#FISHGREEN LA ‘RETE’ DI PESCATORI “PIONIERI” DI SOSTENIBILITA’ DEL MEDITERRANEO LANCIA L’APPELLO ALLA UE, ANCHE VIA TWITTER
- Dettagli
- Categoria: Attualità Regionale e Nazionale
- Visite: 2581
L’Appello è partito dal primo Meeting “MEDITERRANEO - Pescatori artigianali nelle Aree marine protette” che si è chiuso oggi nella Riserva Marina di Torre Guaceto e organizzato dal Progetto MedPAN Nord, Parco Port Cros, Riserva di Torre Guaceto, WWF e Federparchi.
Il messaggio della ‘Rete verde’ creata dagli artigiani del mare insieme alle aree protette marine è unanime: c’è poco tempo, la crisi della pesca e dei nostri mari ha bisogno di soluzioni immediate e concrete, la piccola pesca (oltre14.000 addetti in Italia, il 50% dell’impiego nel settore della pesca) ha dimostrato in questi anni di applicare concretamente la ricetta ‘green’, di saper collaborare con le aree protette e di seguire tutte le regole d’oro della sostenibilità come la riduzione degli impatti, e l’utilizzo di prodotti a km zero. Nonostante questo gli interventi comunitari, non sembrano andare nella direzione giusta a partire dalle quote trasferibili di pesca (privatizzazione delle risorse comuni del mare) e l’utilizzo commerciale degli scarti di pesca.
La sostenibilità della Riforma dunque non deve rimanere uno slogan da parte della Commissione, ma deve poggiare su 4 pilastri indispensabili.
LE 4 RICHIESTE ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER LA NUOVA RIFORMA DELLA PESCA: Sostenere la multifunzionalità e la diversità dei mestieri della pesca artigianale costiera del Mediterraneo; sostenere la co-gestione (tra pescatori, aree marineprotette, ricercatori e decisori politci) della pesca artigianale nei piani d’azione a lungo termine e aprire una linea di finanziamento specifica per la pesca artigianale, attivare una reale politica di controllo della pesca cosiddetta sportiva, prevedere nella Riforma un’alleanza con le aree marine protette del Mediterraneo nella gestione della pesca per la conservazione della diversità biologica e culturale e per la tutela delle risorse marine.
PICCOLA PESCA=GRANDI BENEFICI: La piccola pesca costiera non è il segmento più importante della pesca europea in termini di catture, ma è quello che riguarda il maggior numero di pescatori e di barche da pesca: circa 65.000 imbarcazioni, cioè, tre quarti delle barche da pesca incluse nel registro della flotta europea, di cui la maggior parte sono proprio nel Mediterraneo (fonte IREPA). La pesca artigianale impiega il 50% dei pescatori italiani, circa 14.000 persone con un giro di affari di circa 276 milioni di euro all’anno in termini di ricavi. Ma le risorse hanno subito un forte declino, il 29% in meno di pescato annuale con una riduzione del reddito del 19%. Infine l’incremento delle spese dei carburanti, del 18% in 6 anni, ha inciso sull’economia della pesca artigianale.
I pescatori artigianali rischiano così di scomparire dato che il Mediterraneo è attraversato da grandi imbarcazioni per la pesca industriale, c’è molta pesca illegale e una diffusissima pesca cosiddetta sportiva svolta dai privati completamente fuori controllo, spesso attrezzata con tecnologie sofisticate creando così verso i pescatori artigianali una competizione sleale sul mercato dato che il pesce viene anche venduto sottobanco ai ristoranti ‘esentasse’. Eppure, nonostante i sostanziosi sussidi da parte dei Governi e dell’Unione Europea, la pesca industriale non è conveniente per la comunità: impiega molte meno persone della pesca tradizionale, consuma molto più carburante, spreca risorse a causa dell’enorme scarto di pesce e i vantaggi sono solo per le poche compagnie proprietarie.
Le ricette di sostenibilità rischiano dunque di fallire e dal Meeting il messaggio che viene lanciato è molto chiaro: dopo anni di sussidi è importante poter dare una mano ad una forma di pesca che negli anni ha dimostrato di poter andare a braccetto con la gestione di aree protette.
“EFFETTO RISERVA”: Nelle aree marine protette del Mediterraneo le soluzioni contro la crisi della pesca (crollo degli stock ittici quasi del 90%) sono già in atto e sono tutte in piena sintonia con la sostenibilità: nella Riserva di Torre Guaceto,ad esempio, si è triplicata la pesca sfruttando gli ‘interessi’ del capitale di pesca protetto dall’area pugliese, a Port Cros, la prima area marina protetta creata nel Mediterraneo nel lontano 1963, si sperimenta con successo da anni la pescaturismo e sempre in Francia a Cap d’Adge gestori del parco e pescatori hanno avviato progetti di recupero della fauna ittica, creato un primo stoccaggio di molluschi in maniera da sfruttare al meglio le opportunità del mercato e promosso Mostre per il pubblico. A Cabrera in Spagna i pescatori sono diventati le vere sentinelle dell’area protetta contro la pesca illegale mentre a Portofino il nucleo di anziani pescatori, appena 50, hanno permesso la creazione del primo marchio UE di prodotti di mare, le tipiche acciughe sotto sale del Mar Ligure e un Presidio Slow Food. In quasi tutte le aree i pescatori hanno il permesso, con varie soluzioni, di svolgere la loro attività nelle zone protette con grande beneficio per entrambe le parti. Inoltre, i pescatori artigianali applicano alla perfezione il principio del Kmzero dato che il loro prodotto viene pescato in prossimità di dove si consuma. L’identità culturale rappresentata dai piccoli borghi dei pescatori, la diffusione della tradizione e della cultura di questo antico mestiere sono i valori aggiunti sempre più ricercati dalla comunità.
Gli organizzatori ringraziano il villaggio Meditur per aver ospitato il Meeting ‘Mediterraneo’ Pescatori artigianali nelle Aree marine protette”