Puglia, Italia.
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Anzi l’eccezionale affluenza alle urne è una grande prova di maturità democratica ed una grandissima legittimazione per la sinistra nuova che vogliamo costruire. Ed ha ragione Fulvia Bandoli quando scrive che questo successo vale più di una assemblea costituente, dove, peraltro, abbiamo fatto anche un po’ di casino evitabile.
Ovviamente si è vinta una battaglia molto importante ma niente affatto definitiva. La vittoria di Nichi non ha eliminato i rischi di involuzione del sistema politico italiano, li ha solo allontanati, favorito dalla inconsistenza, dalla confusione, dalla autoreferenzialità e, perché no?, dalle faide interne del Pd. Cosa accadrà se il 29 Marzo la destra vincerà in Puglia? Salteranno fuori tanti disciplinati analisti “riformisti” del Partito D(‘Al)emocratico che diranno “Visto? Per vincere ci vuole l’Udc”, “I riformisti non si possono contaminare con i radicali” o, peggio, “Il disastro è dovuto all’abbandono della originaria vocazione (maggioritaria) del Pd”. Il 29 marzo si potrà vincere, ma bisogna moltiplicare gli sforzi, e sono sicuro che lo faremo.
Tuttavia SEL è chiamata a consolidare il successo pugliese in tutta Italia subito, senza indugi, e non perché si vota in tante regioni dove bisogna guadagnare qualche rappresentante. La sinistra, una sinistra popolare, può esistere solo se il popolo ne riconosce la necessità o anche solo l’utilità. Proprio ciò che venne messo in dubbio dal tonfo della sinistra nel 2008. Vorrei poter dire che le primarie del 24 gennaio hanno rilegittimato l’esistenza della sinistra nel nostro paese, liberandomi dall’incubo della nostra inutilità politica, della nostra marginalità – lo spartiacque di cui dicevo. Ma ovviamente non è possibile perché non è affatto sicuro, perché gli incubi spesso ritornano.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Non va nascosta sotto il tappeto neppure quella significativa dose di antipartitismo che ha portato migliaia di cittadini a votare, a ribellarsi all’invadenza dei padroni della politica. Qui c’è “il lato oscuro della Forza”, il rischio per Nichi Vendola, il cavaliere jedi che guida la riscossa contro l’imperatore Berlusconi. Non si può combattere il populismo con il populismo, e se si capitalizza l’antipartitismo così com’è per vincere una battaglia, difficilmente si potranno vincere guerre stellari. Ma questo Nichi Vendola lo sa bene, ed ha intrapreso quella battaglia culturale che è il primo compito di SEL, con i piccoli spazi mediatici che ci vengono lasciati.
Che fare dunque? Noi dobbiamo “ricostruire un nuovo vocabolario della sinistra”, dobbiamo ideare “una nuova narrazione del futuro”, dobbiamo rendere prassi i tanti concetti con cui Nichi entusiasma e trascina il suo popolo. Dobbiamo costruire un’alternativa politica e non aritmetica come quella che propugna l’allargamento perfino all’Udc di Cuffaro, proprio come è stato fatto in Puglia. Dobbiamo trasformare i risultati del governo pugliese in speranza per tutti gli italiani. Forza, compagne e compagni, ora dipende da noi.
Beniamino Ginatempo