Primo marzo 2010: uno sciopero di “colore”
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Il movimento costituitosi da poco a livello nazionale e che piano piano sta prendendo forma anche a livello locale, “nasce meticcio ed è orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli”. Il colore di riferimento di ‘Primo marzo 2010′ è il giallo. Una scelta non casuale: “E’ considerato il colore del cambiamento e per la sua neutralità politica: il giallo non rimanda infatti ad alcuno schieramento in particolare”. L’invito, dunque, per volesse aderire allo spirito dell’iniziativa è ad “usare già da oggi un braccialettino o un nastrino giallo come segno di riconoscimento”. Anche se in Capitanata non è ancora nato un comitato locale, sono già tante le adesioni alla manifestazione da parte di cittadini della provincia di Foggia. Del resto, oltre alla presenza di numerose associazioni di volontariato impegnate nel campo dell’assistenza e dell’accoglienza dei migranti, sono migliaia gli immigrati che vivono nella nostra terra. Basti pensare al recente Dossier Statistico sull’Immigrazione elaborato da Caritas/Migrantes che ha rilevato che sono quasi 17mila i migranti regolari che vivono in provincia di Foggia.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Ed il 52,5% è rappresentato dalle donne impegnate per lo più come colf e bandati. Ma è soprattutto nei lavori agricoli che si sente forte il contributo dei migranti che, specialmente nella stagione estiva, si riversano nelle nostre campagne per raccogliere i frutti della terra e contribuire alla crescita economica della nostra provincia. Anche se molti migranti sono costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie ai limiti della tollerabilità, del rispetto dei diritti umani. Come i tanti cittadini stranieri che affollano gli agri nella zona di Rignano Garganico. Ma anche le campagne del basso tavoliere, dei campi limitrofi a Foggia, dove nel periodo estivo i ragazzi del campo ‘Io C Sto’ vanno a trovarli per cercare di spezzare la monotonia delle loro giornate tutte uguali, spese tra fatica e lavoro. Il primo marzo, dunque, l’Italia e la Capitanata provano a fermarsi, a fermare i migranti per far capire ai cittadini, ai politici, a chi fomenta nevrosi di razzismo che i migranti sono essenziali allo sviluppo e all’economia del nostro Paese e che non sono solo braccia da utilizzare per l’arricchimento di pochi. (www.primomarzo2010.blogspot.com)