Brindisi Bene Comune: No alla privatizzazione della Multiservizi
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Il Governo Monti con la legge 27 del 2012, di conversione del decreto sulle liberalizzazioni, cerca invece di manomettere l’esito del referendum del 12 e 13 giugno scorso imponendo affidamenti dei servizi pubblici mediante gare. Tale provvedimento avrà ripercussioni anche sulle società in house per gli enti pubblici locali, quali ad esempio la Multiservizi società srl con socio unico il Comune di Brindisi.
Per noi di Brindisi Bene Comune tale società deve invece restare pubblica perché intendiamo salvaguardare i beni comuni sottraendoli alla logica del profitto e del mercato. L’esperienza dell’affidamento a società private, ad esempio per il servizio raccolta rifiuti, che ha visto ben tre società private alternarsi a Brindisi in questi anni, ha mostrato tutti i suoi limiti. Per salvaguardare la Multiservizi intendiamo quindi trasformare la società in azienda speciale di diritto pubblico alla quale affidare il diritto di esclusiva per il conferimento del servizio pubblico che oggi effettua.
Tale conferimento è possibile poiché la legge prevede la possibilità per un ente locale e quindi per il futuro Consiglio Comunale, di adottare una delibera quadro che al termine di un’istruttoria evidenzi la non economicità del servizio e viceversa evidenzi i benefici per la stabilizzazione, lo sviluppo e l’equità all’interno della Comunità locale derivanti dal mantenimento del regime di esclusiva del servizio. Tale delibera quadro dovrà poi essere approvata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, il cui parere è obbligatorio e deve arrivare entro sessanta giorni.
Siamo impegnati in difesa dei Beni Comuni e crediamo che una comunità locale debba poter organizzare i servizi quali trasporti, rifiuti, servizi di pubblica utilità ai propri cittadini. Servizi che devono essere resi con il criterio dell'efficienze ed efficacia senza speculazioni che spesso vedono i lavoratori come prime vittime. Per uscire dalla crisi occorre cambiare rotta partendo da un nuovo modello basato sulla riappropriazione sociale dei beni comuni, sulla loro gestione partecipata con il protagonismo diretto dei cittadini dei movimenti e delle associazioni.