Taranto: La Città Vecchia riscopre usi e costumi della cultura popolare
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- By Vincenzo Ludovico
- Categoria: Attualità Regionale e Nazionale
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« Non solamente l’attività, ma la ragione stessa ha bisogno della immaginazione » - afferma Janet nella sua Filosofia della Felicità. L’immaginazione è spesso un mezzo potente per scoprire la verità: ed io vorrei che di logica fosse un capitolo intitolato: Degli errori commessi per mancanza d’immaginazione ». Questa è l’introduzione dell’opera che descrive la sezione di Miti e Leggende legata alla cultura popolare.
“ La Città Vecchia sotto le stelle, storie di riti magici e musica popolare ”, questo è stato il titolo dell’evento che ha avuto luogo domenica 24 giugno, alle ore 19.30 nel cuore della Città Vecchia. Il singolare evento è stato organizzato dall’Associazione Tarantinìdion Taranto, per onorare una delle notti più magiche e singolari dell’anno: la “Notte di San Giovanni ”. Una serata all’insegna della conoscenza dei riti e delle pratiche di magia popolare, legate al popolo tarantino, uno spettacolo itinerante, che ha avuto luogo tra i suggestivi vicoli del centro storico di Taranto, sulle note della musica tradizionale tarantina. Tra lo staff qualificato, sono da annoverare: Damiano Nicolella, Antonio Adduci e Angelo Milazzo, musicisti e collaboratori di Tarantinìdion. Ed inoltre, la piccola Valentina Trombettiere, figlia d'arte, la quale ha ricorperto il ruolo di danzatrice e suonatrice di castagnette. E dopo l’interessantissimo sold out di domenica 24 giugno, Tarantinìdion Taranto sta per tornare con nuovi progetti in cantiere, pronti ad essere divulgati ed organizzati nelle ancestrali vie della Città Vecchia. Tali pratiche erano accompagnate, molto spesso, dai passi della pizzica e dai versi delle leggende più singolari della tradizione, per riscoprire le antiche radici del tarantismo.
Il singolare evento, si tiene il 24 giugno, giorno in cui si festeggia San Giovanni; la notte a lui legata è considerata magica poiché dedita ad antichi culti pagani tra cui quello delle streghe. A Taranto la devozione religiosa per il santo, era testimoniata dalla chiesa a lui dedicata eretta in Via Duomo e poi abbattuta durante il periodo fascista (piccone risanatore) azione che rientrava nel piano di risanamento dell’epoca. Dai progetti, totalmente itineranti, organizzati dall’Ass. Culturale Tarantinìdion Taranto, si evince un’attenta analisi del patrimonio, degli usi e dei costumi, tramandati attraverso le generazioni che, ora si presentano impoverite per via della presenza dei contesti più evoluti. Molto spesso, proprio a causa di ciò, si perde il segno distintivo della propria appartenenza socioculturale come il “Tarantismo”. Infatti, nel contesto salentino, si chiama “ taranta ” , un comunissimo ragno di modeste dimensioni, che a quanto pare con il suo morso venefico, fosse l’artefice della “ tarantinite ”, da cui sarebbe poi derivato il “ tarantismo ”, ossia quel tipo di rituale esorcistico – terapeutico a base dei musica, poesia e danza. Quanto al suo nome, assai probabile si rivela l’ipotesi secondo la quale, le parole: tarantismo, taranta, tarantite, tarantella, traggano origine dal nome del capoluogo, Taranto.
ph. Pasquale Reo
Tra i percorsi tematici, alquanto singolari, si è parlato anche di altre credenze popolari, pratiche terapeutiche e pratiche divinatorie ben radicate nel tessuto socioculturale della Città Vecchia come: “ la spaddatura – slogatura della spalla ”, “ l’aùre – lauro”, “ la santa mònica ” , “ l’acieddu ti la morti – l’uccello della morte ”, “ li giurni nzignalati – i giorni segnalati ”, “ la mascìa e li masciari – la magia e i maghi ” e dulcis in fundo “ lu ‘nfascinu ”. Un particolare plauso è da considerarsi a Cinzia Pizzo, insegnate di danze popolari, a lei il merito di aver riportato in auge l'antico stile ancestrale della " pizzica tarantina ". Ma conosciamo meglio l’associazione Tarantìnidion Taranto. Di seguito l’intervista rilasciata da Antonello Cafagna, presidente dell’associazione.
Bene Antonello, ci parli in maniera generale dell’evento che ha raggiunto il sold out …
« L’evento innanzitutto non è una visita guidata ma uno spettacolo itinerante fatto di musica, racconti e narrazioni per i vicoli di Taranto Vecchia. Tarantinìdion guida un percorso a tappe e per ciascuna di esse, al cospetto di un monumento o un angolo suggestivo del centro storico di Taranto, vi è una performance di cultura tarantina ».
Da dove nasce l’idea di organizzare e promuovere un evento del genere?
« L’evento nasce da un progetto di Cinzia Pizzo, ricercatrice di tradizioni e cultura popolare, a fronte di un lavoro ventennale di ricerca sul campo. La modalità nasce con il desiderio d’innovazione nella trattazione degli argomenti. Un progetto che abbina il racconto alla bellezza dello stesso soggetto trattato. A tutto questo si abbinano le competenze e le conoscenze di Silvia Quero, Archeologa e scrittrice e la mia attività divulgativa messa a disposizione della tradizione ».
ph. Pasquale Reo
Ci illustri il percorso che si è realizzato questa sera e perché la scelta di postazioni ben definite della Città Vecchia …
« Il percorso di questa sera si articola tra vicoli, monumenti ed affacci sul mare. Via Duomo, primo vico Seminario, secondo vico Seminario, vico Vigilante, vico Carducci, vicoletto Dei Mercanti, vico Mezzobusto, via Duomo, Palazzo Pantaleo (affaccio sul mare), San Domenico (esibizione sul sagrato), largo Candelli, Salita della Corona, largo San Martino, arco San Domenico, piazzetta Santa Caterina, piazza Duomo. Percorso e luoghi sono scelti in parte in maniera mirata soprattutto coincidenti con gli argomenti trattati e altri in base alla loro suggestività. L’arco San Domenico ad esempio, è un luogo in cui si praticava uno degli scongiuri antichi –quello contro l’itterizia- e quindi la sosta sotto lo stesso è stata occasione di racconto. La sosta dinnanzi a Palazzo Pantaleo regala visione del tramonto tarantino per via dell’affaccio sul Mar Grande e quindi nessun’occasione migliore di quella per cantare “Tramonde a Tarde” (Tramonto a Taranto) di Saverio Nasole. Altro aspetto importante nella scelta dei luoghi delle nostre passeggiate è la presenza umana, la gente di città vecchia che rende vivo il Centro Storico, i vicoli ancora popolati scampati all’abbandono, tutto questo per avvicinare la popolazione a quella parte di città, alle volte sconosciuta a tanti, per via di antichi retaggi legati alla diffidenza o per la semplice mancanza di occasioni di visita. Ciò non esclude che alcune tappe dei nostri percorsi mostrino anche i tratti decadenti di Taranto Vecchia comunque ricchi di storia e tradizione ».
Ci parli del connubio tra rituali e musica popolare tarantina …
« La musica popolare fa parte da sempre dei rituali, un esempio su tutti è il tarantismo, quindi il connubio non è una nostra scelta ma una narrazione naturale ».
ph. Pasquale Reo
Alla base di ciò, c’è sola passione o uno studio ben specifico delle tradizioni popolari tarantine?
« Viviamo il nostro impegno come una missione, studio e ricerca motivati dalla passione. Crediamo fortemente in ciò che facciamo perché l’identità culturale tarantina merita molto più spazio nella vita cittadina rispetto allo stato di fatto; non dico che sia assente, specie ora che tanti operatori culturali procedono in questa direzione, non siamo soli, tanti nostri colleghi sono impegnati brillantemente in questo intento ma bisogna arrivare ad una presa di coscienza globale del bagaglio culturale tarantino. Durante i nostri spettacoli notiamo che la gente tante cose non le sa. Non è una colpa, è semplicemente l’effetto della cultura industriale che ha distratto i tarantini dalla cultura locale. La strada quindi è ancora lunga ma non impossibile, il lavoro darà i suoi buoni risultati, ne sono certo» .
Come documentarista, ha mai assistito in prima persona a certi rituali?
« La mia generazione non ha potuto assistere a questi rituali ma per fortuna c’è ancora da ascoltare ed imparare da chi gli ha visti o addirittura vissuti e tanto da studiare vista la grande quantità di scritti giunti ai giorni nostri. Il mio impegno di documentarista si esprime nel dar voce alle testimonianze incrociate al lavoro di illustri studiosi con i quali l’associazione ha il piacere e la fortuna di collaborare ».
ph. Pasquale Reo
Gli antichi rituali, di cui abbiamo sentito parlare questa sera, appartengono al tessuto socioculturale dei nostri nonni, secondo lei come mai molto spesso sono stati dimenticati e/o ignorati?
« Il problema risiede nella dispersione. Il benessere portato dall’industria sin dalla nascita dell’Arsenale ha fatto sì che decadesse l’interesse per la tradizione e la cultura popolare in genere. “Perché concentrarsi sulla tradizione a fronte di una rivoluzione industriale, al cospetto del progresso?”. La nascita del Borgo Umbertino e il conseguente abbandono del centro storico, vittima dello spopolamento nei decenni a seguire, ha favorito un’azione dispersiva mai affrontata da una classe politica disinteressata all’identità culturale cittadina. La cultura popolare a Taranto è sopravvissuta solo grazie ad un ristretto gruppo di cultori, studiosi, accademici appassionati che hanno dato a noi –oggi- la possibilità di lavorare al rilancio della tradizione; ed è con queste persone che Tarantinìdion ha l’onore ed il piacere di collaborare. Con altrettanto piacere vorrei citare il Prof. Antonio Basile antropologo tarantino e docente universitario presso l’Accademia delle Belle Arti di Lecce e il Prof.Roberto Nistri storico, anch’egli tarantino, docente di Storia e Filosofia nei licei; sono entrambi autori di importantissimi studi di cultura tarantina e non solo, il loro lavoro mette in luce quanto la tradizione del capoluogo jonico possa essere ricca di unicità e primogeniture. Grazie al loro prezioso ed inestimabile aiuto nonché al loro supporto, il lavoro di Tarantinìdion assume una valenza notevole, per noi un vanto ».
ph. Pasquale Reo
Ci parli dell’associazione e dei soci di cui lei è il presidente …
« L’Associazione Tarantinìdion, da vent’anni sul territorio, annovera nel suo curriculum preziosi risultati in termini di ricerca e divulgazione. Il lavoro incessante di Cinzia Pizzo, ricercatrice di tradizione e cultura popolare, ha conferito al nostro gruppo l’opportunità di diffondere i risultati della sua attività sul campo attraverso spettacoli ed incontri culturali. Il ruolo che Tarantinìdion si è assunta è proprio questo.”DARE” alla città, recuperare e diffondere ciò che è andato perduto. Inoltre organizza incontri interculturali con altre realtà affinché si possa vivere, attraverso la cultura, il recupero di un’alterità, sinonimo di pluralismo culturale armonico. Al suo interno l’Associazione vanta una serie di professionalità funzionali alle attività associative che conferiscono alla stessa un grande ventaglio di possibilità. Tra le professionalità in questione vorrei sottolineare la presenza della Dott.ssa Valentina Castronuovo esperta in Beni Culturali e curatrice museale, Simone Carrino musicista e ricercatore musicale, la Dott.ssa Silvia Quero archeologa e scrittrice, Cinzia Pizzo che oltre al suo impegno di ricercatrice insegna danze popolari, avendo recuperato nel corso della sua attività lo stile della pizzica tarantina e il sottoscritto che interviene nell’attività divulgativa dell’Associazione in qualità di documentarista e fotografo. Abbiamo attivato quindi un laboratorio permanente sulla tradizione ed un laboratorio musicale. Organizziamo mostre fotografiche, proiezioni e concerti il tutto in totale autonomia, soprattutto economica, ad eccezione di due occasioni con il sostegno del CSV di Taranto (centro servizi per il volontariato)che ha creduto per due anni in un nostro progetto. Viviamo la nostra attività in armonia con la vita cittadina e intendiamo andare avanti così finché ne avremo la possibilità, speriamo ancora per molto ».
ph. Pasquale Reo