Sono questi alcuni degli obiettivi del nuovo piano regionale per le famiglie che si avvale complessivamente di circa 70 milioni di euro. Il piano regionale “Famiglie al futuro” è stato presentato oggi presso la Sala Giunta regionale alla presenza del Presidente Vendola ( ne riferiamo a parte) e dell’Assessore al Welfare Gentile. Una vera e propria concentrazione di risorse che servirà a far fronte ai drammatici tagli operati dal governo nazionale sulle politiche di welfare in Italia: “quest’anno la Puglia riceverà appena 12 milioni di euro – ricorda l'Assessore al Welfare Elena Gentile – cioè un importo inferiore alla sola premialità prevista sul fondo nazionale politiche sociali e corrispondente a circa il 31% dei fondi annuali precedenti”. Ma servirà anche a promuovere la domanda di servizi di cura e di conciliazione vita-lavoro, nonché a dare una spinta operativa a quelle strutture create con i fondi europei e che rischiano di rimanere scatole vuote se non vengono supportate con azioni tese a facilitare l’accesso degli utenti.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Cinque le linee previste nel nuovo piano regionale per le famiglie:

1) Interventi per il benessere delle famiglie e il contrasto alla povertà, finanziato con 3,7 milioni di euro.

Questa linea prevede interventi per le famiglie numerose e/o le famiglie in condizione di fragilità per il loro sostegno economico e l’accessibilità ai servizi. Tale linea introduce anche la creazione dei Distretti famiglia per rendere la Puglia un territorio accogliente ed attrattivo per le famiglie, un polo, che, attraverso la creazione di una rete di servizi pubblico-privati tra le diverse realtà presenti sul territorio, sia leva di sviluppo del sistema economico, culturale e sociale.

2) Sostegno al lavoro di cura, finanziato con 15,5 milioni di euro.

Tale linea intende accrescere il livello di integrazione della presa in carico delle persone non autosufficienti, sia rispetto all’analisi dei bisogni complessi di salute, di cura e di qualità della vita che le stesse esprimono, sia rispetto alla articolazione delle risorse integrate in un progetto assistenziale individualizzato, che privilegi la domiciliarità e percorsi di deistituzionalizzazione ma sostenga, allo stesso tempo, il carico derivante dal lavoro di cura della famiglia. Questa linea prevede anche interventi di qualificazione delle competenze degli assistenti domiciliari e contributi alle famiglie che regolarizzano il rapporto di lavoro con gli assistenti. Con il nuovo Piano il modello già messo a punto con il progetto ROSA verrà replicato anche per le assistenti per l’infanzia, con percorsi di qualificazione e contributi alle famiglie che assumono.

3) Prevenzione e contrasto alla violenza di genere, con una dotazione di 900mila euro.

Questa linea prevede il potenziamento delle risorse (2,3 mln) già stanziate per finanziare i Piani locali di intervento per la prevenzione e il contrasto della violenza su donne e minori. Le attuali risorse vanno ad integrare le spese di gestione delle strutture sovra-ambito previste dai Piani, quali le case rifugio e i Centri antiviolenza.

4) Interventi per la conciliazione vita-lavoro, finanziata con 46,2 milioni di euro

È questa una linea che va incontro ai bisogni di conciliazione vita-lavoro delle famiglie intervenendo sui diversi aspetti che ne permettono la realizzazione: costruzione di una gamma di offerta qualificata di servizi integrativi per l’infanzia, contributi per l’accesso a tali servizi, sperimentazione di orari di esercizi pubblici e commerciali in un’ottica family-friendly, sostegno al reddito per la flessibilità nel lavoro.

5) Interventi a sostegno dell’infanzia, a cui sono riservati 4,2 milioni di euro.

Questa linea ha come finalità il potenziamento del sostegno dell’iter adottivo e di affidamento, con riferimento alla qualificazione degli interventi di sostegno psicologico, educativo e socio-sanitario delle famiglie.

Tutte le risorse sono aggiuntive rispetto alla programmazione prevista nei piani sociali di zona e comporteranno una riprogrammazione dei servizi previsti nei piani sociali entro settembre del 2011. Di queste, alcune risorse saranno disponibili tramite procedure negoziali, altre saranno assegnate previo riparto tra gli ambiti, altre ancora saranno destinate a seguito di procedure concorsuali. L'obiettivo è quello di sostenere i servizi dei piani sociali di zona con fondi nazionali finalizzati e fondi strutturali. Infatti, ogni linea di attività è strettamente collegata agli obiettivi di servizio, ovvero agli standard minimi di servizio previsti dal Piano regionale delle Politiche sociali nella distribuzione territoriale, negli aspetti infrastrutturali e qualitativi. Dunque, queste misure, consentono di implementare ulteriormente la platea dei destinatari dei servizi. “Per la prima volta – continua l'Assessore Gentile - si integrano realmente le politiche di inclusione sociale con quelle del lavoro: a questo scopo è stata avviata una negoziazione con il fondo sociale europeo non solo per dare risorse in un momento di decrementi ma anche per allineare la nostra programmazione a quella nazionale ed europea”.

{affiliatetextads 4,,_plugin}A questi fondi andranno ad aggiungersi 15 milioni di euro di risorse del Fondo sociale europeo per progetti personalizzati per l’inserimento socio-lavorativo di soggetti in condizioni di povertà presi in carico dagli Ambiti e per progetti personalizzati per l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati. Il Piano è frutto di un’attività corale con i diversi attori che concorrono all’attuazione degli interventi: Consulta Famiglie , terzo settore, ambiti territoriali, comuni, province, nell’ottica della piena e concreta attuazione dei principi di partecipazione e sussidiarietà verticale.

“Nel momento in cui la scure ha taglieggiato le risorse di tutti i capitoli di spesa dei diritti, dell’integrazione sociosanitaria – conclude l’Assessore Gentile - siamo riusciti in un’operazione difficilissima: quella di integrare realmente risorse e competenze. E la mia attenzione, il mio richiamo a tutti gli attori del welfare è sulla necessità che queste politiche vadano ad integrarsi concretamente, rendendo efficaci e percepibili le buone scelte che in questi anni abbiamo fatto. Il nostro non è un welfare della monetizzazione come quello della social card ma un welfare dei servizi e dello sviluppo. È il tempo di una riconversione vera”.