L'Olocausto Meridionale, cancellato dai libri di storia ma antesignano del Nazismo Hitleriano
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Questa non è la sede per i dettagli, quindi vi dirò seccamente: i briganti non erano, per la maggior parte, realmente tali. Per citare la famosissima frase di Gramsci: «Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti».
Erano in pratica dei partigiani in difesa della indipendenza della propria terra. Tra le loro fila, oltre ai contadini, si unirono numerosi soldati dell’esercito borbonico ormai sciolto dopo l’ultima resistenza a Gaeta.
Un milione di morti
Sebbene le stime ufficiali non si siano volute spingere oltre i 250.000 morti, Antonio Ciano, nel suo libro «I Savoia e il massacro del Sud», parla di un milione di morti uccisi,cifra non inverosimile dal momento che il corpo di occupazione piemontese, «che disponeva ormai di tutta la forza d’Italia» (cit. Francesco II), compresa la guardia nazionale di trista memoria, assommava, nel 1865, anno del massimo sforzo contro la resistenza meridionale, a mezzo milione di uomini. «Se si traesse il novero dei fucilati, dei morti nelle zuffe, dè carcerati dal Piemonte, per soggiogare il Regno di Napoli, senza fallo si troverebbe assai maggiore di quello dei voti del plebiscito, strappati con la punta del pugnale e colle minacce del moschetto…» riferisce La Civiltà Cattolica (Serie IV, Vol. XI, 1861, pag. 618). Come dire che i morti, nel mese di agosto del 1861, superavano già di gran lunga il milione trecentomila.
L’azione piemontese era talmente scandalosa e cruenta che persino Massimo d’Azeglio, il quale ebbe già a scrivere, in una lettera privata, che «unirsi ai Napoletani è come giacere con un lebbroso», fu costretto a dichiarare pubblicamente «[...] so che al di qua del Tronto non ci vogliono sessanta battaglioni [per tenere il Regno] e di là si [...] si deve quindi o cambiar principi o cambiar atti [...] Agli italiani che, rimanendo italiani, non vogliono unirsi a noi, non abbiamo diritto di dare archibugiate».
Gli eccidi
Un pensiero particolare a tutti quei paesi che l’occupazione piemontese ha spazzato via dalle carte geografiche o, quando non c’è riuscita, ha ridimensionato considerevolmente. Simbolo di questi avvenimenti è il massacro di Pontelandolfo e Casalduni. «Di Pontelandolfo e Casalduni non rimanga pietra su pietra» ordinò Cialdini a Negri. A operazione compiuta quest’ultimo rispose: «Ieri mattina all’alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora». «Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava» [...] «Non si poteva stare intorno per il gran calore. E quale rumore facevano quei poveri diavoli che per sorte avevano da morire abbrustoliti sotto le rovine delle case. Noi, invece, durante l’incendio, avevamo di tutto: pollastri, vino, formaggio e pane».12
Il Lager di Torino
Il Forte di Fenestrellefu usato dai Savoia per deportare soldati borbonici.Le stime ufficiali arrivano a 24.000 soldati deportati (per alcuni dei quali, pochi invero, oggi conosciamo i nomi e l’età), lasciati morire di fame e di freddo, e i cui corpi furono sciolti nella calce viva collocata in una grande vasca, ancora oggi visibile, situata nel retro della chiesa all’ingresso del forte. All’interno del forte ancora oggi si legge la frase: «Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce». La stessa frase si ritroverà anni dopo ad Auschwitz.
Altri tentativi di deportazione
«Tutti i criminali meridionali dovrebbero essere deportati in un luogo disabitato e lontano migliaia di chilometri dal Belpaese. In Patagonia, per esempio». Intenzioni e progetto portano la firma di un presidente del consiglio italiano: Luigi Federico Menabrea. Siamo nel 1868.Si provò ripetutamente a chiedere un’area di deportazione a diversi governi, come quello inglese e quello argentino. Tutti i tentativi fallirono, perché nessuno riuscì a trovare il modo di giustificare una aberrazione simile.
Leggi razziali
La Legge Pica, varata nel 1863 e prorogata più volte, autorizzava difatti lo stato d’assedio nelle regioni meridionali della penisola e successivamente anche nella Sicilia. Ciò, unito alle teorie di antropologia criminale di Cesare Lombroso, secondo le quali era, in pratica, possibile decretare che una persona fosse un brigante o un criminale in base alle sue fattezze, causò una pulizia etnica di fatto.
Oggi, in nome di Cesare Lombroso, troviamo un museo di antropologia criminale,guarda caso a Torino. Questo museo è in pratica una fossa comune legalizzata ed esposta al pubblico, in quanto raccoglie tutti i crani dei sedicenti briganti su cui Lombroso portava avanti i suoi studi. Ricordiamo a tal proposito che «in alcuni casi sono state tagliate le teste dei briganti uccisi per facilitarne il riconoscimento. Potendo i malevoli elevare dubbi calunniosi, si vieta questa pratica…» Successivamente si spiega che la pratica era diffusa per la comodità di trasportare le teste piuttosto che tutti i corpi dei briganti uccisi.
Esodo
Intorno al 1871, dopo più di dieci anni di repressione, il fenomeno del “brigantaggio” iniziò a scemare e fu l’inizio di una nuova piaga, ancora oggi aperta: l’emigrazione. È bene sapere che, fino a quel tempo, mai le terre del fu Regno delle Due Sicilie avevano conosciuto il fenomeno dell’emigrazione di massa. Piuttosto, questo fenomeno era molto diffuso nel nord della penisola. Ma dopo dieci di anni di repressione, di chiusura di fabbriche, di distruzione di terre,di spoliazione di risorse e denari dalle banche, non era rimasto nient’altro alla gente che fuggire via.
Come se non bastasse il danno fino allora arrecato, arrivò anche la beffa: la tassa sull’emigrazione oltreoceano, quasi esclusivamente meridionale. Con i soldi di questa tassa venne poi costituito un fondo per rimborsare il biglietto agli italiani che emigravano in Europa (e solo a loro), stavolta per quattro quinti settentrionali.