Emilio Nuzzolese, l’odontoiatra forense che «salva» i cadaveri
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- By DentaNext
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«Sarà identificato attraverso il DNA. Lo sentiamo ormai troppe volte. Ma l’identificazione di un corpo senza nome inizia con l'accertamento del suo profilo biologico generico che solo l’autopsia orale permette di definire. L'odontobiografia della salma permette di restringere il campo di ricerca per poi pervenire ad una identificazione attraverso la comparazione dei dati delle persone scomparse, compreso l’eventuale DNA».
Emilio Nuzzolese è un Medico Odontoiatra e un Odontologo Forense, appassionato di Diritto e Scienze Forensi. In questo momento si sta dedicando, con numerosi colleghi, ai cinque lavori scientifici accettati al prossimo congresso americano dell’Accademia Americana di Scienze Forensi (AAFS) e alla relazione sulla validità giudiziale del morso umano per il congresso Indo Pacific Academy of Forensic Odontology (INPAFO) di Chandigarh (India) dove invitato, entrambi previsti a Febbraio 2019.
Ha difeso Raniero Busco nei tre gradi di giudizio del coldcase ‘Delitto di Via Poma’ e svolge numerose accertamenti di parte su resti umani quale Volontario dell’Associazione Penelope Italia e della Dental Team DVI Italia.
Quarantotto anni, di Bari, Cavaliere della Repubblica per Merito e un curriculum lungo pagine, Nuzzolese oggi è ricercatore di Medicina legale all’Università di Torino, possiede l'Abilitazione Scientifica Nazionale quale Professore Associato di Medicina Legale e, tra le varie associazioni di cui è membro, presiede il FOd4HR, l’associazione internazionale ‘Forensic Odontology for Human Rights’ costituita nel 2015.
«Mi sono iscritto nel 1995 all’albo dei CTU presso il Tribunale di Bari. All’inizio studiavo per lo più la medicina legale odontoiatrica per le consulenze tecniche di parte. Poi con il passare del tempo, l’attività del dottorato di ricerca in morfometria analitica iniziato nel 2002 e la frequenza dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Bari, mi sono reso conto che il mio lavoro poteva servire a fare Giustizia e a promuovere i Diritti Umani anche nelle Scienze Forensi».
Il numero di cadaveri non Identificati in Italia ha superato le 1700 persone (Ministero dell'Interno). La tendenza è dimenticare le persone scomparse da oltre 10 anni, perché è possibile redigere un certificato di morte presunta. Così però la salma perde la sua dignità di persona, privata della sua identità e delle cure dei familiari che non elaboreranno la scomparsa e il lutto.
L’odontologia forense è fondamentale anche nell’accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati, spesso affidata a metodi olistici, privi di criteri scientifici medicolegali nonostante l’affidabilità anche della sola metodica dentale attraverso la valutazione dello sviluppo del dente del giudizio.
«rispettare la dignità e la sofferenza di un minore straniero non accompagnato - e lo dico da Tutore Legale Volontario - non può scadere in un accertamento tecnico sull’età affidato ad operatori sociali e pediatri senza il coinvolgimento di un medico legale e un odontoiatra forense, come invece svolgiamo dal 2006».
Infine le tante evidenze e crimini con lesioni da morso umano, che perdono valore probatorio perché non analizzate da odontologi forensi. Nel 2012 inizia per Emilio Nuzzolese una nuova missione, quando durante il congresso IDEALS (international dental ethics and law society) e poi nel 2013 al meeting annuale sul DVI (Disaster Victim Identification) dell’INTERPOL a Lione, sottolinea la necessità di migliori pratiche nella identificazione dei resti umani anche e soprattutto nel rispetto dei loro Diritti Umani.
«Quando identifichiamo le vittime di un disastro, ad esempio un terremoto o un attacco terroristico, applichiamo gli standard multidisciplinari previsti dall’agenzia di Polizia internazionale INTERPOL. Allora perché l’approccio per singoli casi di identificazione dovrebbe essere diverso? Nella morte siamo davvero trattati tutti in modo uguale?».
Nuzzolese già nel Giungo 2008 (ormai dieci anni fa) evidenziava al Commissario straordinario per le Persone scomparse, la confusione tra esame dentale e autopsia orale, eseguita in meno del 10% dei casi censiti. Aiutato dai colleghi Soci dell’associazione di volontariato Dental Team DVI Italia, lotta contro i vuoti normativi dell’autopsia giudiziaria quando a fini Identificativi, fino a promuovere due petizioni (nel 2014 e nel 2017) indirizzate all’Unione Europea finalizzate l’aggiornamento della Raccomandazione UE (99)3 sulle autopsie medico-legali, e l’incompleta applicazione dei protocolli NATO sul ‘dental fitness e dental identification’ - con proposte operative di odontoiatria militare all'interno del Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana che iniziano addirittura dal 2006 - andando avanti nonostante lo scetticismo di tanti, fino a diventare un punto di riferimento internazionale dell'Odontologia Forense Umanitaria.
«Non è solo una questione tecnica o giudiziaria. Identificare significa anche tutelare i diritti umani dei morti e dei vivi. Basti pensare alle disposizioni testamentarie e al funerale rispondente al proprio credo religioso. Ecco perché sono fiero di coordinare un gruppo di oltre 100 esperti in odontologia forense di 47 Paesi diversi, chiamato Forensic Odontology for Human Rights».
Il tempo scorre veloce tra l'impegno di genitore, la didattica e ricerca, le numerose perizie e la cura dei suoi pazienti. Oltre all’attività forense e accademica, c’è infatti anche quella di chirurgia orale e protesi dentaria, con oltre 24 anni di pratica clinica nelle città di Matera e Bari, e persino quella di odontoiatria sociale attraverso numerosi programmi gratuiti di promozione della salute orale e contrasto alla trascuratezza dentale (tra cui un manuale sul maltrattamento dei minori, scaricabile gratuitamente).
«Visito molti pazienti ed è proprio grazie alla medicina legale che ho migliorato il mio rapporto con loro, imparando a riconoscere segni, ascoltando le esigenze soggettive, preservando il lato umano e promuovendo innovative iniziative internazionali umanitarie e di tutela dei minori, come ad esempio presso l’Ordine dei Medici di Bari, attraverso il mio ruolo di componente del Consiglio. Ci sono ancora molte resistenze all’innovazione e qualche inerzia verso il cambiamento. Ma i diversi riconoscimenti, nazionali e internazionali, che ho ricevuto mi confermano che i traguardi, anche se a piccoli passi, prima o poi arrivano».