The Dolly’s Legend - intervista
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- By Mario Battiston
- Categoria: Attualità Regionale e Nazionale
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Goodmorning Puglia, direttamente da Bologna, oggi con noi ci sono i The Dolly’s Legend! Ciao Frank, tu che sei il fondatore della band, ci racconti come è nato questo progetto?
Ciao a tutti! Questo progetto è nato nell’ormai lontano 2007 con me alla voce e chitarra acustica. Mi ero appassionato di Folk tradizionale americano e, a mio modo, ho reso omaggio a quel genere scrivendo canzoni voce-chitarra-armonica. Col tempo e dopo moltissimi concerti ed esperienze ho voluto arricchire TDL uscendo un po’ dai confini e, dopo qualche anno, sono riuscito a formare parallelamente anche la band con Nataly al basso, Steve alla chitarra solista e Claude alla batteria. Con loro ho registrato metà di Wolves’ Songs, album del 2019, e tutto l’ultimo album, del 2022, The Scar Needs Time. Il sound ha deviato molto col passare del tempo sulle mie influenze principali che sono, oltre al Folk, il Blues e, soprattutto il Grunge. Vi invito a dare un ascolto per avere un’idea precisa: le parole non riescono mai a definire la musica al cento per cento.
Cold Blood è il vostro nuovo singolo: come procede questa nuova uscita?
È il quarto singolo quindi non sta riscuotendo i risultati ottimi di Freedom, il primo singolo di Scar, ma sono comunque soddisfatto. In generale, a livello di visualizzazioni e riscontri, sono contento della scelta di tutti e quattro i singoli: Freedom, Home, Hole in the Water e, appunto, Cold Blood.
The Scar Needs Time è invece il titolo del vostro ultimo album, i cui retroscena sono stati svelati in un making of in più puntate. Ti va di ripercorrere con noi le varie tappe della creazione di questo disco?
Questo faticosissimo lavoro, più dal punto di vista organizzativo che delle registrazioni in sé per sé, è caduto in pieno lockdown e restrizioni varie quindi provare i pezzi prima delle registrazioni è stata dura. Comunque la serie Making of Scar, disponibile su YouTube (https://youtube.com/playlist?list=PLEDeLLx-D4GBhX4zBiWdEMdnMk3vnrj_y), tratta in un primo video le fasi di produzione e registrazione, quindi le scelte che ho effettuato per arrivare al suono finale e le tecniche di registrazione dei vari strumenti. Nel secondo video invece approfondisco il mix e il mastering… più il mix in realtà perché il mastering è molto basilare e devo studiare ancora molto ma rimedierò! L’idea è nata per avere anche un confronto costruttivo con gli spettatori in modo da, spero, riuscire a risultare utile a qualcuno e, nel contempo, ricevere suggerimenti e scambi di opinioni. Il mondo delle registrazioni e del mix mi affascina molto quindi ci tengo ad approfondirlo il più possibile quindi, ragazzi, fatevi avanti. Sono aperto a qualsiasi critica o pareri però, mi raccomando, solo confronti costruttivi!
I vostri videoclip sono semplici ma incisivi, sembrano pensati seguendo la massima “less is more”: chi è la mente dietro questi clip?
I video di TDL sono tutti Home made, come gli album d’altra parte, e li curo in prima persona. Non nascondo che è più facile suonare che fare video :) scherzi a parte sono comunque esperienze formative e penso che riuscire a comunicare un concetto con un video musicale sia di una difficoltà elevata e, se TDL sta raggiungendo l’obiettivo, ne sono strafelice. Spesso li accompagno o con descrizioni, come per Hole in the Water, o con il testo stesso come in Freedom. Una delle tecniche che uso sempre invece è quella di giocare con i colori generali dei video, ovvero incentrarli sul rosso, blu, eccetera. Di solito associo il rosso a rabbia, il blu a problemi interiori, il bianco e nero a nostalgia… Raramente capita di trovare i colori naturali perché a mio parere fa già gran parte del lavoro per descrivere la canzone in questione far predominare un colore. Se ci fosse qualche videomaker in lettura sarebbe fantastico avere un confronto su questo punto :)
The Scar Needs Tour. Un nome quanto mai azzeccato a mio parere, quanto conta per voi suonare dal vivo ed il contatto con il pubblico?
Direi che è la cosa fondamentale perché, a mio parere, suonare live e fare album deve essere il primo obiettivo di chi fa musica. Sembra che oggi l’immagine che ci si costruisce sui social scavalchi questi due aspetti e questo vale sia a livelli alti che a livelli underground. Ma la cosa ancora più “spaventosa” è che sembra proprio che questo sia più importante per la gente: la musica passa in secondo piano! Io adoro suonare dal vivo ma al giorno d’oggi è molto dura. Con gli anni che, purtroppo o per fortuna, passano ho imparato lezioni importanti però! Se posso permettermi di dare tre suggerimenti alle giovani band sono questi: il primo è di fare meno date ma nei posti giusti. Da giovane ho suonato in ogni buco possibile con risultati altalenanti, non puoi pretendere di ricevere attenzione da un locale che ha come programmazione fissa le tribute band o che programma generi completamente diversi da quello che suoni tu. Questo influisce molto sul morale ed è sbagliatissimo farsi influenzare negativamente da una serata “sbagliata” nel locale “sbagliato”… si trovano già abbastanza persone, qualificate o no, che ti demoralizzano semplicemente per invidia o per esaltare sé stesse quindi non c’è bisogno di aggiungere altro disagio inutile. Il secondo suggerimento è di aiutarsi fra le band scambiandosi contatti e condividere serate. Non è così scontato ma abbiamo bisogno di questo per sopravvivere. Il terzo è di ascoltare tutte le critiche sapendo filtrare, che non è facile, le critiche sincere e utili e quelle del genere di persone di cui ho parlato poco fa.
Grazie di essere stato con noi Frank, prima di lasciarci, vuoi lanciare un messaggio ai nostri lettori?
Grazie mille per aver letto questa intervista! Ci vediamo live, le pagine sono sempre aggiornate quindi seguiteci (www.facebook.com/thedollyslegend e www.instagram.com/thedollyslegend) e, mi raccomando, sostenete la musica underground originale! Grazie mille :)