Indagato l'architetto di Anemone "Soldi in nero per la casa di Scajola"
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Proprio ieri, infatti, l'abitazione e lo studio di Zampolini sono stati perquisiti dalla Guardia di Finanza e al professionista è stato notificato un avviso di garanzia per associazione a delinquere e riciclaggio. Un'ipotesi di accusa grave, con cui i pm di Perugia Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani contestano al professionista non solo la compravendita di casa Scajola, ma almeno altre tre operazioni immobiliari gemelle, tutte sulla piazza di Roma. Una (già nota), relativa a un appartamento intestato a uno dei figli (Lorenzo) di Angelo Balducci, già presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici e oggi detenuto con l'uomo da cui è accusato di essere stato corrotto, Diego Anemone. Le altre due (e questa è una novità), sempre con assegni circolari tratti dai suoi conti per importi di 500 e 280 mila euro, relative a due diversi immobili intestati alla figlia del generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru, l'ufficiale transitato da diverso tempo nei ruoli dell'Aisi (il nostro Servizio segreto interno), già indagato perché beneficiato dall'assunzione della figlia al "Salaria sport Village" (il centro benessere frequentato da Guido Bertolaso per i suoi massaggi e di proprietà di Anemone) e perché utilizzato senza successo come "talpa" dalla "Cricca" quando Anemone ebbe la percezione di essere finito al centro dell'attenzione di almeno due Procure della Repubblica (Roma e Firenze) e di fastidiose verifiche fiscali.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Quattro case, dunque, uno stesso pagatore in "nero" (l'architetto Zampolini), un medesimo costruttore interessato al "sostegno" di compravendite di cortesia (Anemone), un identico strumento con cui dissimulare l'origine delle provviste (assegni circolari tratti dai conti correnti di Zampolini), tre beneficiati che in comune hanno la loro condizione di "figli" dai cognomi importanti: Balducci, Scajola, Pittorru. Un sistema, insomma. Ebbene, a fronte di tutto questo, il ministro Scajola non si pronuncia né su Anemone, né su Zampolini. Ne sta alla larga. E, ieri, di buon mattino, in una nota dettata alle agenzie di stampa evita persino di evocarne i nomi. Preferisce giurare che non ci sono ombre sulla casa che abita. "Le notizie apparse sono totalmente destituite di fondamento - si legge - L'unico immobile che la mia famiglia possiede in Roma, ove attualmente abito, è stato acquistato con regolare contratto ed è stato pagato, per la quasi totalità dell'importo, con un mutuo ancora in essere e, in minima parte, con bonifico dal mio conto corrente. Escludo categoricamente, quindi, che sia stata versata alcuna somma in mio favore per tale vicenda o per qualsiasi altra.
Ho dato mandato al mio legale di porre in essere ogni e più opportuna azione a mia tutela, evidenziando altresì che nessuna indagine è in corso nei miei confronti". Le parole di Scajola sono accompagnate da un florilegio di aggettivi di compagni di partito. "Attacco indegno a un uomo onesto" (Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma); "Siamo al solito copione consunto di fughe di notizie a cui non crede più nessuno" (Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl); "Squallida macchinazione" (Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl); "Fantasiose, diffamatorie e inaccettabili ricostruzioni giornalistiche" (Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione giustizia alla Camera); "Meschina messinscena" (Salvatore Torrisi, deputato Pdl in commissione giustizia). Sono voci tanto avventurose, quanto avventate. Quantomeno alla luce della storia di casa Scajola per come documentata dall'indagine della Guardia di Finanza. È il 2004. Scajola, che si è dimesso due anni prima (luglio 2002) da ministro dell'Interno perché travolto dagli apprezzamenti che ha ritenuto di riservare alla memoria e alle insistenze per ottenere una scorta di Marco Biagi, il giuslavorista assassinato dalle Br ("Un rompicoglioni"), è diventato da poco ministro per l'attuazione del programma del primo governo Berlusconi. Decide l'acquisto di una casa importante alle spalle del Colosseo, in via del Fagutale, da intestare alla figlia. L'abitazione ha un valore commerciale che supera il milione e mezzo di euro, ma all'atto di compravendita il prezzo di acquisto risulta di 600 mila euro. Il 90 per cento coperto da un mutuo, il resto poche decine di migliaia di euro, tratti dal conto del ministro, come lo stesso Scajola oggi dice.
Ma c'è un problema. Anzi, due. Che Scajola tace. Il primo problema è che quel prezzo è farlocco. I proprietari vendono infatti per 1 milione e mezzo e per non pagare le imposte per intero ottengono 900 mila euro in nero. Il secondo problema - cruciale per l'inchiesta - è che quei 900 mila euro di nero non escono dalle tasche dell'acquirente (Scajola), ma da quelle dell'architetto Zampolini. La Finanza, infatti, scopre e documenta un'ingenuità dei venditori. Chi normalmente chiede del nero sulla compravendita di appartamenti, pretende contanti. O, se non è possibile, provvede poi in qualche modo a occultare l'incasso degli assegni circolari che normalmente li sostituiscono per evitare che si possa risalire a chi quegli assegni li ha versati e alle ragioni per cui lo ha fatto. Ebbene, i venditori della magnifica casa alle spalle del Colosseo, quel pagamento in nero non riescono o forse non ritengono di doverlo occultare. Perché la Finanza scopre che il giorno stesso del rogito, in concomitanza del "pagamento" in chiaro di 600 mila euro da parte di Scajola, i venditori mettono all'incasso assegni circolari per 900 mila euro a loro intestati e tratti dai conti di Zampolini (circostanza, questa, per la quale le attenzioni della Guardia di Finanza si sono rivolte anche al notaio che firmò quell'atto). Ora e di nuovo, dunque. Che diavolo di interesse aveva Zampolini a provvedere al "nero" di appartamenti acquistati da un ministro della Repubblica (Scajola), da un presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici (Balducci), da un generale della Finanza promosso funzionario dell'intelligence (Pittorru)? Anche dalle sue risposte, se mai arriveranno, dipenderà il destino in questa inchiesta della posizione, ad oggi "neutra" (non è indagato), del ministro Scajola.
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/04/24/news/architetto_anemone-3578048/