Proprio la Cia, nel recente passato, in diverse occasioni aveva evidenziato la necessità di finanziare opere di ammodernamento: tra tutte citiamo quella al canale adduttore, realizzato negli anni ’60, che percorre circa 35 chilometri e trasporta l’acqua dalla diga di San Giuliano in Basilicata fino al comune di Palagianello.

«La maggior parte del percorso che l’acqua compie in quel canale è a cielo aperto» – ha però ricordato il presidente dell’area Due Mari Pietro De Padova.

«Una caratteristica che in questi giorni sta creando grossissimi problemi alle aziende agricole del Tarantino, in quanto il caldo eccessivo e il contatto dell’acqua con l’aria lungo tutto il percorso determina la formazione di mucillagini che intasano gli impianti di irrigazione nonostante la presenza dei filtri – ha aggiunto De Padova – Si tratta di una situazione straordinaria che crea disagio e difficoltà alle nostre aziende perché alle normali spese che quotidianamente affrontano devono far fronte anche ad ulteriori esborsi per dotare gli impianti di altri filtri. Inoltre, i nostri agricoltori devono dedicare diverse ore di lavoro alla pulizia di quei filtri, contrendo i tempi per effettuare una regolare irrigazione, in questo momento di temperature molto elevate».

«Sarebbero opportuno intubare l’intero percorso (anche a lotti, completando l’opera in un arco temporale più lungo), e dotare gli impianti di sgrigliatori per ridurre drasticamente la formazione di mucillagini» – ha commentato il direttore di Cia Due Mari Vito Rubino, spiegando che a tal proposito il consorzio di bonifica “Stornara e Tara” avrebbe inserito nella piattaforma “Dania” alcune proposte progettuali consortili in materia di irrigazione, per l’accesso a finanziamenti regionali e ministeriali – ha spiegato il direttore Rubino – Tra le proposte presentate in Regione c’è proprio l’intubazione del canale a cielo aperto “Adduttore San Giuliano”, finalizzata al recupero della risorsa idrica per un importo complessivo pari a circa 70.000.000 di euro».

Per la Cia però tutto ciò non basterebbe perché l’arco ionico occidentale necessiterebbe di ulteriori infrastrutture per invasare le acque che spesso e volentieri si disperdono in mare nei periodi di mancato utilizzo da parte dell’agricoltura.

«Ci risulta che esistono risorse derivanti da una delibera CIPE mai revocata pari a circa 8 milioni di euro ferme presso il ministero. Quelle risorse erano destinate a realizzare un invaso in località Lama, nell’agro di Castellaneta Marina – ha chiarito Rubino – A nostro avviso quei fondi potrebbero essere trasferiti per realizzare nuove infrastrutture attualmente carenti o vetusti su gran parte del territorio occidentale della provincia di Taranto».