Istat la situazione del Paese nel 2010: dal rapporto annuale un italiano su 4 è a rischio povertà ma governo pensa solo a spostare i centri di potere
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- Categoria: Attualità Regionale e Nazionale
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Di seguito i dettagli del rapporto in sintesi:
1 ITALIANO SU 4 'SPERIMENTA' POVERTA',ESCLUSIONE - Circa un quarto degli italiani (il 24,7% della popolazione, piu' o meno 15 milioni) "sperimenta il rischio di poverta' o di esclusione sociale". Si tratta di un valore - rileva l'Istat - superiore alla media Ue che e' del 23,1%.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Il rischio poverta' riguarda circa 7,5 milioni di individui (12,5% della popolazione). Mentre 1,7 milione di persone (2,9%) si trova in condizione di grave deprivazione si trova 1,7 milione (2,9%) e 1,8 milione (3%) in un'intensita' lavorativa molto bassa. Si trovano in quest'ultima condizione l'8,8% delle persone con meno di 60 anni (6,6% contro il valore medio del 9%). Solo l'1% della popolazione (circa 611 mila individui) vive in una famiglia contemporaneamente a rischio di poverta', deprivata e a intensita' di lavoro molto bassa. Nelle regioni meridionali, dove risiede circa un terzo degli italiani, vive il 57% delle persone a rischio poverta' (8,5 milioni) e il 77% di quelle che convivono sia col rischio, sia con la deprivazione sia con intensita' di lavoro molto bassa (469 mila).
-532 MILA OCCUPATI IN 2009-2010, 501 MILA SONO UNDER 30 - "In Italia l'impatto della crisi sull'occupazione e' stato pesante. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati e' diminuito di 532 mila unita'". I piu' colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d'eta' in cui si registrano 501 mila occupati in meno.
1 GIOVANE SU 5 NE' STUDIA NE' LAVORA,SONO OLTRE 2 MLN - Nel 2010 sono poco oltre 2,1 milioni, 134 mila in piu' rispetto a un anno prima (+6,8%), i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione. Si tratta del 22,1% degli under 30, percentuale in aumento rispetto al 20,5% del 2009. Lo sottolinea l'Istat nel rapporto annuale 2010, in cui esamina il fenomeno dei cosiddetti NEET (Not in education, employment or training). L'incremento riguarda soprattutto i giovani del Nord Est, gli uomini e i diplomati, ma anche gli stranieri. Infatti, nel 2010, sono 310 mila gli stranieri NEET.
EMORRAGIA LAVORO AL SUD, MA E' CRISI ANCHE AL NORD - Nel biennio di crisi economica 2009-2010 "piu' della meta' delle persone che hanno perso il lavoro erano residenti nel Mezzogiorno", dove l'occupazione si e' ridotta di 280 unita'. E' quanto emerge dal rapporto Istat 2010, in cui si evidenzia pero' come la recessione abbia colpito fortemente anche le Regioni del Nord, dove si contano 228 mila occupati in meno. "Le Regioni centrali - si legge nel rapporto - sono rimaste invece sostanzialmente indenni dalle ricadute della crisi".
EROSO RISPARMIO FAMIGLIE, ITALIA SOTTO BIG UE - Le famiglie italiane, per salvaguardare il livello dei consumi, hanno progressivamente eroso il loro tasso di risparmio, "sceso per la prima volta al di sotto di quello delle altre grandi economie dell'Uem", ovvero dell'eurozona. L'Istat sottolinea che lo scorso anno la propensione al risparmio delle famiglie si e' attestata al 9,1%, "il valore piu' basso dal 1990".
800 MILA DONNE ESCLUSE DA LAVORO PER NASCITA FIGLIO - Sono circa 800 mila le donne licenziate o messe in condizione di doversi dimettere a causa di una gravidanza. E' quanto emerge dal rapporto annuale 2010 dell'Istat, in base ad un'indagine condotta tra il 2008 e il 2009 sulla vita lavorativa delle madri. Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o che hanno lavorato in passato e la percentuale sale al 13,1% per le donne giovani nate dopo il 1973. In generale, sottolinea l'Istat, il 15% delle donne smette di lavorare per la nascita di un figlio.
{affiliatetextads 2,,_plugin} QUASI 2 MLN ITALIANI CON PROBLEMI SALUTE SENZA AIUTO - Quasi due milioni di italiani con limitazioni della salute non sono raggiunti da alcun tipo di sostegno. Si tratta di persone che vivono sole o con altre persone con limitazioni, o in un contesto familiare parzialmente o del tutto incapace di rispondere ai loro bisogni. Il 37,6% di queste persone e' residente nel Mezzogiorno. Lo afferma il rapporto annuale dell'Istat. Considerato il mix di piu' fonti di aiuti (informale, pubblico e privato) sono state sostenute nel 2009 il 27,7% delle famiglie (erano il 16,9 nel 2003), con un valore massimo nel nord-est (32,2%) e minimo nel Mezzogiorno (26,1%) dove pero' c'e' piu' bisogno. L'Istat rileva piu' aiuti dove le famiglie sono gia' sostenute. Nel nord-est, ad esempio, il 19,7% delle famiglie con almeno una persona con piu' di 80 anni ha ricevuto cura e assistenza grazie al sostegno congiunto di piu' tipi di operatori o servizi; nelle altre zone i valori sono piu' bassi, intorno al 13,5%. Nel complesso, nel 2009 gli aiuti informali, pubblici e privati, hanno raggiunto il 36,7% delle famiglie con bambini sotto i 14 anni (30,5% nel 1998); sono risultate in aumento anche le famiglie con bambini aiutate dal settore pubblico (da 3,4 del 1998 a 6,3%), stabili invece i nuclei che si rivolgono a strutture private (11,5%). Gli aiuti sono cresciuti per le madri che lavorano (da 43,1% del 1998 a 48,9% del 2009), comprese quelle single (da 38,1% a 47,1%). Per le famiglie con anziani, il ricorso esclusivo ai servizi a pagamento e' piu' alto nel Mezzogiorno (13,7%), al Centro (13,5%) e nel nord-est (13,4%) rispetto al nord-ovest (10,6%). Nel 2009, l'aiuto economico da altre persone non coabitanti, da Comuni o altri enti pubblici e privati, ha raggiunto appena il 3,4% delle famiglie con anziani contro il 6,3% registrato per il totale delle famiglie. Circa 700 mila famiglie di anziani sono state raggiunte solo da aiuti pubblici (3% della categoria) o da una combinazione di aiuti pubblici con altre fonti di aiuto (4,8%).
DONNE 'CARE GIVER', 2,1 MLD ORE DI AIUTO L'ANNO - La rete di aiuto e cura informale in Italia si regge sulle donne. Sono loro a svolgere i due terzi del totale delle ore svolte, ben 2,1 miliardi l'anno. Emerge dal rapporto annuale dell'Istat, secondo il quale, sono aumentati gli aiuti gratuiti fra persone che non coabitano (care giver): erano il 20,8% nel 1983, sono stati il 26,8% nel 2009. Diminuiscono, pero', le famiglie aiutate (dal 23,2% al 16,9%), soprattutto quelle con anziani (dal 28,9% al 16,7%). Sono invece in aumento gli aiuti economici erogati dai care giver, il 19,9% contro il 15% del 1998. Questi aiuti hanno raggiunto il 20,6% delle famiglie (18,9%); i destinatari sono soprattutto famiglie con persona di riferimento disoccupata (67,1%) e quelle con madre sola casalinga (42,7%). Anche se sono il fulcro degli aiuti informali, le donne hanno diminuito il tempo dedicato a questa attivita' (da 37,3 ore al mese nel 1998 a 31,1 nel 2009) perche' hanno sempre meno tempo a disposizione; in calo anche il tempo degli uomini (da 26,4 a 21,5). L'eta' media dei care giver si e' alzata, da 43,2 anni nel 1983 a 50,1 nel 2009.
{affiliatetextads 4,,_plugin} In particolare, sono aumentati soprattutto nella classe di eta' 65-74 anni (da 20,2% a 32,7%) e fra gli over75 (da 9,3% a 16,3%). Nel 6,6% dei casi i care giver sono volontari e risiedono piu' frequentemente al Nord (8,1% nel nord-ovest, 7,5% nel nord-est). L'assistenza informale agli adulti e' diminuita nel corso degli anni (da 759,3 milioni di ore nel 1998 a 730,5 milioni nel 2009) mentre e' aumentata di oltre il 50% quella per i bambini (da 805,5 milioni di ore l'anno a 1 miliardo 322 milioni); in calo le ore dedicate alle prestazioni sanitarie, in aumento quelle per compagnia ed accompagnamento. Le donne sono coinvolte per lo piu' nelle attivita' domestiche (84,5%), assistenza di audlti (73%), cura di bambini (66,7%), aiuto nello studio (61,5%). L'Istat lancia un allarme: la catena di solidarieta' femminile fra madri e figlie su cui si fondava la rete di aiuti informale "rischia di spezzarsi" perche' le donne sono sempre piu' sovraccariche di lavoro all'interno della famiglia e le nonne sono sempre piu' schiacciate tra la cura dei nipoti, dei genitori anziani non autosufficienti e dei figli adulti.
Lecce, 23 maggio 2011
Giovanni D’AGATA