Sono statue che simboleggiano i giorni della passione di Cristo che i tarantini portano in giro per tutta la città vecchia attraverso una processione che dura una notte ed un giorno scandita dal ritmo delle bande che suonano incessantemente la marcia funebre. Impossibile restarne fuori, non essere coinvolti da questa tradizione che anima la città e la rende unica nella settimana che precede la Pasqua. La processione ha un ritmo lento: è quello della nazzicata , un passetto alla volta in avanti ondeggiando. Per resistere, vincere la stanchezza e sopportare meglio il peso delle statue che i portatori non possono distribuire sulle due spalle. Una volta scelta la posizione, resterà quella per tutta la durata della processione. A dar man forte a quegli uomini, i perdune , ci sono i capi delle confraternite che precedono la statua aggiudicata all’asta, la guidano, ne seguono i movimenti, curano che non ci siano sbandamenti durante il percorso. E che nessuno dei perdune , magari vinto dalla stanchezza, si faccia male.

Loro sono i protagonisti principali di questo lungo percorso che si snoda attraverso tutta la città vecchia. Vestiti di bianco, con il cappuccio in testa che ne oscura il volto, il cappello e a piedi scalzi (solo nella processione dei Misteri), i perdune rappresentano uno straordinario colpo d’occhio per le ali di folla che seguono la processione. Camminano nazzicando mentre la troccola segna il tempo del loro incedere lento. Il suo rumore resiste anche al suono della banda. La processione lambisce il mare nella zona del ponte girevole, i tarantini e i turisti la seguono con grande rapimento mentre tutto intorno, nel corso degli anni, si è sviluppato un fiorente mercato che aiuta l'economia locale. Bancarelle insolite sulle quali, oltre a generi di conforto e dolciumi tipici di ogni festa cittadina, si vendono anche statuine di perdune e miniature delle statue che gli uomini vestiti di bianco portano in giro per la città sulla quale dal rione Tamburi, incombe l’Ilva, lo stabilimento siderurgico tra i più grandi d'Europa. Nelle sere della settimana santa anche le luci di posizione delle alte ciminiere sembrano armonizzarsi con lo spettacolo che offre Taranto di notte. La magia continua lungo tutta la città vecchia ed il quartiere Borgo. La processione è senza sosta ma con migliaia di commenti. E preghiere. Le si ascoltano durante il tragitto. Si levano come una voce unica, contribuendo alla suggestione del rito religioso.

I riti della settimana santa sono anche l’occasione per assaporare meglio questa porzione di territorio racchiusa in un golfo che offre altre meraviglie. Innanzitutto il suo mare. Quello che bagna la costa che dal Tarantino si spinge fino al Leccese è tra i migliori di tutta la Puglia. Pulito, cristallino, più volte premiato con Vele e Bandiere blu. Orgoglio di questo territorio, insieme ad una cucina che ha saputo valorizzare il meglio delle sue caratteristiche naturali. Buoni ortaggi condiscono piatti di pesce appena pescato. Tra i luoghi in cui è possibile assaporare questa riuscita fusione di sapori c’è la Masseria Petrino tra Palagiano e Palagianello, a pochi chilometri dalla città seguendo le indicazioni della strada che porta a Reggio Calabria. Territorio ricco di tradizione e di fede, quello Tarantino offre anche importanti contributi alla memoria storica. Capitale della Magna Grecia, come dimostrano le due imponenti colonne doriche a pochi passi dal municipio, la città dei due mari ospita la sede del museo della Magna Grecia: all’interno la sezione dedicata agli ori è strepitosa. Monili di ogni forgia lasciano incantati, testimonianze che il gusto del bello ha radici antiche. Così come la fede che qui nella settimana santa invita tutti a lasciarsi andare assecondando il ritmo della troccola e magari provare a camminare nazzicando, ondeggiando a piccoli passi verso un percorso di storia e di fede difficile da dimenticare.

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