Nuova tassa su cellulari e pc lo scontro sbarca in Europa
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L'Europa potrebbe decidere così di bloccare la nuova tassa, che va sotto il nome di "equo compenso" alla Siae. Il decreto l'ha esteso a un'ampia gamma di prodotti, mentre finora si applicava solo a Cd/Dvd vergini e a masterizzatori. E' in sostanza una somma che i produttori di beni tecnologici devono versare a Siae, a "compenso" della copia privata. Cioè del fatto che l'utente può usare quelle tecnologie per fare una (legittima) copia personale di cd e film acquistati. E' prevedibile che questo rincaro sarà poi trasferito dai produttori al consumatore finale.
Altroconsumo la chiama "tassa iniqua" perché il nuovo decreto la porta a livelli inauditi in Europa, sia per ammontare sia per numero di prodotti cui si applica. Compresi quelli- come i decoder o le console di videogame - che difficilmente o per niente potrebbero essere usati per memorizzare copie private di musica o film. Proteste sono giunte anche dalle associazioni di settore, da Confindustria e Assinform. "Il decreto penalizza l'innovazione e influirà sui prezzi al dettaglio", ha detto Guidalberto Guidi, presidente di Confindustria Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche). Proteste anche da Nokia: l'amministratore delegato di Nokia Italia, Alessandro Mondini Branzi, si dice "sconcertato" dal decreto e parla di tassa "iniqua e ingiustificata".
{affiliatetextads 1,,_plugin}Siae replica che l'equo compenso è comune in Europa, da anni, e che in Francia è più alto del 50 per cento rispetto all'Italia. "Lo sviluppo dell'industria degli strumenti di comunicazione e dei servizi non può essere realizzata a danno degli autori editori e produttori dei contenuti creativi dalla cui utilizzazione le industrie traggono alimento", dice Gaetano Blandini, direttore generale Siae.
"Ci sono pezzi del nostro Stato che continuano a guardare al futuro con gli occhi del passato", dice invece a Repubblica.it Marco Pierani, responsabile rapporti istituzionali Altroconsumo. "Chi ne fa le spese sono sicuramente i consumatori ma anche l'innovazione e lo sviluppo di un mercato equo e sostenibile dei contenuti nell'era digitale. Ci siamo rivolti alla Commissione europea perché su questioni di questo tipo non se ne viene a capo presso Autorità e Tribunali italiani".
(C) Repubblica