{affiliatetextads 1,,_plugin}“Al di là degli aspetti giuridici e regolamentari che noi riteniamo la Regione abbia violato – ha dichiarato D’Amelio – denunciamo anche una ‘politica del vento’ attuata dall’ente regionale in maniera punitiva e scellerata”. Il primo cittadino fa notare che l’ente di via Capruzzi, nell’ultimo quinquennio, ha adottato una politica di particolare incentivazione alle imprese che volessero installare nel territorio regionale impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, con particolare attenzione e ‘favore’ verso eolico e fotovoltaico. Detto “favore”, secondo il sindaco, si è tradotto in una disciplina particolarmente semplificata tanto che la Regione Puglia, prima in Italia, ha dettato norme che hanno consentito la realizzazione e la gestione di impianti eolici e fotovoltaici con la sola D.I.A. (Dichiarazione Inizio Attività) da presentarsi, fra l’altro, solo al Comune territorialmente competente.

Con questa situazione, la Puglia è divenuta da una parte la regione leader nella produzione di energia da fonti pulite, dall’altra si sono levate le voci (associazioni ambientaliste in primis) di chi ha denunciato un presunto indiscriminato utilizzo del territorio ormai invaso, anche in alcune realtà definite perle dell’ambientalismo, da pale e campi ricoperti da specchi solari. “La conseguenza di tutto questo – ha proseguito D’Amelio – è che le realtà come la nostra, dove al momento non è stato realizzato alcun impianto, sono state colpite da provvedimenti per così dire sanzionatori da parte della Regione Puglia”.

{affiliatetextads 4,,_plugin}Il territorio del Comune di Carlantino è totalmente vincolato, situazione rarissima non solo in Puglia ma in tutta Italia. I vincoli sanciti dall’ente regionale sono tre e molto ampli: il vincolo SIC (siti d’importanza comunitaria) che ricopre il 75% del territorio comunale, il vincolo IBA (area importante per gli uccelli) che riguarda l’intero territorio comunale ed il vincolo “Area Tampone” che riguarda il 25% del territorio.

Le ragioni del ricorso presentato da Carlantino sono molteplici: innanzitutto, da un punto di vista strettamente giuridico, nessun Comune può subire divieti generalizzati per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Non solo, il decreto ministeriale emanato in materia dal Ministero per lo Sviluppo Economico sancisce che “l’individuazione delle aree e dei siti non idonei per la costruzione degli impianti non può riguardare porzioni significative del territorio né tradursi nell’identificazione di fasce di rispetto di dimensioni non giustificate da specifiche e motivate esigenze di tutela”. Porre un vincolo assoluto, dunque, è illegittimo poiché il potere di vincolo attribuito dalla normativa statale all’ente regionale è orientato a individuare  singole realtà dove è preclusa l’installazione di specifiche tipologie di impianti e non a creare una assolutezza del divieto.