fino a quelle prospicienti la Provincia di Brindisi, a cui devono aggiungersi altre richieste riguardanti lo Jonio, nella provincia di Taranto, delineando quindi un intervento che interessa una buona parte delle coste pugliesi e si espande alle regioni limitrofe. Una tale ipotesi di intervento nei mari pugliesi è da ritenersi assolutamente insostenibile ed in grado di arrecare danni incalcolabili all’ambiente ed ai cittadini.

L’insediamento delle piattaforme e la successiva produzione di petrolio, infatti, potrebbero generare impatti devastanti sull’ecosistema marino e delle coste nonchè alle attività economiche della pesca e del turismo. In particolare la preoccupazione deriva dal flusso continuo di inquinanti che sarebbero dispersi in mare, molti dei quali tossici come l’idrogeno solforato, il piombo, il cromo e il mercurio, e potenti cancerogeni il toluene, il benzene e lo xilene. Già nella solo fase di esplorazione dei fondali, l’utilizzo di spari di AIR-GUN potrebbe determinare diminuzioni del pescato tra il 45% e il 70% in un raggio di quaranta miglia nautiche, circa settanta chilometri. Se si considera che l’aerea sulla quale si intende intervenire è pari a 2000 Kmq è facile immaginare gli effetti devastanti che inciderebbero sia sulla qualità che sulla quantità del pescato. In ogni caso è oramai accertato che le ricerche petrolifere con la tecnica dell’AIR-GUN, ufficialmente annoverata tra le forme riconosciute di inquinamento, arrecano seri danni alla biodiversità marina, in primo luogo ai mammiferi ma anche a pesci, invertebrati e tartarughe marine, specie quest’ultime protette dalle direttive Europee presenti anche nei mari pugliesi con diversi esemplari di Caretta caretta.

L’incremento del traffico di imbarcazioni che circolerebbero in mare Adriatico a seguito delle realizzazione di tali piattaforme petrolifere determinerebbe un aumento del rischio di incidenti e di sversamento di petrolio e di altri inquinanti con ulteriori gravi conseguenze per la biodiversità marina e delle coste, in opposizione, quindi, agli sforzi per la loro tutela e conservazione, senza considerare, poi, le forti ripercussioni che si avrebbero sul turismo. E’ difficile immaginare, infatti, come poter far convivere un progetto industriale petrolifero con il turismo sostenibile su cui la nostra regione ha progettato tutto il suo futuro.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Non dimentichiamo, inoltre, che il petrolio è una fonte di energia esauribile, il cui utilizzo immetterebbe gas climalteranti in atmosfera in opposizione quindi alle politiche ed agli obblighi internazionali di contrasto dei cambiamenti climatici e di sviluppo ed incentivo delle fonti di energia rinnovabili a cui, tra l’altro, il territorio pugliese è particolarmente vocato permettendo lo sfruttamento di risorse naturali a costo zero come il sole e il vento. Appare quindi fuori da ogni logica investire ancora sul petrolio se vogliamo garantire un futuro al nostro territorio e valorizzare le bellezze e le peculiari risorse ambientali. Per questi motivi il WWF sarà al fianco del Comitato “No al petrolio - Sì alle energie rinnovabili” nel percorso di protesta e di tutela del nostro diritto al futuro e alla salute e porrà in essere tutte le iniziative volte a contrastare questo folle attacco all’ambiente pugliese.

In tal senso il WWF Italia sta inoltre valutando la possibilità di intervenire nel ricorso al TAR del Lazio che la Regione Puglia ha opportunamente proposto contro il Decreto del Ministero dell’Ambiente relativo al parere positivo di compatibilità ambientale del progetto presentato dalla Northern Petroleum, lamentando la scarsa trasparenza della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e la carenza di studi e dati scientifici sugli impatti ambientali alla base del provvedimento autorizzatorio stesso.

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