“Nekropolis”: Il Culto dei Morti per gli Antichi Greci. Visita Guidata Tematica al Parco Archeologico di Saturo, Marina di Leporano (Ta)
- Dettagli
- By Vincenzo Ludovico
- Categoria: Attualità Regionale e Nazionale
- Visite: 3759
Codeste civiltà, attraccate sulla costa ionica della Puglia, attualmente fra i due approdi di Porto Saturo e Porto Perone, furono famose anche per l’utilizzo cultuale delle sorgenti presenti in loco, elemento sacro che mise in relazione fin da subito, la sfera umana con la sfera divina, tra realtà materiale e realtà spirituale. Un percorso tematico tra ruderi di un passato remoto, discorrendo tra archeologia e mitologia, dagli inferi dei Greci alle celebrazioni romane, si parlerà dunque, di un percorso di parallelismi tra antico e moderno, tra tradizioni e storia.
Oggetto misterioso e protagonista del percorso tematico, sarà la Maschera di Medusa, utilizzata dagli antichi Greci, a funzione apotropaica, ossia quella di allontanare o annullare un influsso magico maligno. Tale usanza arriva fino ai giorni nostri, con l’utilizzo delle zucche di Halloween di tradizione celtica.
Teatro della visita guidata a tema, sarà dunque il Parco Archeologico di Saturo, abbracciato dal “Porto Saturo” che, delimita un antico territorio sospeso tra archeologia, leggenda e natura, luogo che si trova a Leporano, a 12 km a s-e di Taranto. Il luogo in questione è di notevole importanza, proprio perché rappresenta una valenza pressoché storica. L’intera area archeologica, occupa l’intero promontorio costiero, situato tra la baia di Porto Saturo e Porto Pirrone, ed è interessante perché vi sono presenti attrattori culturali come un grande Villaggio dell’età del Bronzo e del Ferro, una Villa Costiera di Età Imperiale e in zona più appartata, il “Santuario della Sorgente”. Le ultime fasi storiche sono rappresentate da una “Torre Aragonese”, megalitico edificio di avvistamento marittimo, ormai segno distintivo di Saturo. Inoltre, sono presenti anche numerose strutture che dimostrano l’armamento bellico del promontorio durante la II guerra mondiale come ammodernamento della cosiddetta “Cisterna Romana”.
L’insenatura di Saturo, sin dalla tarda antichità è stata utilizzata come approdo naturale connesso anche a più sorgenti. La naturale conformazione dell’insenatura, che ripara dalle forti correnti marine ha garantito per secoli un facile approdo ed una continuità insediativa che si protrae dall’Età del Bronzo sino all’Età Aragonese. Riguardo al toponimo, vari sono stati gli studi intorno a termini legati alla storia della fondazione di Taranto e la toponomastica antica riportata dalle fonti letterarie. Tra questi: “Satyria”, nome mitologico della madre di Taras, eroe eponimo fondatore della Colonia Magnogreca.
Taras sul dorso del delfino
Un antico mito greco, racconta della nascita e fondazione della città di Taranto risalente a più di 2000 prima di Cristo per mano di Taras, uno dei figli del dio Poseidone. Taras sarebbe giunto in questa regione con una flotta, approdando presso un corso d’acqua che poi da lui stesso avrebbe preso il nome: il fiume Tara. Sempre secondo questa leggenda, Taras avrebbe edificato una città che egli dedicò a sua madre Satyria. Taras sarebbe il fondatore spirituale dell’antica colonia magnogreca, mentre sulle rive italiche dello Ionio compiva sacrifici per onorare suo padre Poseidone, il quale gli sarebbe apparso improvvisamente un delfino, segno che avrebbe interpretato di buon auspicio e di incoraggiamento per fondare una città da dedicare a sua madre Satyria che chiamò quindi Saturo, località tuttora esistente. Simbolo raffermato anche sulla presenza dello stemma araldico di Taranto, raffigurante appunto Taras a cavallo di un delfino.
Filo conduttore dell’intero percorso tematico, sarà dunque il mito e la credenza popolare che sfocerà nel culto dei morti. Il rito funebre nella Grecia antica aveva una grande importanza. Dare sepoltura ai morti era uno dei supremi doveri dei vivi che rispettavano le leggi degli dèi. Era fondamentale che il corpo dell’uomo, non fosse lasciato in pasto a cani e uccelli rapaci, altrimenti la sua Psyché, la parte invisibile che lo accompagnava durante la vita e che usciva dalla sua bocca nel momento in cui esalava l’ultimo respiro, non avrebbe potuto raggiungere l’Ade, il regno delle ombre, e sarebbe stata costretta a vagare senza posa e a diventare uno spettro malefico e terribile per gli uomini.
La mancata sepoltura era dunque una delle pene peggiori che si potevano infliggere a un uomo. Ecco perché quando un compagno giaceva colpito a morte, la prima preoccupazione degli opliti più generosi era quella di non abbandonare il cadavere alla merce dei nemici, anche a costo di mettere a repentaglio la propria vita. In successione, il corpo del defunto, veniva lavato, unto con balsami aromatici,avvolto in un sudario ed esposto su un catafalco, mentre si intonava il lamento funebre. Al termine dell’esposizione, si celebrava un sacrificio in onore del defunto: il sangue degli animali uccisi veniva cosparso intorno alla salma, mentre le carni erano utilizzate per il banchetto funebre. Dopodiché si procedeva con il corteo, che terminava lungo la pira funebre, su cui veniva deposto il defunto per bruciarlo. successivamente i resti, venivano custoditi in una fossa a terra che veniva contrassegnata da una stele funeraria. Nel caso in cui veniva praticata la sepoltura, il defunto veniva calato in una fossa rettangolare sotterranea, con accanto gli oggetti di uso comune, utilizzati in vita. Sulla tomba, come segnacolo del defunto, veniva posta un’anfora per le donne e un cratere per gli uomini, ma privi di fondo per assicurare al defunto, le offerte fatte per l’Aldilà.
Quella di mercoledì 1 Novembre, sarà una delle ultime occasioni per visitare il Parco Archeologico di Saturo, prima della chiusura per lavori ministeriali di ristrutturazione dell’intera area. Per prenotare la visita tematica, contattare la Cooperativa Polisviluppo.