Andria-Trani, delegazione della Provincia B.A.T.».
Sicuramente questo riconoscimento è tutt’altro che sufficiente per molti, comunque. Mentre in via Misericordia una consistente delegazione di industriali partecipava all’assemblea con Laterza, dopo l’apposizione della nuova targa, altri a poca distanza, nell’auditorium di «Progetto Lavoro» sempre nella zona industriale di via Trani, cominciavano a progettare «un sistema associativo autonomo»: non sarà una vera Confindustria, ma dovrebbe servire nelle intenzioni dei promotori a rappresentare in maniera chiara le aziende della Sesta Provincia. «Siamo imprenditori di varie città e di tutti i settori - assicura uno dei promotori, Nicola Tupputi, in passato delegato della Confindustria del Nord Barese e oggi presidente del Consorzio Top Export - e già dalla prossima riunione incominceremo a discutere della bozza dello statuto della nuova realtà associativa che vogliamo mettere in piedi».
Sicuramente, imprenditori scontenti del sistema confindustriale o che non vi hanno mai creduto, tanto da aver deciso di procedere per proprio conto. Un’idea che evidentemente contrasta con quanti ieri mattina hanno invece scelto di incontrare Laterza e cominciare a parlare con lui dei problemi e delle necessità della nuova provincia, tutti evidentemente convinti di una cosa: «E’ meglio contare di più, facendo riferimento a un’associazione forte, piuttosto che avere una bella targhetta che sancisca l’autonomia ma serve a poco», ha detto lo stesso presidente. «Sia chiaro: il problema che impedisce la costituzione di una nuova Confindustria in questo territorio non è politico, ma di numeri », ha continuato. «Le 105 aziende iscritte del Nord Barese fanno poco meno del 10 per cento dell’intera quota associativa, che è di 2,2 milioni di euro. Insomma, 200mila euro, molto meno dei 500mila stabiliti a livello centrale per poter creare una sede autonoma. Ma del resto qui c’è un’autonomia di fatto, rappresentata anche dalla scelta di aver indicato quale delegato Cosimo Santoro, non un vicepresidente qualsiasi di Confindustria Bari, ma uno con competenza specifica su questo territorio».
Se questo non bastasse ieri si è parlato anche dell’aiuto che Cofidi (specializzata nelle operazioni di finanziamento alle piccole e medie imprese) fornirà direttamente agli imprenditori in loco, creando un servizio di sportello due volte a settimana nella sede di via Misericordia. Mentre ci sarà un periodo transitorio, della durata di due anni, per effettuare il passaggio delle aziende delle tre città ex Sud Foggiano (San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli e Margherita di Savoia, che fanno parte della Sesta Provincia) dalla Confindustria di Capitanata a quella di Bari e Barletta-Andria- Trani.
Carmen Carbonara - Corriere della Sera