Crisi alla Provincia di Foggia. Agostinacchio sarebbe fuori
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Tanto reclama Agostinacchio, tanto Pepe fa, diplomaticamente, orecchie da mercante. Certo la situazione è difficile e la Provincia, conquistata dopo oltre mezzo secolo dal centrodestra, potrebbe tornare alle urne. Sono in molti a ritenere “ormai fuori” dalla maggioranza l’esponente del partito di Storace. Un’affermazione netta riportata da noti esponenti del partito e frutto di un aut aut imposto da Agostinacchio a Pepe.
Chi l’ha incrociato fra i banchi nei giorni successivi alle regionali, lo descrive letteralmente “inviperito”, oltre che “scontento” , fra le altre cose, di doversi occupare esclusivamente del consiglio e della scuola di pubblica amministrazione “Francesco Marcone”, che pure necessiterebbe di una svolta o di un rilancio. E non combatte da solo, ha al fianco Nicandro Marinacci, l’ex Udc passato nell’Udeur con cui ha condiviso la richiesta di verifica per estromettere i centristi dalla giunta. La cosa si è successivamente verificata, decisa dagli stessi vertici del Pdl. Uniti contro l’Udc sin dal primo momento, sarebbero accomunati dalla medesima richiesta di assessorati, motivo per il quale, a questo punto, ognuno pensa a sé. Marinacci, a sua volta, tende ad allargare la fronda contro Pepe. Anche il pidiellino Franco Di Paola, eletto consigliere comunale a Margherita con la Carlucci sindaco, si è allineato a Marinacci. Fatto sta che più passano i giorni più ci si rende conto che i numeri non tornano, comunque. Se entrasse in giunta l’Udc- ammesso che gli uomini di Franco Di Giuseppe accettino la proposta- si aprirebbe la crisi nell’area Marinacci- Agostinacchio.
{affiliatetextads 1,,_plugin}La discussione con i centristi si sta affrontando sui tavoli provinciali poiché a Cerignola e a San Severo si è alle prese con la formazione dei governi cittadini o con rimpasti a un anno dalle comunali. A prescindere dalle decisioni future degli udiccini, tuttavia, i numeri rimangono risicati. Preme il Gargano per avere un suo rappresentante. Secondo i diretti interessati, ciò avviene in un “quadro di compattezza”. Le frizioni riguardano la rappresentanza. Perché gli eletti con la “Lista Pepe” o “La Capitanata prima di tutto” non confluiscono nel Pdl? Come mai “Alleanza per la Capitanata”, partito del consigliere provinciale Peppino Moscarella e dell’assessore all’Agricoltura Nino Santarella si è fusa, nel dopo elezioni, con il Pdl e le loro liste no? Interrogativi che, in buona sostanza, mirano alla semplificazione, cioè scegliere un nome su tutti per il promontorio del Sole contro il protagonismo delle liste. Il presidente deve confrontarsi con un esercito di scontenti. E’ più propenso a mantenere gli equilibri fra quanti sono legati al senatore Morra, quanti rispondono al vice presidente della Camera Tonio Leone o al consigliere provinciale Lucio Tarquinio che a stravolgere le cose. Desidera, fortemente, il ritorno in assemblea del suo fidato assessore al Bilancio Leo Di Gioia. Perché questo si verifichi c’è bisogno dell’ingresso in giunta di due pidiellini.
Pepe non si sbilancia, tira le somme di questi due anni di governo e valuta il lavoro svolto. Lo ritiene “buono”, poco suscettibile di cambiamenti nonostante le significative proteste. Non sarebbe nemmeno disposto ad accogliere le segnalazioni dei gruppi consiliari per l’ingresso in giunta senza sua previa decisione. Da un po’ di tempo si ritrova in particolare intesa con Mimmo Farina, consigliere provinciale di Cerignola e sostenitore di Antonio Giannatempo, da qualche giorno rieletto sindaco. Addirittura il presidente, quando non era ancora in corsa la candidatura del primo cittadino, avrebbe indicato lui per quell’incarico. Un apprezzamento fra amici durante una serata conviviale poi circolato negli ambienti politici. Da qui alla fiducia per la giunta provinciale il passo è breve. Gli almanacchi sui papabili ai posti in giunta si fermano qui. Le ipotesi di Angelo De Vita ad assessore del Gargano o l’eventuale spazio lasciato da Gabriele Mazzone, allora nominato in giunta “pro tempore”, sono da verificare. Bisogna far quadrare il cerchio del rimpasto, e non sarà facile dopo che le regionali e l’estromissione dei centristi hanno riaperto i giochi e i dissidi. Non è peregrina la tentazione di abbandonare tutti i tavoli e ritornare alle urne. In questo clima si è chiusa la prima ufficiosa riunione sul futuro di Palazzo Dogana.
Paola Lucino - http://quotidianofoggia.wordpress.com